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Il ruolo degli specialisti alla pari nella sospensione degli psicofarmaci
Quello che segue è un estratto dell’articolo Il ruolo del supporto tra pari nell’aiutare le persone nella sospensione degli psicofarmaci di Marcello Maviglia, Donald Hume, Norman J Cooeyate
Introduzione
Sebbene gli psicofarmaci possano essere utili nella gestione del disagio psicologico acuto, la loro efficacia e sicurezza a lungo termine non sono state accertate.
Al contrario, c’è chiara evidenza che il loro uso continuato nel tempo possa essere addirittura controproducente.
Molti utenti, e anche qualche professionista, sono sempre più interessati a trovare approcci alternativi al trattamento farmacologico, più incentrati sulle preferenze e i bisogni reali dell’utente.
Sfortunatamente, il processo di sospensione degli psicofarmaci può risultare estremamente difficile a causa dei sintomi di astinenza. Questi sintomi possono presentarsi come molto problematici e, in casi estremi, possono anche portare a episodi di violenza contro sé stessi e/o altri.
Purtroppo, la maggior parte degli psichiatri e dei prescrittori non sono informati su come sospendere gli psicofarmaci e quindi non possono supportare coloro interessati al processo di de-prescrizione. Conseguenza questa anche dell’influenza dell’industria farmaceutica sulla formazione professionale degli operatori sanitari, che certamente non incoraggia la creazione di protocolli e corsi di sospensione dagli psicofarmaci.
Anche lo sviluppo di linee guida non è sufficiente per garantire la creazione e la diffusione di progetti e cliniche per la sospensione dei farmaci. Infatti, per creare dei percorsi di dismissione c’è bisogno di un cambiamento ideologico e culturale e di risorse che al momento mancano e che non sembrano concretizzarsi a breve termine.
Da qui la necessità di integrare le risorse sanitarie esistenti con altre, come ad esempio l’introduzione degli specialisti alla pari e gruppi di mutuo aiuto, che si sono rivelati di grandissimo sostegno per gli utenti anche riguardo la gestione di terapie con gli psicofarmaci.
Questo articolo cerca di chiarire il loro possibile utilizzo durante il percorso della sospensione degli psicofarmaci e, al tempo stesso, di mostrarne l’utilità e l’efficacia.
Ruolo degli specialisti alla pari
Gli specialisti alla pari sono individui che hanno affrontato o affrontano un periodo di disagio emotivo avvalendosi di strategie basate sui principi del Recovery e che aiutano altri ad affrontare il proprio disagio con lo sviluppo di piani di recovery personalizzati.
Il Recovery è un percorso in cui l’utente si impegna a raggiungere degli obiettivi per il miglioramento della qualità della propria vita.
Gli specialisti alla pari svolgono un ruolo cruciale nell’aiutare individui con problemi relativi all’utilizzo degli psicofarmaci ad affrontare una sospensione graduale degli stessi, identificando strategie psicosociali che portino a un miglioramento complessivo della qualità della vita.
Anche tramite gruppi di mutuo aiuto online costituiscono un supporto valido per affrontare il processo di sospensione e promuovere l’autodeterminazione, come dimostrato da testimonials ed articoli sul soggetto.
Gli specialisti alla pari favoriscono anche una relazione aperta ed egualitaria tra prescrittore e utente, per il raggiungimento di un punto di convergenza per lo sviluppo di un piano terapeutico che ponga in primo piano i bisogni e le esigenze dell’utente.
Sfortunatamente, il loro ruolo nel percorso della sospensione degli psicofarmaci non è ancora chiaramente definito e condiviso. Questo, almeno in parte, è dovuto a pregiudizi professionali riguardo alle loro capacità e competenze.
Le strategie utilizzate dagli specialisti alla pari in materia di psicofarmacologia sono in linea con le opinioni e le raccomandazioni di Patricia Deegan, una figura di spicco nel movimento di recupero.
L’approccio di Deegan enfatizza la “medicina personale“, che si riferisce all’uso dell’intuizione ed esperienza individuale per migliorare benessere e la qualità della propria vita. Questo approccio è un’alternativa alla “medicina delle pillole”, che spesso viene prescritta senza riconoscere la capacità dell’individuo a gestire le difficoltà della vita.
Gli specialisti alla pari lavorano nel contesto della “medicina personale”, cercando di migliorare e valorizzare la capacità individuali per far fronte al disagio emotivo ed anche per gestire i trattamenti farmacologici (compresa la riduzione graduale e i sintomi di astinenza dai farmaci).
In questo contesto, La Deegan sottolinea l’importanza dell’ “input” dell’individuo nello sviluppo di un piano di trattamento efficace che includa opzioni sia farmacologiche che non farmacologiche.
In questo contesto, rileva con fermezza che la dinamica di potere tra l’individuo e lo psichiatra può talvolta lasciare il paziente con una sensazione di impotenza e frustrazione.
Questa, a sua volta, può essere rafforzata dallo stigma interiorizzato e cioè dai pregiudizi degli individui riguardo il proprio stato di salute mentale, così come dalla confusione sul loro diritto di esprimere opinioni divergenti da coloro che occupano posizioni di potere.
