Non si cambia il modello organicista della salute mentale senza un piano concreto di intervento che coinvolga gli utenti

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Marcello Maviglia

 

Non si cambia il modello organicista della salute mentale senza un piano concreto di intervento che coinvolga gli utenti

Per un uso mirato e critico degli psicofarmaci e il passaggio al modello psicosociale occorre la creazione di centri specializzati per la sospensione degli psicofarmaci, la formazione degli psichiatri e del personale sanitario sui metodi di una sospensione metodica, efficace e sicura.

Occorre il coinvolgimento degli utenti, dei familiari e degli esperti per esperienza (peer specialists)

Laura Guerra

by Marcello Maviglia e Laura Guerra

Rischi dell’abbandono del modello Basagliano

In questi ultimi mesi si è scatenato nel panorama della salute mentale italiana, e potremmo dire mondiale, un vero e proprio “shock” sul quale si è dibattuto molto sui media e social a livello internazionale.

Ci riferiamo al proposto cambiamento di leadeship del sistema della salute mentale di Trieste e del Friuli, che prelude al dissolvimento del modello psico-sociale basagliano e alla sua sostituzione con un paradigma bio-psico-sociale, che in realtà, come si può dedurre dalle notizie sull’indirizzo teorico della nuova leadership, sarà probabilmente quello della psichiatria costruita  su principi organicisti che derivano dalla “scienza corporativa”, fondata su concetti “pseudo-biologici” che, come tali, non sono stati mai provati.

Senza dilungarci sul soggetto, è necessario ricordare che, mentre c’è amplissima evidenza dell’enorme importanza dei determinanti psico-sociali della salute mentale sul benessere fisico e psichico delle persone, per quanto riguarda il modello bio-medico o organicista non si rileva alcuna evidenza di beneficio a medio e lungo termine, nonostante l’immensa mole di ricerca, sponsorizzata soprattutto da Big Pharma.

Psicofarmaci: trattamento dei sintomi ma non delle cause della sofferenza psichica

In sostanza, il fatto che gli psicofarmaci annullino o diminuiscano i sintomi di disagio emotivo a breve termine, non equivale a dire che ne curino la causa.

A questo proposito, la psichiatra inglese Joanna Moncrieff afferma che non si può parlare di un modello medico-psichiatrico, perché questo implicherebbe la chiara evidenza di una causa biologica che in realtà non c’è.

Quindi, più correttamente, si dovrebbe parlare di un modello farmacologico che si limita alla comprensione dei meccanismi d’azione e degli effetti degli psicofarmaci, senza identificare le vere cause del disagio emotivo.

E forse, è proprio in questo concetto che può essere identificato il significato e il pericolo della trasformazione del sistema della salute mentale triestina e friulana: l’abbandono della vera scienza basata su dati solidi, che evidenziano le cause psicologiche, relazionali e sociali del disagio emotivo, per abbracciare un modello organicista essenzialmente pseudo-scientifico, che mina le basi stesse dell’approccio basagliano.

Allen Francis, noto psichiatra americano, in un articolo apparso recentemente sulla rivista Lancet e ripreso da MAD IN AMERICA, ha messo in risalto che nell’ambito del modello triestino:

“I pazienti sono cittadini trattati con dignità e rispetto; la loro inclusione nelle attività quotidiane della comunità ha una grande valenza terapeutica; il contatto con la comunità crea un tessuto sociale di integrazione; i pazienti stanno meglio quando si sentono liberi e possono utilizzare i loro punti di forza”.

Proseguendo sul tema, afferma:

”Trieste promuove la salute mentale mettendo in primo piano le relazioni interpersonali, il coinvolgimento della famiglia, il miglioramento delle condizioni di vita e le opportunità di lavoro e svago. Il trattamento involontario, l’isolamento e le “porte chiuse” vengono eliminati in un sistema che accoglie e ha premura dei bisogni individuali”.

Allen Francis, sebbene in passato abbia contribuito alla quarta edizione del DSM (manuale statistico e diagnostico) di psichiatria, che ha favorito lo slittamento progressivo  della psichiatria mondiale verso l’orientamento organicista, si è schierato, dopo un processo di revisione delle evidenze scientifiche ed aver apprezzato realtà alternative come quella di Trieste, su posizioni che riconoscono nei percorsi terapeutici psicosociali l’approccio più benefico e positivo ai problemi di salute mentale.

