COME È TORNATO IL SORRISO – Terza parte di “TOCCARE IL FONDO DEL BARILE”

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Pubblichiamo la TERZA PARTE della testimonianza di Roberto Berardocco che riguarda la sua esperienza come utente.

Questa testimonianza è parte dello sforzo di Mad in Italy di sollecitare narrazioni di utenti con lo scopo di intraprendere una critica costruttiva che contribuisca a riflessioni e a un coinvolgimento sempre più consistente degli utenti e dei loro familiari nella gestione dei servizi di salute mentale.

”Chi mi incontra, mi vede a cena con le amiche e gli amici, mai direbbe la devastazione che in questi ultimi quattro anni è stata per me, non lo nascondo in nessun modo, sia chiaro, anzi alla domanda d’obbligo che tutti mi fanno ”COME STAI?” ho sempre una risposta reale e sdrammatizzante della mia condizione di vita, che per altri sicuramente è una vera ”CATASTROFE”… ma allora perché sorridere?…
La risposta non è cosi semplice, ma andiamo per ordine, cominciando dalla mia situazione ”CATASTROFICA”…
Ho cominciato quattro anni fa con un arresto da parte della psichiatria. La mia azienda, la Bera Pro d.o.o., sembrava un ”BOING 747” in fase di decollo, nessuno riusciva a fermarla. Il progetto in Spagna, a Fuertaventura, ”LO SPORT FUN CENTER”, in Calle Colibri’ N°2, stava per nascere la ”CANTERA” dei calciatori italiani, con la ”CARTA DI IDENTITA’ CALCISTICA”.

Portavamo una media di oltre venti contratti al giorno, tutto il mondo del calcio si chiedeva ”MA ADESSO CHE SUCCEDERA”’?

Tutti si sono preoccupati, dai concorrenti locali a quelli nazionali. Era una grande partita di scacchi e stavo per dare scacco matto, ma non avevo fatto i conti con la criminalità organizzata: mi veniva ascoltato il telefono, in ogni posto dove andavo, poco dopo passavano loro. Hanno cercato di coinvolgere me e alcuni miei calciatori nel calcio scommesse anche con l’avallo di alcune autorità.

Il mio essere e la mia dignità personale mi portavano a vivere questa situazione con un forte senso di disprezzo. Vedevo che erano tutti amanti del detto ”mangia poco e statti accanto al fuoco”.

Vedevano il mio attivismo come un pericolo perché stavo sfuggendo al loro controllo. Alle mie azioni concrete mi rispondevano: ”Hai voluto dare fastidio ai ”Coccioni” mo’ te lo prendi ‘…’ tutti mi dicevano che ero io dalla parte sbagliata, nonostante fossi la parte offesa.

Subii minacce, telefonate anonime, uno stolkeraggio continuo. Stavo bene solo quando ero in Slovenia o Spagna, riuscivo a non pensare e dedicarmi al mio lavoro al cento per cento.
L’Arresto fu traumatico, fu messa in giro la voce che avevo tentato ”IL SUICIDIO” e la notizia, era naturale, rimpallò come una pallina impazzita in tutte le direzioni, sui giornali, nelle televisioni locali e nazionali.

Secondo la logica della facilità nel gestire il trattamento sanitario obbligatorio, mi ritrovai chiuso in ”MANICOMIO” di Pescara. Per prima cosa mi fu tolto l’uso del telefono per cui rimasi isolato, senza poter chiedere un minimo di aiuto e iniziò il mio Calvario.

Rimasi solo, nessuno volle o riuscì a salvarmi, fui investito dal treno della ”PSICHIATRIA”: ora, dopo tante denunce anche a carattere nazionale, si sa che ci sono operatori della sanità che sono, di fatto, dispensatori di farmaci per presunte malattie e per malati di mente che solo loro vedono. Si è capito, finalmente, che ci sono queste situazioni create ad arte che servono solo a creare dei CLIENTI da cronicizzare per avere consumatori di farmaci a vita.

Ci fanno diventare ingoiatori di pillole e assuntori di farmaci intramuscolari, a volte anche di medicinali tolti in America dalla circolazione perché nocivi. Ci riempiono, e con me lo hanno fatto all’inizio, ma poi mi sono difeso duramente e li ho smessi, di antidepressivi.

Gli antidepressivi cercano di aumentare, nel cervello, la quantità di una molecola ‘amica,’ conosciuta come serotonina. Si ritiene che possa aiutarci a trovare la felicità quando è nascosta da valanghe di cattiveria, ma non è mai stato provato. Questi farmaci tentano di aumentare il livello di serotonina impedendone, in maniera “selettiva”, la ricaptazione nelle cellule cerebrali.

Questo è il motivo per cui chi prende questi farmaci si ritrova con quello sguardo fisso e vitreo: vittime dell’incantesimo psichiatrico, sono usciti di testa.

