L’uso di antidepressivi SSRI può indurre o peggiorare l’abuso di alcol in alcuni pazienti

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Laura Guerra

L’uso di antidepressivi SSRI può indurre o peggiorare l’abuso di alcol in alcuni pazienti

 Un effetto collaterale potenziale e spesso sottovalutato del trattamento con antidepressivi SSRI è l’incremento del desiderio di consumare alcolici (1, 2). In determinati casi, tale aumento può condurre a una vera e propria dipendenza, che si manifesta con intense sensazioni di “craving”, ovvero un desiderio improvviso e incontrollabile di assumere alcol.

Quando tali situazioni si presentano, la maggior parte dei medici e degli psichiatri tende ad attribuire il problema a fenomeni intrinsechi alla diagnosi di dipendenza da alcol, piuttosto che all’uso dell’antidepressivo SSRI. Questa valutazione errata porta di conseguenza ad un approccio clinico non calibrato e quindi potenzialmente dannoso, e a sottovalutare la frequenza dei casi che si verificano.

È fondamentale che le persone siano adeguatamente informate riguardo a questo potenziale effetto collaterale del trattamento con gli SSRI e siano anche assistite nella sospensione sicura dell’antidepressivo, al fine di evitare problemi che, come illustrato dall’autrice della storia riportata di seguito, possono compromettere la loro vita familiare, sociale e lavorativa.

Inoltre, è importante sottolineare che la mancanza di attenzione a questo effetto collaterale degli SSRI può essere molto dannosa per individui con uso già problematico di alcol, che non viene identificato durante la visita medica. Questa possibilità andrebbe valutata tramite l’utilizzo di screening standardizzati riguardo l’utilizzo problematico di bevande alcoliche, che in individui depressi andrebbe effettuato regolarmente dato l’alto tasso di comorbidità tra stati depressivi e consumo eccessivo di alcol.

La seguente storia è stata tradotta da RxISK.org, il sito fondato dallo psichiatra irlandese David Healy, il quale è molto attivo nel campo dell’informazione sugli effetti collaterali degli psicofarmaci.

 

Storia di Anne-Marie

Traduzione della storia pubblicata su RxISK: Out of My Mind. Driven to Drink March 15, 2012 (3)

Sono stata invitata a condividere la mia esperienza personale per sensibilizzare l’opinione pubblica su un effetto collaterale specifico del trattamento con antidepressivi SSRI e sul mio percorso individuale per capire cosa mi stesse succedendo. Prima dell’inizio delle mie difficoltà, avevo trascorso cinque anni come assistente sanitaria presso un ospedale locale nel Surrey. Amavo il mio lavoro e la mia vita era stabile, con una casa e un’auto di mia proprietà.

Tuttavia, la morte improvvisa e sconvolgente di mio padre ha scatenato in me un’ansia intensa. Nel corso dell’anno successivo alla sua scomparsa, ho sviluppato una paura di soffocare. Questa paura è diventata così intensa che ho iniziato a evitare di mangiare, perdendo peso. A quel punto, ho capito che avevo bisogno di aiuto.

Mi sono quindi rivolta al mio medico di base, che mi ha prescritto 20 mg di paroxetina (conosciuta anche come Sereupin, Daparox, Eutimil) in forma liquida, dato che non riuscivo a deglutire le compresse. Dopo aver iniziato a prendere questo farmaco, ho sperimentato nausea, vertigini e mi sentivo stordita e distante. Tuttavia, il mio medico mi ha rassicurato che questi sintomi sarebbero stati temporanei.

Dopo alcuni mesi, le cose hanno iniziato a migliorare. Ho ripreso a mangiare normalmente, mi sentivo più energica e fiduciosa, e riuscivo a gestire le mie giornate lavorative senza sentirmi stanca. Ho anche ripreso a socializzare con le persone.

L’avvertenza sul foglio illustrativo mi rassicurava che era abbastanza sicuro bere qualche drink con gli amici

Inizialmente, avevo delle preoccupazioni riguardo al consumo di alcol durante il mio trattamento con la paroxetina. Ho quindi consultato il foglietto illustrativo del farmaco, che conteneva un avvertimento moderato che diceva: “Nonostante sia sempre consigliato evitare l’alcol durante l’assunzione di farmaci, non sono state riscontrate interazioni tra la paroxetina e l’alcol”. Questo mi ha tranquillizzato, facendomi pensare che fosse relativamente sicuro godermi qualche drink con gli amici.