Il ruolo di Mad in Italy, Mad in America e MIA Global Network

Nella stessa ottica, Mad In Italy, insieme a Mad In America e MIA Global Network, stanno mettendo in risalto da diverso tempo le contraddizioni derivanti dal, e legate al, modello organicista, inclusi gli aspetti più deleteri come l’uso inappropriato degli psicofarmaci, del TSO, l’ignoranza totale delle Direttive anticipate di trattamento nella pratica clinica quotidiana, la scarsa rilevanza del diritto alla libertà di scelta terapeutica, la  mancanza dell’inclusione e della partecipazione degli utenti e dei famigliari a progetti di pianificazione e ristrutturazione dei servizi di salute mentale.

In questo contesto, va messo in evidenza che i dati contenuti nel rapporto del 2018, ancora attualissimi, della SIEP (Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica) rappresentano una fotografia molto accurata dell’efficacia e della qualità dei servizi del sistema si salute mentale:

  • il tasso di riammissioni non pianificate entro trenta giorni agli ospedali risulta a livelli del 17,7%
  • e il “follow-up” ambulatoriale, dopo la dimissione dall’ospedale, entro quattordici giorni è soltanto del 40% circa.

Il che significa che il 60% degli utenti non riceve la dovuta attenzione entro un lasso di tempo critico, in cui il supporto clinico gioca un ruolo fondamentale per evitare crisi, riammissioni ed episodi di TSO.

Tutto ciò evidenzia che un sistema di salute mentale mirante a sostenere, come auspicato da Basaglia, il ruolo centrale dell’individuo verso il reinserimento nel contesto sociale, non si è in verità sviluppato.

Inoltre, le statistiche sull’utilizzo degli psicofarmaci non sono molto rassicuranti, per usare un eufemismo: i dati dell’AIFA (l’Agenzia Italiana del Farmaco), risalenti al periodo (2015-2017), dimostrano che circa 12 milioni italiani stanno assumendo psicofarmaci.

Sempre secondo L’AIFA, durante la pandemia si è registrato un aumento del consumo di ansiolitici di circa il 12%.

Per di più, un sondaggio condotto nel 2016 dall’Istituto di ricerca farmacologica Mario Negri di Milano, aveva rilevato che circa 400.000 bambini e adolescenti vengono trattati ogni anno per disturbi mentali dal Servizio Sanitario Nazionale italiano, ovviamente con metodologie che si fondano sul sistema diagnostico organicista e che più di 30.000 di loro assumono psicofarmaci.

In sostanza, sembra che l’Italia si collochi al quarto posto tra i paesi europei per il numero di prescrizioni di psicofarmaci.

Fin dall’inizio, MAD IN ITALY, con il supporto degli utenti, ha messo in luce le pesanti limitazioni dell’approccio biologico che domina la psichiatria occidentale e che ha contribuito a marginalizzare la pianificazione degli interventi psicosociali, sposando la nozione erronea che i trattamenti farmacologici per il disagio emotivo siano assolutamente sicuri, affidabili, economicamente vantaggiosi e validati da innegabili evidenze scientifiche.

 Al tempo stesso, Mad In Italy ha stimolato l’attenzione del pubblico sulla necessità di un approccio sistematico alla riduzione e sospensione degli psicofarmaci, su una maggiore attenzione agli aspetti psicosociali del disagio psichico, mettendo in risalto la necessità dell’inclusione dei principi del Recovery e degli specialisti alla pari (Peer specialists).

2a Conferenza nazionale per la salute mentale: un’occasione perduta

Purtroppo, queste considerazioni non trovano ancora un humus favorevole nel contesto odierno della salute mentale in Italia. Infatti, i dibattiti sulla salute mentale a livello nazionale, come la 2a Conferenza nazionale per la salute mentale: “Per una salute mentale di comunità” del giugno scorso, hanno dato scarso risalto ai temi sopracitati, ignorando anche un’inclusione reale e concreta degli utenti e dei famigliari nella revisione del sistema di salute mentale corrente, che ancora guarda al ricovero ospedaliero come l’intervento principe per troncare  episodi di disagio emotivo.

Vorremmo aggiungere che, dal nostro punto di vista, nel corso di quest’ultima Conferenza nazionale è stata persa una buona occasione per pianificare il superamento del modello bio-medico o organicista. Non si è parlato infatti dell’importanza della sospensione degli psicofarmaci e, nonostante noi di MAD IN ITALY avessimo fatto la richiesta di partecipazione, non ci è stato dato spazio.

