Non c’è “Speranza” per il bonus per i trattamenti psicologici – Un altro passo verso il consolidamento dell’orientamento pseudo-organicista nel trattamento del disagio emotivo
È fresca la notizia della bocciatura del bonus per i trattamenti psicologici, dopo un susseguirsi di consultazioni a livello governativo che non hanno colto l’importanza del disagio emotivo esistente nel paese ed espansosi a macchia d’olio durante la pandemia causata dal Covid.
Il Bonus, proposto per il 2022, con un budget di circa 50 milioni di euro, aveva l’obiettivo di estendere l’accesso agli interventi psicologici ad un numero molto più consistente di individui. La negazione del bonus, che in realtà era già stato istituito diverso tempo fa in scala più modesta e non concretizzatosi, dimostra che la salute mentale della popolazione non è tra gli obiettivi principali del governo.
La bocciatura del bonus è peraltro in conflitto con quanto emerso nella “Conferenza per la Salute Mentale”, tenutasi il giugno scorso, che si proponeva una espansione dei servizi di salute mentale a livello territoriale e pertanto sembrava, (forse una interpretazione alquanto ingenua) di voler sottolineare l’importanza della impostazione basagliana riguardo alle tematiche di salute mentale. La conferenza aveva dato l’impressione di una “cosa seria”: erano presenti diverse cariche del governo, incluso il Ministro della salute Speranza. Anche gli utenti sembravano aver avuto voce in capitolo. Si sperava ad un “sequitur” concreto e sostanziale alle tematiche così importanti ed urgenti discusse durante l’evento.
Ma riscendiamo nel concreto: la negazione del bonus avrà senza dubbio effetti negativi
per la salute mentale dei cittadini e in particolare dei bambini e degli adolescenti in quanto, in assenza di sufficienti trattamenti psicologici, si continuerà a ricorrere sempre più consistentemente all’uso degli psicofarmaci, con il rischio di cronicizzare un disagio psichico che potrebbe essere adeguatamente trattato con la psicoterapia e con un approccio psicosociale.
Le potenziali conseguenze dell’uso a lungo termine degli psicofarmaci sono ormai ben note e sono state illustrate in numerose pubblicazioni e siti attendibili. “MAD In Italy” e tutta la network di “MAD in America” e “MAD International”, per esempio, hanno affrontato il soggetto con abbondanza di articoli e di interventi.
Allo stesso tempo, non va dimenticato che l’uso degli psicofarmaci in Italia, come nel resto del mondo, è in continua ascesa. Le statistiche più recenti riguardanti l’Italia dimostrano un aumento consistente dell’uso degli psicofarmaci (tra il 10 ed il 20 percento in senso globale) che si sovrappone al progressivo aumento registratosi da circa due decenni a questa parte.
Va quindi sottolineato il contesto della salute mentale in cui il bonus viene negato. Mi riferisco al tentativo di ridurre sempre di più gli interventi psicosociali, come riscontrabile nella recente ristrutturazione del sistema di Salute mentale di Trieste, fondato su di un approccio psicosociale superlativo.
Mi si potrebbe osservare: “Ma cosa c’entra la bocciatura del bonus con Trieste?”
C’entra eccome! Sono tutti e due sintomi dello stesso male: la penetrazione dell’orientamento pseudo organicista nella gestione del disagio emotivo.
Link utili e riferimenti bibliografici:
Non è passato il bonus psicologo: cosa avrebbe previsto.
Conferenza Salute Mentale
Aifa, nel 2020 +11,6% di prescrizioni di psicofarmaci in età pediatrica
Aifa, nel 2020 +11,6% di prescrizioni di psicofarmaci in età pediatrica | Sky TG24
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Marcello Maviglia (2019) Why Mad in Italy? – Mad In America.
Laura Guerra (2021) Depressione e antidepressivi: cronicizzazione dei sintomi
Depressione e antidepressivi: cronicizzazione dei sintomi – Mad in Italy (mad-in-italy.com)