All’inizio, mi limitavo a bere solo qualche bicchiere di vino, ma con il passare del tempo ho iniziato a bere sempre più. Dopo un po’, ho iniziato a dire e fare cose di cui poi non avevo memoria. Sono stata espulsa dai ristoranti e dai bar della mia città e sono diventata una fonte di imbarazzo per i miei amici. Alla fine, alcuni dei miei amici più stretti e alcuni membri della mia famiglia hanno iniziato a prendere le distanze. Le persone si allontanavano da me e stavo perdendo il controllo della mia vita, ma tutto ciò non sembrava importarmi. Mi sentivo come se stessi vivendo  un brutto sogno e che nulla di tutto ciò fosse reale.

Sono diventata verbalmente aggressiva e ho iniziato a comportarmi in modo sconsiderato. Una volta, sono uscita da un lucernario e sono salita sul tetto, anche se senza alcuna intenzione di suicidarmi. Ma, evidentemente, non consideravo più i rischi associati alle mie azioni.

Ho iniziato anche ad avere problemi con la polizia, principalmente a causa delle continue telefonate moleste che facevo alla stazione di polizia. Questo accadeva regolarmente quando bevevo. A volte li chiamavo dalle 20 alle 30 volte a notte, con solo un vago ricordo di averlo fatto. Di conseguenza, sono stata arrestata in diverse occasioni.

Cominciavo a sentire che qualcosa non andava

Dopo essere stata arrestata ripetutamente, ho finalmente capito che stesse accadendo qualcosa di strano. Ho deciso di prendere un periodo di aspettativa dal mio lavoro. Avevo un desiderio così forte di alcol che mi sentivo come se fossi posseduta. Una volta iniziato a bere, non riuscivo a fermarmi e continuavo fino a quando non venivo arrestata o svenivo. Sentivo che le cose mi stavano sfuggendo di mano. Mi sentivo isolata con il mio problema e non riuscivo a capire perché mi comportassi in questo modo. Avevo la sensazione che nessuno capisse cosa mi stesse succedendo o si preoccupasse.

Ho iniziato a cercare risposte su Internet e su molti siti web ho trovato testimonianze di altre persone che segnalavano un desiderio di alcol mentre erano sotto l’effetto di antidepressivi SSRI. Questo è stato un vero shock per me. Eppure, sembrava che nessun medico prestasse attenzione a questo. Perché? La prima volta che ho consultato uno psichiatra, mi ha detto che tutto quello che mi stava succedendo era dovuto al mio problema con l’alcol.

Voglie terribili, travolgenti e incontrollabili

Ero consapevole del fatto che stavo bevendo eccessivamente, ma avevo un desiderio di alcol così potente, travolgente e incontrollabile. Ho raccolto alcune informazioni da Internet e le ho presentate al mio medico, cercando di spiegargli che ritenevo fosse il farmaco a scatenare in me un tale desiderio di alcol.

Il mio medico si è mostrato molto comprensivo, ma non accettava questa spiegazione. Continuava a insistere sul fatto che avevo un problema con l’alcol e che lo stavo negando. Nonostante ciò, ha accettato di cambiare il mio farmaco e mi ha prescritto 20 mg di citalopram (Seropram, Elopram). Sono stata quindi indirizzata a una clinica locale specializzata nelle dipendenze da droga e alcol.

Dopo aver sostituito la paroxetina con il citalopram nel corso di alcuni mesi, ho notato un calo della mia aggressività. Tuttavia, il mio desiderio di alcol era più forte che mai e non riuscivo a smettere di bere. La situazione è peggiorata ulteriormente. Ho passato del tempo in prigione, sono stata sospesa e infine licenziata dal lavoro che amavo. Anche un periodo di riabilitazione di un paio di mesi senza alcol, durante il quale ho ricevuto un enorme sostegno, non è stato sufficiente per modificare il mio comportamento, che è ripreso non appena sono tornata a casa.

Ormai avevo rinunciato a chiedere aiuto agli esperti… che mi accusavano di negare il mio problema con l’alcol

A un certo punto, ho smesso di comunicare ai medici che mi stavano curando la mia convinzione che fossero gli psicofarmaci a causare i miei problemi. Mi accusavano di negare il mio problema con l’alcol, ma ero convinta che questo forte desiderio di alcol fosse indotto dagli SSRI.