Col tempo possono insorgere tristezza profonda, rabbia e aggressività. Rimuovendo serotonina e dopamina dal cervello, chi fa uso prolungato di antidepressivi non riesce a provare né trovare felicità. Piuttosto, è sommerso da una valanga di cattiveria.

Avevo toccato con mano il ”FONDO DEL BARILE”.

Il risultato di queste “cure” fu che qualcuno, avendo vissuto e sofferto la mia lungimiranza negli affari, con senso di inferiorità, si è trovato davanti una persona inerme, totalmente RINCOGLIONITO dagli psicofarmaci e non ha esitato a prendersi la ”VENDETTA”.

Coloro che avevano dovuto subire la mia lungimiranza professionale e i miei successi arrivarono a un passo dal mettermi un amministratore di sostegno perché, secondo loro, non ero in grado di gestirmi…

Mi avevano creato un mondo artificiale, proprio a causa delle cure mediche inidonee, e cercarono in tutti i modi di annullarmi sia fisicamente che professionalmente.

Passavo le giornate in ospedale con i dottori, tra un ricovero e un day ospital, mi ingozzavano di pillole, iniezioni flebo…
Premetto che il mio lavoro mi consente di fare orari flessibili e che mi piace molto: scrivo, racconto la mia vita piena di emozioni, gioie ed esperienze terribili, ma la cosa che mi ha fatto ricominciare a sorridere alla vita e stato il decidere di ”FERMARMI”…

Esatto, proprio così. Nel disastro in cui mi avevano sprofondato, una persona normale non avrebbe mai pensato di potersi salvare fermandosi…

L’ho fatto. Ho tirato un grosso respiro, e mi son detto: ” BISOGNA CAMBIARE”.

Ho cominciato con il curare il mio fisico debilitato dalle medicina: ho iniziato a camminare facendo diecimila passi al giorno. Poi ho aggiunto semplici esercizi a corpo libero perdendo un po’ della massa grassa accumulata nei mesi passati “sotto cura”. Ho ricontattato il mio avvocato in Slovenia e gli ho detto di aver bisogno di lui per ricostruire la mia persona giuridica non avendo trovato nessuno dei legali locali disposto ad aiutarmi e chi all’inizio lo aveva fatto, per motivi che non so, ma che posso ben intuire, si è rifiutato di proseguire la collaborazione anche perché timorosi di mettersi contro un VIP, il dottor S. T.

Il mio avvocato sloveno, DEVETAK CIBEJ, ha iniziato immediatamente inviando centinaia di comunicazioni via mail e posta, cominciando a sgretolare il muro di gomma che avevo attorno.

Liberatomi dalla schiavitù delle iniezioni, ho ricominciato a scrivere e a sorridere. Ho cominciato a raccontare la mia vita di “matto”, inventato da chi ne aveva interesse, e ad inviare a tutte le redazioni locali e nazionali miei scritti sulle condizioni sia mie che di altri che si trovano nelle mie stesse condizioni.

Un’agenzia di stamp, ”AGENZIA NOTIZIE.IT”, ha avviato una inchiesta sugli inumani trattamenti sanitari, i TSO , pubblicando anche i miei articoli e quelli del mio avvocato DEVETAK CIBEJ,.

Ho ritrovato il gusto della lotta e del ricominciare a vivere. Senza piu veleni nel corpo ho ripreso a “respirare” a credere ancora nelle mie capacità fisiche e intellettive e mi è nata una grande sete di giustizia.

Sto lottando non perché mi devo vendicare, ma solo per la convinzione che certe persone vanno fermate, sono dei pericoli pubblici, non deve piu accadere che dietro dei trattamenti spacciati per sanitari, ci siano degli arresti, provvedimenti di restrizione della libertà emessi da una autorità non preposta a ciò, con ancora i risvolti manicomiali dei denuncianti anonimi. Questi vanno “FERMATI”…
Dal mio ”BISOGNA CAMBIARE” sono passati svariati mesi; ho cominciato ad affrontare la vita a piccoli passi, senza disperarmi se le cose non vanno come dovrebbero; ogni tanto una cena con una nuova compagnia, dove c’è il rispetto della diversità. Con i nuovi amici ho ritrovato la voglia di ”SORRIDERE”…
Ho capito che la vita va avanti, non si può ingannare il destino, quindi perché agitarsi o disperarsi. Nonostante tutto ho ritrovato il ”SORRISO”.

A chi mi chiede ”COME STAI?” rispondo: “Bene, senza veleno nel sangue”,

Inoltre ho scoperto che, se credi in te, non devi mai smettere di lottare, nemmeno quando ti sembrerà inutile…

Piangi, urla, ma rialzati e continua a lottare perché, le persone di fronte alla tua forza, non avranno il coraggio di combattere con te. Anche nei momenti tristi c’è sempre un motivo per cui sorridere, bisogna cercarlo, volerlo, desiderarlo: ”UN MOTIVO PER TORNARE A SORRIDERE” .

Roberto Berardocco

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