Antidepressivi: dove sono le linee guida per la sospensione?

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Laura Guerra

Antidepressivi: dove sono le linee guida per la sospensione?

L’uso degli antidepressivi negli ultimi anni è molto aumentato. Tuttavia, la loro efficacia è dimostrata solo nei casi di depressione grave, mentre nella depressione media e lieve non c’è alcuna differenza tra farmaco e placebo. In questi casi la differenza riguarda unicamente il peso degli effetti collaterali causati dall’antidepressivo, che a lungo termine abbassano la qualità della vita e, in alcuni casi possono essere permanenti.

Affianco alla scarsa efficacia degli antidepressivi, è emersa negli ultimi anni la grande difficoltà della loro sospensione, che espone le persone che ne fanno uso a crisi di astinenza che possono anche essere pericolose. Per evitare le crisi di astinenza occorre sospendere i farmaci gradualmente e lentamente, sotto il controllo medico esperto, accompagnando il processo a una buona psicoterapia per affrontare i problemi che ne avevano fatto intraprendere l’uso.

Tuttavia, a differenza di quanto sta avvenendo in Inghilterra in cui il Royal College of Psychiatrists ha provveduto a pubblicare le Raccomandazioni rivolte ai medici prescrittori, che riguardano le difficoltà di sospensione di questi psicofarmaci, il Ministero della Salute italiano, oltre a pubblicare sul suo sito e su quello dell’ISS informazioni non validabili dal punto di vista scientifico, non ha ancora presentato le Linee guida per la sospensione degli antidepressivi e degli altri psicofarmaci.

 

Negli ultimi anni le prescrizioni di antidepressivi sono aumentate costantemente, in modo particolare quelle per gli antidepressivi di nuova generazione SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina).

Anche la pandemia da Covid-19, con l’impatto emotivo e psicologico che sta causando, contribuisce ad allargare il mercato di questi psicofarmaci. Tuttavia, nonostante la larga diffusione, le prove della loro efficacia non sono così chiare.

Un nuovo articolo del BMJ di Mark Horowitz e Michael Wilcock, infatti, afferma che non c’è evidenza della loro efficacia e che quindi è difficile accettare anche gli effetti collaterali che si sviluppano durante il corso del trattamento. (1)

L’efficacia di questi farmaci risulta evidente soltanto nei casi di depressione grave, mentre non c’è nessuna differenza tra antidepressivi e placebo nei casi di depressione lieve e media. In questo caso, il loro uso farebbe più male che bene.

Uno dei problemi evidenziato nella review, è che la maggior parte degli studi clinici esamina l’efficacia dei farmaci in un periodo di studio che va dalle 6 alle 12 settimane, mentre solitamente i farmaci vengono prescritti per anni.

Un altro aspetto controverso è che la maggior parte degli studi valuta soltanto l’impatto dell’intervento farmacologico sull’intensità dei sintomi legati alla depressione, ma non prende in considerazione gli effetti dei farmaci sulla qualità della vita di pazienti.

Ad esempio, un quinto delle persone che assumono antidepressivi SSRI riferisce di soffrire di: sonnolenza durante il giorno, secchezza delle fauci (bocca secca), sudorazione profusa, aumento di peso.

Un quarto delle persone riferisce di avere disfunzioni sessuali e circa una su dieci riferisce episodi di irrequietezza, spasmi o contrazioni muscolari, nausea, costipazione, diarrea o vertigini.

In uno studio per valutare gli effetti collaterali legati all’uso a lungo termine, gli utilizzatori hanno riportato i seguenti preoccupanti dati:

il 71% ha riferito di sentire un appiattimento emotivo,

il 70% ha riferito di sentirsi “insensibile o distaccato”,

il 66% ha riferito di avere difficoltà o disfunzioni sessuali,

il 63% ha riferito di avere sonnolenza.

Un altro importante punto messo in evidenza dagli autori dello studio è che l’uso che gli antidepressivi sta aumentando molto nella fascia d’età dell’adolescenza e in alcuni Paesi addirittura nell’infanzia. Va rilevato che soprattutto in queste fasce le evidenze di efficacia e sicurezza sono estremante labili.

Molte altre pubblicazioni avevano già messo in guardia riguardo i rischi dei trattamenti in queste fasce d’età e sulla mancanza di evidenze di efficacia. (2, 3)

In una pubblicazione del 2017 non si evidenziavano infatti differenze significative tra l’efficacia degli antidepressivi e il placebo negli adolescenti, ma la differenza appare evidente per quanto riguarda gli effetti collaterali: gli antidepressivi danno molti effetti collaterali, specialmente a lungo termine.

Particolare rilievo va dato al fatto che gli antidepressivi possono indurre idee suicidarie, suicidio, aggressività e violenza proprio in queste fasce di età. (2, 3)

Le informazioni riportate da Horowitz e Wilcock erano già note e non rappresentano una novità, ma gli autori richiamano l’attenzione sull’opportunità di trattamenti con questi farmaci, soppesando i potenziali benefici e i rischi degli effetti collaterali, anche in considerazione del fatto che la sospensione dei farmaci può risultare molto difficoltosa.

La sospensione degli antidepressivi, come delle altre classi di psicofarmaci, infatti, può creare problemi sia fisici che psichici, tra cui mal di testa, insonnia, agitazione, affaticamento, diarrea, “scosse elettriche” nella testa, e anche ideazioni suicidarie e atti di violenza, soprattutto quando la sospensione non è condotta in modo corretto (1, 3).

