Psicofarmaci ed effetti collaterali – Acatisia

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Laura Guerra

ATTENZIONE: Gli effetti collaterali estremi descritti nell’articolo non si manifestano nella maggioranza dei casi, tuttavia sono descritti dalla letteratura citata nell’articolo stesso come possibili conseguenze derivanti dall’assunzione degli psicofarmaci.

La sospensione degli psicofarmaci può dar luogo a importanti effetti psicologici e fisici anche pericolosi e a volte possono mettere a rischio la vita.

La sospensione degli psicofarmaci deve perciò avvenire sotto controllo medico esperto, lentamente e gradualmente e con una buona psicoterapia di accompagnamento.

L’acatisia è un disturbo neurologico estremamente angosciante che causa grave agitazione, incapacità di rimanere fermi e un opprimente senso di terrore. In casi estremi può condurre al suicidio e alla violenza.

Si può presentare come effetto collaterale di alcuni psicofarmaci ed è poco riconosciuto, per cui viene spesso trattato con dosi crescenti di farmaco o con l’aggiunta di nuove classi di psicofarmaci.

L’acatisia è una sindrome psicomotoria che si manifesta con l’incapacità di stare fermi o rimanere nella stessa posizione. A causa della rigidità muscolare con cui si manifesta, produce uno stato uno stato di irrequietezza motoria che costringe l’individuo colpito a muoversi continuamente.

L’acatisia colpisce principalmente gli arti inferiori e le persone affette possono agitarsi, dondolarsi avanti e indietro o camminare, mentre alcune potrebbero avere solo una sensazione di disagio fisico. [1]

Nei casi più gravi l’acatisia può provocare aggressività, violenza o pensieri suicidi

Peter Breggin la definisce come una “tortura che viene dall’interno”. [2]

Peter Goetzsche la definisce come una forma estrema di irrequietezza, che alcuni hanno definito come provare la sensazione di “voler saltare fuori dalla pelle” per sottolineare l’impossibilità di stare ferme; ribadisce anche che, poiché è così intollerabile, può predisporre all’omicidio e al suicidio. [3]

Jill Nickens, presidente e fondatrice del Akathisia Alliance for Educational and Research, descrive l’acatisia come un disturbo neurologico estremamente angosciante che causa grave agitazione, incapacità di rimanere fermi e un opprimente senso di terrore. [4]

Da che cosa è causata l’acatisia?

L’acatisia è causata dai farmaci da prescrizione tra cui i più comuni sono gli antipsicotici, gli antidepressivi, i farmaci anti-nausea e gli antibiotici.

Nel caso degli psicofarmaci, l’acatisia si può verificare durante il trattamento, al passaggio tra un farmaco e l’altro e alla sospensione del farmaco, se il processo di riduzione è troppo veloce o non condotto in modo adeguato.

Si tratta di un disturbo molto più comune di quanto venga segnalato in quanto la maggior parte dei medici non ne è a conoscenza.

Per cui, quando si presenta, potrebbe essere scambiata erroneamente per un disturbo psichico e trattata con dosi crescenti di farmaco o con l’aggiunta di altri farmaci.

Jill nell’intervista riporta le parole di una persona colpita dall’acatisia:

“Sono incredibilmente ansioso e quasi completamente consumato da un senso di terrificante di presagio e di pericolo incombente che sembra fisico; so che non ha alcun senso, ma non so spiegarlo in altro modo. 

Sento il bisogno urlare e gridare e sbattere la testa contro il muro, pugnalarmi, piangere… 

Poco fa, ho pensato di andare alla stazione di servizio per acquistare liquido infiammabile e darmi fuoco. Un pensiero estremo forse, non riesco nemmeno a spiegarlo, ma anche l’agonia di darsi fuoco e bruciare sembra preferibile a questa sofferenza così atroce”.

Jill racconta che durante questo suo periodo di enorme sofferenza ha avuto crisi epilettiche ed episodi in cui tutto il corpo le si bloccava, come se tutti i muscoli si irrigidissero.

Non poteva deglutire cibo, bere liquidi, a volte non poteva parlare, aveva svenimenti per l’incapacità di sopportare i sintomi. Durante alcuni di questi episodi di rigidità, strinse la mascella così forte che molti denti le si ruppero.

Poiché l’acatisia è pericolosa per l’alto rischio di suicidio e violenza, è molto importante che i medici ne vengano a conoscenza e a non confonderla con l’ansia o altri disturbi.