Prima di cercare altre persone con problemi simili, ho iniziato a cercare delle spiegazioni. Ho cercato su Google informazioni sul desiderio di alcol indotto prima dalla paroxetina e poi dal citalopram. Le prime pagine web che ho trovato provenivano da forum sulla depressione e siti web simili, dove le persone condividevano le loro esperienze riguardo al desiderio di alcol e cercavano risposte. Ho scoperto l’International Coalition for Drug Awareness, il Gruppo di Supporto degli Utenti dello Seroxat (Seroxat Users Support Group) e il sito web Seroxat Secrets, dove molte persone riportavano esperienze simili alle mie.

Ho deciso di cercare pubblicazioni scientifiche, ma non sono riuscita a trovarne nessuna che parlasse degli SSRI e del desiderio di alcol. Poi ho letto un post su uno dei forum che citava uno studio della Yale University del 1994, che riportava una correlazione tra il desiderio di alcol e la serotonina. Questo mi ha indirizzato verso lo studio del fenomeno dell’alcolismo e del sistema serotoninergico.

Non c’erano risposte facili a questo

Ho esaminato numerosi articoli che inizialmente riuscivo a comprendere solo in modo superficiale. Ho dovuto apprendere tutto ciò che riguardava i recettori, i trasportatori e i neuroni della serotonina per poter capire le ricerche pubblicate che stavo leggendo. Ho dovuto interrompere più volte e riprendere perché cercare di capire queste informazioni mi “provocava mal di testa”. In diverse occasioni ho quasi desistito dalla ricerca, ma non potevo farlo perché sapevo che la risposta era da qualche parte. Ho scoperto che esistono sette recettori della serotonina e sono rimasta delusa nel sapere che esistevano altri elementi che interferivano con questi recettori. Tra i recettori della serotonina, solo il recettore S-3 (5-HT3, ndr) interagiva con la dopamina. Dovevo capire la funzione di tutti questi diversi recettori e vedere se uno di essi era collegato al desiderio di alcol. Non c’erano risposte semplici a questo.

Ero davvero stato così per dieci anni?

Desideravo liberarmi del citalopram, consapevole del fatto che mi stava rovinando la vita. Dopo il primo mese di sospensione, il mio cambiamento mi ha sorpreso. Mi sentivo come se avessi riacquistato la vista e l’udito. Ero stata così male per dieci anni senza rendermene conto? Quasi immediatamente, il desiderio di alcol si è ridotto del 50%.

Tuttavia, gli effetti dell’astinenza non sono stati facili da gestire. Ho vissuto due mesi di angoscia, con sbalzi d’umore estremi, attacchi di panico, sensibilità al rumore, sintomi simil-influenzali con dolori e sofferenze. Non riuscivo a sopportare tutto ciò, quindi sono tornata dal mio medico di famiglia che mi ha prescritto 15 mg di mirtazapina, successivamente aumentati a 30 mg poiché alla dose più bassa soffrivo della sindrome delle gambe senza riposo. (Avevo letto su Internet che un’altra donna aveva avuto un’esperienza simile alla mia con la mirtazapina da 15 mg, che scompariva aumentando la dose a 30 mg).

Ho capito che la mirtazapina poteva essere la risposta

Il mio desiderio di alcol è scomparso completamente. Ho capito che la mirtazapina potrebbe essere la soluzione, dato che funziona in modo diverso rispetto agli altri antidepressivi SSRI.

Ho condotto delle ricerche sui farmaci per l’alcolismo e ho scoperto un medicinale chiamato ondansetron, un antagonista dei recettori 5-HT3 della serotonina, che agisce bloccando il recettore S3 (5-HT3) e riducendo l’appetito. Ho scoperto che anche la mirtazapina blocca i recettori S3.

Ho approfondito le mie ricerche sull’alcolismo e i recettori S3 e ho scoperto che l’S3 è l’unico recettore della serotonina collegato alla dopamina. Ho trovato un articolo intitolato “Functional Genetic Variants that Increase Synaptic Serotonin and 5-HT3 Receptor Sensitivity Predict Alcohol and Drug Dependence – PMC (nih.gov)” (Varianti genetiche funzionali che aumentano la serotonina sinaptica e la sensibilità del recettore 5-HT3 predicono la dipendenza da alcol e droghe) (4). Questo mi ha sorpreso. È logico pensare che se alcune persone hanno una predisposizione genetica all’alcolismo mediata dal sistema della serotonina, gli SSRI potrebbero aumentare questa sensibilità, mentre la mirtazapina potrebbe bloccarla.

Ho trovato anche un altro articolo su uno studio condotto negli anni ’90 su topi, che dimostrava che se il recettore S3 veniva bloccato, i topi smettevano di bere alcolici.