Le parole non bastano – Servono piani concreti

È incoraggiante notare che alcuni siti, social ed entità preposte alla salvaguardia della salute mentale citino l’importanza del distacco della Salute mentale dal modello bio-medico o organicista, come noi di Mad in Italy stiamo facendo da anni col nostro lavoro di divulgazione scientifica.

Tuttavia, le parole, da sole, non bastano. Occorre costruire le basi per un tale cambiamento con piani concreti.

Non basta affermare che gli psicofarmaci vadano usati in modo mirato e critico, se contemporaneamente non si danno gli strumenti per effettuare un cambiamento di questo genere a livello territoriale.

Per renderlo possibile, occorre la creazione di centri specializzati per la sospensione degli psicofarmaci ed educare gli psichiatri e il personale sanitario sui metodi di una sospensione metodica, efficace e sicura.

L’importanza della sospensione degli psicofarmaci

Vale la pena ripetere che la sospensione degli psicofarmaci è un punto cruciale su cui si basa l’approccio al trattamento del disagio emotivo.

Attualmente, l’uso protratto nel tempo e a volte “a vita, proprio come l’insulina per il diabete” come in molti si sentono dire dal proprio psichiatra, è senza dubbio determinato dalla mancanza di metodi testati e di risorse appropriate che consentirebbero la sospensione degli psicofarmaci in sicurezza nel contesto familiare, sociale e culturale dell’individuo.

Infatti, se la sospensione non è condotta adeguatamente, come conseguenza delle crisi di astinenza si possono presentare reazioni inaspettate, comprese idee suicidarie, aggressività e violenza, che vengono spesso confuse per “ricadute” o per un peggioramento dello stato emotivo della persona e di conseguenza di nuovo trattate con psicofarmaci, spesso a dosi superiori a quelle precedenti, contribuendo così alla progressiva cronicizzazione del disagio emotivo.

Va ribadito che l’uso prolungato dei farmaci può portare alla cronicizzazione dei sintomi e alla comparsa di nuovi disturbi psichici, oltre ai molti effetti collaterali che abbassano la qualità della vita e ne abbreviano la durata.

Soltanto la creazione di centri per la sospensione degli psicofarmaci consentirebbe un loro uso mirato al controllo delle manifestazioni acute della sofferenza psichica per lasciare poi spazio a interventi mirati, di psicoterapia e di supporto ed integrazione sociale.

MAD in ITALY, con il supporto della rete internazionale di MAD International e degli utenti, continuerà a evidenziare le contraddizioni nel sistema di salute mentale affinché il modello organicista venga ridimensionato e sostituito da un modello scientifico basato su approcci psicosociali, come quelli utilizzati così efficacemente dal modello basagliano di Trieste e del Friuli.

Bibliografia

Covid: Aifa, nel 2020 aumento del 12% consumo degli ansiolitici – Medicina – ANSA.it

Perché Mad in Italy – Mad in Italy (mad-in-italy.com)

SIEP Salute Mentale in Italia La Mappa delle Disuguaglianze http://www.condicio.it/allegati/353/Salute_mentale_Italia_2_2018.PDF

AIFA homepage http://www.aifa.gov.it/content/trend-consumo-psicofarmaci-italia-2015-2017

Psicofarmaci e minori – Istituto Mario Negri, http://www.marionegri.it/media/sezione_media/rassegna_stampa/rassegna_2015/rs_Psicofarmaci_e_minori.pdf

Cosa ci dicono i dati sul consumo di psicofarmaci in Italia – VICE https://www.vice.com/it/article/neg9dd/dati-sul-consumo-di-psicofarmaci-in-italia

La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie

La sospensione degli psicofarmaci, un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie – Mad in Italy (mad-in-italy.com)

Teoria degli squilibri chimici del cervello, cronicizzazione dei disturbi mentali e recovery

Teoria degli squilibri chimici del cervello, cronicizzazione dei disturbi mentali e recovery – Mad in Italy (mad-in-italy.com)

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L’OMS e le Nazioni Unite si uniscono agli appelli per abbandonare il modello medico – Mad in Italy (mad-in-italy.com)

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Marcello Maviglia, psichiatra e specialista in tossicodipendenza, si interessa di problemi di salute mentale nel contesto dei determinanti della salute in generale e dei principi che facilitano il Recovery degli individui.

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