Le persone colpite da acatisia, oltre che al suicidio sono a rischio di perdita del lavoro, della famiglia, della casa e degli amici, poiché la loro condizione non viene riconosciuta nella sua drammaticità e spesso devono sopportare maltrattamenti, ricoveri involontari, trattamenti farmacologici forzati e talvolta anche la coercizione fisica.

Continuando nell’intervista, Jill racconta di un altro drammatico caso:

“Sono in uno stato di grave agitazione, panico e terrore. Il tutto è iniziato alcuni mesi fa dopo aver assunto Prozac (fluoxetina). L’ho interrotto perché i sintomi mi erano scomparsi, ma due settimane dopo sono tornati il ​​panico e l’agitazione. 

Sono tornata in ospedale e mi hanno dato una terapia a base di Lyrica (pegabalin) e diazepam (Valium). Mi sento come impazzita, vado avanti e indietro e urlo per ore al mattino finché il diazepam non fa effetto. Non riesco a dormire perché sono in totale stato di terrore. Gli psichiatri non riconoscono questi sintomi come acatisia, e pensano che si tratti di un grave stato d’ansia. Non so più cosa fare”.

Poi due giorni dopo pubblica:

“I miei sintomi stanno peggiorando sempre di più. Sono stata al telefono con la squadra di crisi tutta la mattina. Hanno parlato con il consulente e lui ha detto che non mi cambierà le medicine. Ho preso un sacco di diazepam, ma la cosa non lo tocca. Sembra che i sintomi stiano aumentando di intensità ogni giorno. Mio padre mi urla contro dicendomi di stare zitta e di sedermi. Non posso più vivere così, davvero non posso. Non riesco a superare un’altra ora in questo stato, è orribile”.

La ragazza è riuscita a sopravvivere in questo modo per altri 10 giorni e poi l’amministratore del gruppo di supporto ha pubblicato quanto segue:

Mi fa male annunciare che è morta ieri. La sua famiglia ha continuato a non darle la l’attenzione che meritava e di cui aveva disperatamente bisogno. Ho diversi screenshot di messaggi e commenti in cui ha detto che i suoi genitori non avrebbero guardato alcun video, non si sarebbero informati sui sintomi che diceva di avere, di prendere i suoi farmaci e le hanno detto di uccidersi, semplicemente perché li stava ferendo con le sue allucinazioni”

Le persone che sperimentano l’acatisia, per l’effetto incantesimo del farmaco, non riconoscono che ciò che stanno vivendo è un effetto dei farmaci e lo attribuiscono alla loro condizione psichica, alla cosiddetta “malattia mentale” o alle situazioni che riguardano la loro vita come le relazioni e l’ambiente.

Molte persone costrette ad assumere psicofarmaci sviluppano l’acatisia che, se non riconosciuta, viene trattata con nuovi psicofarmaci, i quali provocano essi stessi acatisia, attivando così un circolo vizioso, un reale incubo che può portare al suicidio.

La pratica dei trattamenti coercitivi con antipsicotici tramite depot, sotto il ricatto di TSO in caso di rifiuto a sottoporsi al trattamento, oltre ad essere illegale, è altamente lesiva, sia a livello fisico che psicologico.

Infatti, l’acatisia è un effetto collaterale che si può sviluppare in seguito a tali trattamenti e non è certo l’unico.

È abominevole sottoporre le persone a simili torture.

Bibliografia

[1] Wikipedia. Acatisia

Acatisia – https://it.qaz.wiki/wiki/Akathisia

[2] Peter R. Breggin. La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie. (2018) Giovanni Fioriti Editore

https://mad-in-italy.com/2019/06/la-sospensione-degli-psicofarmaci-un-manuale-per-i-medici-prescrittori-i-terapeuti-i-pazienti-e-i-loro-familiari/

[3] Dr. Peter Gøtzsche: Forced Psychiatric Treatment Must Be Abolished

http://psychrights.org/education/GoetzscheJune2016/160602PeterGoetzscheAnchorageTalkTranscript.htm

[4] Jill Nickens – The Akathisia Alliance for Education and Research

https://www.madinamerica.com/2021/02/jill-nickens-akathisia-alliance-education-research/

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Laura Guerra è laureata in Scienze Biologiche e ha conseguito il dottorato di ricerca in Farmacologia all'Università di Ferrara. Si interessa dei trattamenti psicofarmacologici nel contesto psicosociale del disagio emotivo. Pone particolare attenzione ai problemi dell'eta giovanile e infantile. Ha tradotto il libro di Peter Breggin "La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie". Recentemente ha tradotto il libro di Joanna Moncrieff "Le pillole più amare. La storia inquietante dei farmaci antipsicotici".

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