Adesso so cosa mi è successo

Ho impiegato molto tempo, tra letture e apprendimento, ma ora comprendo perché avevo un desiderio così forte di alcol durante l’assunzione degli SSRI.

Mi fa arrabbiare il fatto che non abbiamo mai ricevuto informazioni su questo problema, a differenza di quanto accade negli Stati Uniti. Perché nel Regno Unito non siamo stati protetti allo stesso modo con adeguati avvertimenti? Se il mio medico di base avesse saputo che gli SSRI possono indurre un desiderio di alcol in alcune persone, avrebbe sospeso questi farmaci ai primi segni di consumo di alcol.

Questo avrebbe potuto risparmiarmi anni di sofferenza e forse avrebbe potuto aiutare anche molte altre persone che stavano vivendo la mia stessa situazione. Sono convinta che questo sia un problema più diffuso di quanto si pensi. Oltre a tutte le persone che ho incontrato segnalando questi effetti su vari siti internet, ho conosciuto molte persone che hanno avuto problemi simili o che conoscono persone che ne hanno avuti.

Le persone che assumono questi farmaci sono comunque vulnerabili ed è preoccupante pensare a quanti potrebbero bere eccessivamente in tutto il Paese a causa del desiderio di alcol indotto dal trattamento. È assurdo dare l’impressione che questi farmaci siano relativamente sicuri con l’alcol quando, in realtà, in alcune persone le compresse possono provocare un intenso desiderio di alcol. È preoccupante anche il fatto che sia il farmaco che l’alcol possano causare, indipendentemente, confusione, disorientamento, ipomania, aggressività, pensieri e comportamenti ossessivi e strani e che la combinazione dei due in alcune persone possa ulteriormente peggiorare la situazione.

Ora, per avere informazioni sui farmaci guardo alle esperienze delle altre persone, poiché sembrano essere più accurate e oneste nelle loro scoperte rispetto alle aziende, agli enti regolatori e ai medici.

È pazzesco che i pazienti si ritrovino a confrontarsi su Internet per discutere i loro effetti collaterali e problemi, a causa dell’assenza di altre fonti di informazione. Questa situazione mi ha spinto a cercare nelle esperienze delle altre persone per ottenere informazioni sui farmaci, poiché queste sembrano essere più precise e sincere rispetto a quelle fornite dalle aziende, dagli enti regolatori o dai medici.

Non mi ero resa conto della mia condizione fino a quando non ho interrotto l’assunzione dei farmaci. Mi sento in colpa e mi vergogno per il mio comportamento nei confronti degli altri. Ho perso il lavoro, sono stata costretta a trasferirmi, ho precedenti penali e ho perso il rispetto della mia famiglia e dei miei amici. Tutto ciò avrebbe potuto essere evitato se ci fosse stata una comunicazione efficace e adeguati avvertimenti da parte delle varie autorità.

Di recente, ho incontrato il mio medico di famiglia in pensione ad Asda, che mi ha chiesto se fossi tornata a lavorare come infermiera. Gli ho risposto di no, dato che dopo tutto quello che mi era accaduto, non potevo più farlo. Non ha risposto e se n’è andato. Non volevo che pensasse che lo stavo incolpando, ma probabilmente è stata questa la sua impressione. Questo mi ha fatto sentire in colpa. Tuttavia, non incolpo affatto il mio medico di famiglia, ma piuttosto le aziende farmaceutiche e l’MHRA (Agenzia di regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari).

Ciò che mi dà fastidio è che anche il Dipartimento della Salute ha risposto alle mie richieste di chiarimenti fondamentalmente dando la colpa al mio medico di famiglia che, secondo loro, avrebbe dovuto notare eventuali cambiamenti nel mio comportamento verso l’alcol dopo l’assunzione dell’antidepressivo.

Voglio condividere la mia storia per avvertire le persone che iniziano a sentire il bisogno di bere mentre sono sotto terapia con gli SSRI. Voglio anche far capire alla gente che a volte è un errore lasciare le decisioni nelle mani degli esperti. Infine, voglio dire ai medici che i pazienti spesso si rendono conto che le informazioni che ricevono sono errate: non vi stiamo incolpando per questo, vogliamo solo che ci ascoltiate.

ATTENZIONE: Gli effetti collaterali estremi descritti nell’articolo non si manifestano nella maggioranza dei casi, tuttavia sono descritti dalla letteratura citata nell’articolo stesso come possibili conseguenze derivanti dall’assunzione degli psicofarmaci.

La sospensione degli psicofarmaci può dar luogo a importanti effetti psicologici e fisici anche pericolosi e a volte possono mettere a rischio la vita.