Questi sintomi, non riconosciuti come effetti della sindrome di astinenza, sono invece attribuiti a un peggioramento dello stato emotivo della persona in trattamento e quindi trattati con nuovi psicofarmaci, spesso a dosi superiori alle precedenti. (3)

Anche se, come affermano Horowitz e Wilcock, una sospensione secondo i criteri di sicurezza “non dà alcuna garanzia che i pazienti evitino conseguenze come effetti collaterali sessuali a lunga durata (PSSD, sindrome sessuale post-SSRI, ndr) o sintomi di astinenza persistenti anche con una cauta riduzione, è fondamentale che il processo sia condotto in sicurezza per evitare problemi maggiori.

Gli autori ritengono che aumentare la consapevolezza sulla difficoltà che alcuni pazienti hanno nel sospendere gli antidepressivi dovrebbe portare gli psichiatri a una pratica di prescrizione più cauta, con antidepressivi somministrati a un minor numero di pazienti e per periodi di tempo più brevi.

La pubblicazione dei due ricercatori inglesi arriva quando in Inghilterra sta uscendo una nuova guida del Royal College of Psychiatrists che informa i medici dei problemi legati alla sospensione degli antidepressivi e raccomanda che i pazienti siano informati su questi rischi. (4, 5)

Qual è la posizione dell’Italia in questo tipo di informazione?

A differenza di quanto sta avvenendo in Inghilterra, in Italia, al momento, gli organi preposti, quali l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e il Ministero della salute, non mettono ancora a disposizione le informazioni che riguardano la difficoltà di sospendere gli psicofarmaci e le linee guida per una sospensione sicura.
Dal sito del ISS sono reperibili molte informazioni non validate da attendibili evidenze scientifiche, come per esempio “la necessità di un trattamento prolungato, che spesso si protrae per tutta la vita”. (6)
Al tempo stesso si  leggono informazioni non supportate da evidenze scientifiche che sostengono il modello bio-medico od organicista dei disturbi psichici, quali “la depressione è una malattia, oggi largamente curabile, causata dall’interazione di fattori genetici, ambientali, biologici e psicosociali” (7), o ancora “Tuttavia, quando tristezza, disperazione, sfiducia, sconforto, aumentano di intensità, o durano per un periodo di tempo prolungato, si parla di depressione clinica, una condizione che non è dovuta alla fragilità personale o alla tristezza del momento, ma rappresenta una vera e propria malattia. Si calcola che in Italia il 10% della popolazione soffra di depressione clinica nel corso della vita”. (8)

Nel sito del ISS si leggono anche informazioni fuorvianti e potenzialmente pericolose come “La dipendenza da psicofarmaci si verifica solo in seguito ad un uso scorretto del farmaco: uso protratto (>6 mesi) senza controllo medico, dosaggio elevato, auto somministrazione con dosi e tempi inadeguati, brusca interruzione della cura e associazione con sostanze d’abuso quali alcol e droghe”, (9) quando è noto gli psicofarmaci inducono assuefazione e a volte dipendenza dopo un periodo di tempo più breve da quello indicato e anche a dosi terapeutiche, anche se non sono associati all’uso di  alcol o droghe.

Sarebbe auspicabile che organi importanti nella salvaguardia della salute pubblica non diffondessero informazioni infondate e non aggiornate. Sarebbe inoltre necessario una corretta presa di posizione, che includa la pubblicazione delle linee guida per una sicura sospensione degli psicofarmaci, utile sia ai medici che agli utenti.

Bibliografia

(1) Mark HorowitzMichael Wilcock. Newer generation antidepressants and withdrawal effects: reconsidering the role of antidepressants and helping patients to stop. Drug Ther Bull, 2022 Jan;60(1):7-12.

DOI: 10.1136/dtb.2020.000080

(2) Tarang Sharma et al. Suicidality and aggression during antidepressant treatment: systematic review and meta-analyses based on clinical study reports. BMJ 2016; 352

doi: https://doi.org/10.1136/bmj.i65

(3) Peter R. Breggin. La sospensione degli psicofarmaci, un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie. 2018 Giovanni Fioriti Editore

La sospensione degli psicofarmaci, un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie – Mad in Italy (mad-in-italy.com)

(4) Royal College of Psychiatrists. The Royal College of Psychiatrists updates information on stopping antidepressants. 23 September 2020

The Royal College of Psychiatrists updates information on stopping antidepressants (rcpsych.ac.uk)

(5) Laura Guerra. E’ ufficiale: gli antidepressivi provocano dipendenza. Mad in Italy, 29 Settembre 2020

E’ ufficiale: gli antidepressivi provocano dipendenza – Mad in Italy (mad-in-italy.com)

(6) Istituto Superiore di Sanità. Gli antidepressivi. Rapporti ISTISAN 04/38

Gli antidepressivi – old.iss.itold.iss.it/binary/publ/publi/04-38.   Eugenio Aguglia, Davide Carlino, – [PDF Document] (fdocumenti.com)

(7)  Istituto Superiore di Sanità. La depressione si supera con la volontà? https://www.issalute.it/index.php/falsi-miti-e-bufale/salute-mentale/la-depressione-si-supera-con-la-volonta
(8)  Istituto Superiore di Sanità. Farmaci antidepressivi. Pubblicato: 10 Giugno 2019

https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/a/antidepressivi

(9) Istituto Superiore di Sanità. Gli psicofarmaci creano sempre dipendenza?

https://www.issalute.it/index.php/falsi-miti-e-bufale/la-salute-mentale/386-gli-psicofarmaci-creano-sempre-dipendenza

 

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