La mia personale esperienza con la follia e la mia filosofia in sintesi

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Laura Guerra

La mia personale esperienza con la follia e la mia filosofia in sintesi

di Gio Beppini

In questo breve articolo riporto molto condensata la mia esperienza personale e quello che mi pare di aver compreso riguardo al problema della follia, e in estrema sintesi anche la mia ideologia o filosofia a riguardo

11 ricoveri, 3 TSO, delirio di grandezza, delirio di riferimento e di persecuzione in fase di mania. Sono sempre stato tendenzialmente maniacale. Ora da 5 anni a questa parte non ho più avuto problemi. E molto, molto, molto lentamente sto abbassando gli psicofarmaci fin quasi a zero. Li ho più che dimezzati tutti. Molto lentamente, seguito dalla dottoressa.

Ci sono 3 raccomandazioni che potrei fare a voi altri: primo, cercare di prendere, per quanto possibile, le distanze dalla famiglia. Io mi sono quasi sempre trovato ricoverato a causa di qualche familiare che mi ha indotto con le buone o con le cattive al ricovero. Da quando ho preso le distanze dalla famiglia ciò non succede più.

2 mesi fa ho avuto un periodo leggermente euforico, leggermente maniacale, ma non è successo nulla di realmente disastroso, non era vera mania, e l’ho superata senza toccare nessuno psicofarmaco.

In secondo luogo consiglierei a tutti vivamente di allontanarsi, se possibile dal CPS (centro psico-sociale, ndr) o dal CSM (centro di salute mentale, ndr), che non fanno che imbottirti di psicofarmaci e costringerti più o meno con la forza ad assumerli, molto meglio andare da un privato (bravo).

Terzo: la follia secondo me non è un malattia, ma è un modo di essere. Infatti dal punto di vista organico non è stata dimostrata alcuna anomalia. Per cui se organicamente non c’è nulla, infatti non esiste nessun esame di tipo organico che consenta di formulare una diagnosi o di suggerire una diagnosi, allora ne consegue che la follia sia un modo di essere e non una malattia.

Dunque l’importante è imparare a convivere con questo modo di essere. Conosco un pazzo che ad esempio prende solo una piccola dose di antipsicotico se proprio sente che va in mania. Io ho convissuto con l’ultima mania abbastanza bene senza dover toccare gli psicofarmaci. Si tratta in poche parole di imparare a vivere insieme alla propria follia in uno stato di equilibrio stabile.

Ho un lavoro abbastanza qualificato, una compagna stabile da 10 anni. Qualche amico e qualche amica. Ora ho pure scoperto un bar dove c’è gente molto divertente. Per fortuna nel mio caso la depressione quasi non esiste e non è mai esistita. Ho tentato 2 volte il sucidio per motivi sentimentali, ma non era una vera e propria depressione: volevo uccidermi per la delusione amorosa. Non è depressione quella. Per il resto non ho mai avuto “periodi in cui non mi alzo dal letto” o cose simili.

Il mio problema è sempre stata la mania: bipolare tipo 1. Se va avanti così però non è male, e vi dirò che sono anche contento di aver avuto il delirio di grandezza, è una esperienza unica che secondo me può dare quasi significato a una vita intera, rispetto a chi non lo ha provato, sensazioni di benessere così intense non sono mai riuscito a raggiungerle in nessun altro modo.

E chi non è pazzo, chi non conosce il delirio di grandezza, non può comprendere il livello di conoscenza che si può raggiungere. Ma tuttavia è meglio non ricascare in quel tipo di delirio perché, nella società in cui viviamo, significa rovinarsi la vita.

Esistono altre società per le quali il delirio è del tutto normale. Nella nostra società no. Per cui finché la nostra società non verrà cambiata (e se noi pazzi ci coalizziamo e ci organizziamo forse è possibile cambiarla, come hanno fatto le donne e come hanno fatto i gay) è meglio cercare di stare alla larga dai deliri. Per questo è bene tenere pronto l’antipsicotico per ogni evenienza e il numero di telefono dello psichiatra.

Tuttavia penso che col tempo e con l’esperienza si possa imparare a convivere con la propria follia raggiungendo un buon equilibrio e una buona qualità di vita. Ah, ultimo suggerimento: io credo che un certo livello di malessere mentale debba essere sopportato: non bisogna pretendere di stare sempre bene e in forma.

Ci possono essere periodi di ansia, di abbattimento, di difficoltà di concentrazione, di fobia, di ossessione, si può anche sentire qualche voce ogni tanto o costantemente. Eppure secondo me tutto ciò in gran parte va accettato per come capita.

Il fatto è che noi siamo abituati a vedere le pubblicità, i talk show e i film in cui tutte le persone funzionano alla perfezione. La realtà non è quella: il cervello può essere più o meno caratterizzato da diversi malfunzionamenti: se uno non se la prende troppo a male e impara convivere con questi malfunzionamenti, ecco che più facilmente può raggiungere una qualità di vita e un equilibrio soddisfacenti o anche molto soddisfacenti.

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Laura Guerra è laureata in Scienze Biologiche e ha conseguito il dottorato di ricerca in Farmacologia all'Università di Ferrara. Si interessa dei trattamenti psicofarmacologici nel contesto psicosociale del disagio emotivo. Pone particolare attenzione ai problemi dell'eta giovanile e infantile. Ha tradotto il libro di Peter Breggin "La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie". Recentemente ha tradotto il libro di Joanna Moncrieff "Le pillole più amare. La storia inquietante dei farmaci antipsicotici".

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