La sospensione degli psicofarmaci deve perciò avvenire sotto controllo medico esperto, lentamente e gradualmente, con una buona psicoterapia di accompagnamento per affrontare i problemi che avevano indotto l’uso degli psicofarmaci. Per ulteriori spiegazioni sui metodi di sospensione sicura degli psicofarmaci consultare il libro SOSPENDERE GLI PSICOFARMACI: COME E PERCHE’ (5)

 

Bibliografia

(1) Gandhi, P., Healy D., Bozinoff N. (2023). Severe alcohol use disorder after initiation of selective serotonin reuptake inhibitor therapy. CMAJ 16;195:E1380-2. doi: 10.1503/cmaj.231015

Severe alcohol use disorder after initiation of selective serotonin reuptake inhibitor therapy (cmaj.ca)

(2) Brookwell, L. et al. (2014). Ninety-three Cases of Alcohol Dependence Following SSRI Treatment. The International journal of risk & safety in medicine 26(2):99-107 DOI:3233/JRS-140616

(3) Out of My Mind. Driven to Drink March 15, 2012

Out of My Mind. Driven to Drink – Dr. David Healy

(4) Enoch, M. A., Gorodetsky, E., Hodgkinson, C., Roy, A., & Goldman, D. (2011). Functional genetic variants that increase synaptic serotonin and 5-HT3 receptor sensitivity predict alcohol and drug dependence. Molecular psychiatry16(11), 1139–1146.

Functional Genetic Variants that Increase Synaptic Serotonin and 5-HT3 Receptor Sensitivity Predict Alcohol and Drug Dependence – PMC (nih.gov)

(5) Marcello Maviglia, Laura Guerra, Miriam Gandolfi. Sospendere gli psicofarmaci: come e perché – Costruire un percorso personalizzato ed efficace. Editore La casa dei segni (2024)

Sospendere gli psicofarmaci: come e perché – Costruire un percorso personalizzato ed efficace – Mad in Italy (mad-in-italy.com)

 

Altre pubblicazioni sull’argomento

Healy, D. (2023). Side Effects of Psychotropic Medications. RxISK.org.

Johnson, B., & DiPietro, R. (2021). “Understanding Alcohol Dependence”. The New England Journal of Medicine.

HOW ANTIDEPRESSANTS AND SSRIS AFFECT ALCOHOL CRAVINGS, Arlington Cementery (May, 2024)
How Antidepressants and SSRIs Affect Alcohol Cravings (arlingtoncemetery.org)

 

Screening per alcolismo:

Alcohol Use Disorders Identification Test (AUDIT): Sviluppato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’AUDIT è un metodo semplice ed efficace per lo screening dell’uso problematico di alcol1L’AUDIT è stato modificato nel 2014 per allinearsi con le quantità di alcol consigliate e le definizioni di uso problematico di alcol negli Stati Uniti2.

Alcohol Use Disorders Identification Test–Consumption (AUDIT-C): L’AUDIT-C consiste in tre domande relative alla frequenza e alla quantità di alcol assunto3.

NIAAA Single Alcohol Screening Question (SASQ): Il SASQ dell’NIAAA è “Quante volte nell’ultimo anno hai bevuto (4 per le donne, o 5 per gli uomini) o più bevande in un giorno?”3.

Drug Abuse Screening Test (DAST): Se una persona risulta positiva a uno di questi strumenti, i professionisti possono effettuare una valutazione più lunga sull’uso di alcol o droghe utilizzando uno strumento di valutazione del rischio standardizzato come il DAST4.

Tobacco, Alcohol, Prescription Medication, and Other Substance Use (TAPS) Tool: Sviluppato dal NIDA, il TAPS Tool può essere utilizzato per una valutazione più dettagliata dell’uso di sostanze4.

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Laura Guerra è laureata in Scienze Biologiche e ha conseguito il dottorato di ricerca in Farmacologia all'Università di Ferrara. Si interessa dei trattamenti psicofarmacologici nel contesto psicosociale del disagio emotivo. Pone particolare attenzione ai problemi dell'eta giovanile e infantile. Ha tradotto il libro di Peter Breggin "La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie". Ha inoltre tradotto il libro di Joanna Moncrieff "Le pillole più amare. La storia inquietante dei farmaci antipsicotici". Recentemente, insieme a Marcello Maviglia e Miriam Gandolfi, ha pubblicato il libro "Sospendere gli psicofarmaci: Come e perché. Costruire un percorso personalizzato ed efficace.