Nello sviluppo di un piano terapeutico il più consono possibile alle loro esigenze e preferenze specifiche, gli utenti hanno la possibilità di evitare sentimenti di impotenza e frustrazione. Questo, ovviamente, anche in riferimento alla terapia farmacologica, che richiede la partecipazione attiva dell’individuo.
L’utente, dunque, dovrebbe pianificare e monitorare, assieme al prescrittore, gli effetti dei farmaci psicotropi durante la loro somministrazione e l’eventuale sospensione.
La Deegan ha illustrato strategie utili per le persone con una storia di disagio mentale che intendono avere chiarimenti riguardo il loro trattamento con il proprio medico o psichiatra. Queste includono domande sui farmaci e la possibilità di discutere possibili alternative non farmacologiche.
In questa ottica, sottolinea costantemente l’importanza del ruolo attivo dell’utente nello sviluppo del piano terapeutico, che può includere o no, una terapia farmacologica.
Andando al concreto, durante la visita psichiatrica, gli utenti possono prendere in considerazione la possibilità di formulare le domande del tipo:
– Quale pensa sia la causa dei miei sintomi?
– Qual è il motivo per cui ho bisogno del farmaco che mi sta prescrivendo?
– Quali sono i rischi e i benefici derivanti dall’assunzione del farmaco?
– Esistono alternative non farmacologiche per gestire il mio disagio e ridurre i miei sintomi?
– Come posso ottenere supporto al di là dei farmaci?
– Può dirmi come funziona questo farmaco?
– Quali sono i possibili effetti collaterali di questo farmaco?
– Se riscontro effetti collaterali, cosa devo fare?
– Quali sono i rischi derivanti dall’assunzione del farmaco a lungo termine?
– Per quanto tempo dovrò assumere il farmaco?
– Posso diventare dipendente da questo farmaco?
– È possibile interromperlo?
– Se voglio sospenderlo, chi mi aiuta?
– Cosa potrebbe succedere se smetto di prendere il farmaco?
– Se ho domande o dubbi sull’andamento del trattamento, posso contattarla?
Gli utenti che esitano ad adottare questo approccio possono chiedere l’aiuto di un amico con “esperienza di vita” o di uno specialista alla pari che li accompagni durante la visita con l’operatore sanitario.
È possibile gestire efficacemente i sintomi da sospensione?
Un sondaggio online, che ha coinvolto 250 persone negli Stati Uniti, ha mostrato che circa il 50% di loro ha utilizzato varie strategie per gestire i sintomi di astinenza.
Tra i metodi più efficaci sono stati identificati l’autoeducazione e il supporto di amici o conoscenti che avevano già interrotto o ridotto i farmaci.
Tuttavia, solo il 45% degli intervistati ha ritenuto che il proprio medico curante sia stato utile durante la sospensione.
Sorprendentemente, l’82% di coloro che hanno deciso di interrompere completamente l’assunzione dei farmaci si è dichiarato soddisfatto della propria scelta. Questi risultati sottolineano anche la necessità che gli operatori sanitari forniscano un supporto più consistente alle persone che scelgono di sospendere gli psicofarmaci.
Specialisti peer in gruppi online
Molti utenti continuano a cercare supporto su come rendere meno gravosa la terapia farmacologica e/o su come avviare un processo di riduzione graduale dei farmaci. Come già detto, i medici spesso non comunicano questo tipo di informazioni agli utenti. Per colmare questo divario, negli ultimi tre decenni, sono nate molte iniziative da parte di individui con “Esperienza di vita”. Quella promossa da Adele Framer, che con il nome di “Altostrata”, ha fondato e gestito il sito “SurvivingAntidepressants.org” è forse la più riuscita a livello mondiale. È un sito di grande supporto , che offre materiale didattico e suggerimenti agli utenti sulle modalità e strategie riguardo il corso della sospensione dagli psicofarmaci.
Sfortunatamente, molti medici continuano a sottovalutare i vantaggi delle comunità di supporto online e a nutrire opinioni negative nei loro confronti. In realtà, queste risorse online, forniscono un supporto prezioso, promuovendo, al tempo stesso, un senso di autonomia tra gli utenti.
In conclusione, è necessario sviluppare un ruolo più definito per gli specialisti alla pari, come parte di un team specializzato nella sospensione degli psicofarmaci. A questo fine, si potrebbe adottare un approccio qualitativo, che utilizzi “focus groups”( gruppi di discussione centrati su domande specifiche) con team di specialisti alla pari, professionisti ed utenti, con lo scopo di creare delle “linee guida” riguardo il ruolo degli specialisti alla pari nei corsi di sospensione degli psicofarmaci.
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Articolo originale: Maviglia M, Hume D, Cooeyate NJ. Peer support’s role in helping individuals withdraw from psychiatric medications. J Psychol Clin Psychiatry. 2023;14(6):157‒162. DOI: 10.15406/jpcpy.2023.14.00746 Link: Peer support’s role in helping individuals withdraw from psychiatric medications (medcraveonline.com)