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Nella società odierna purtroppo siamo tutti dipendenti in qualche modo da qualcosa, anche da comportamenti che limitano la nostra vita individuale ed il benessere sociale. Possiamo liberarcene? Certamente! Basta prenderne consapevolezza e crescere virtuosamente, ecco qui degli spunti di riflessione a riguardo
Dipendenza o indipendenza?
A cura di Antonino Napoli
“Per mantenere la gioia del controllo di sé bisogna essere in grado di rifiutarsi qualcosa di piccolo una volta al giorno.” Friederich Nietzsche
Dipendenti lo siamo tutti, o quasi, e tra una tipologia di dipendenza ed un’altra non ci sono, in fondo, grandi differenze.
La dipendenza (addiction) ha un potere subdolo: essa s’impossessa, più o meno profondamente, della vita delle persone, monopolizzando la loro volontà e di conseguenza condizionandone i comportamenti, senza che queste abbiano il tempo di prenderne coscienza.
A livello lessicale, in Olanda, suona come “Verslaving” un vocabolo che contiene la parola “schiavo” e richiama in tal modo allo status di sottomissione sperimentato dalla persona dipendente. Questa prospettiva sembra però ampliata, e in un certo senso ribaltata, dalla traduzione tedesca: il vocabolo “sucht” – da “suche” – infatti alluderebbe anche al significato di “ricerca”. A partire da quest’ultimo termine si potrebbe parlare del dipendente attraverso una nuova luce, che lo rappresenta come individuo profondamente e affannosamente coinvolto nella ricerca di un paradiso, una vita senza affanni e preoccupazioni, priva di emozioni negative.
La dipendenza o mania descrive un complesso di fenomeni che, in principio abitudinari e non patologici, si trasformano in comportamenti dominati dall’incontrollabilità, impulsività ed istintualità, portatori delle forze e dinamiche distruttive del thanatos psicologico. Arriva a convergere infatti con la pulsione di morte, in quanto uno dei moventi che la innesca può essere quello di provare un’esperienza al confine o forse, addirittura, oltre i limiti della propria incolumità. Essa può essere descritta come un’irresistibile bramosia, intimamente connessa all’incapacità di attendere, di fronte alla quale la legge del “no” si frantuma. Ciò che si verifica, in sostanza, è la perdita della propria libertà e autonomia – regale – per diventare succubi – sudditi – dell’oggetto dal quale vengono calamitate (e sequestrate) le proprie energie. I tentativi di negazione che seguono, dettati dal profondo senso di vergogna, innescano una catena di menzogne che non fanno altro che acuire la situazione.
Pensare, sentire e volere si concentrano tutti sulla mania: l’attenzione e la concentrazione vengono rapite da ciò che si desidera possedere, che sia droga, alcol, merce o persone. Lo spazio-tempo si assottiglia focalizzandosi solo sul presente: si finisce così per non curarsi delle proprie attività abituali, della progettualità e progressione insita in esse, persino dei rapporti significativi. È il sentimento – in particolare – l’attore protagonista del sequestro della volontà, la quale si rivolge in modo egoistico ed unidirezionale verso l’ottenimento di qualcosa che si deve possedere ad ogni costo. Una vera e propria regressione che trasforma gli adulti in dei bimbi piccini, impedendo loro di sviluppare facoltà e risorse, più mature e appaganti, e di accedere a livelli di esistenza diversi da quelli dell’attaccamento alla materia. Queste sono alcune delle caratteristiche che consentono di riconoscere la dipendenza sia in sé stessi che negli altri.
Parlando in particolare dalla tossicodipendenza, un fenomeno che tocca molte persone oggigiorno, è indispensabile parlarne soffermandosi sulla curiosità verso le esperienze di alterazione di coscienza – soprattutto gli adolescenti e postadolescenti – fughe più o meno coscienti da una realtà percepita come troppo gravosa da accettare, o nella quale non si riesce a scorgere una trama di senso, abbrutiti da sentimenti di desolazione e noia.
L’essere umano che non riesce a percepire e a comprendere la “calma della coscienza” come punto di partenza per l’esercizio di una libertà creativa, rischia di scivolare in stati di ebbrezza e di sogno.
La perdita del senso della realtà, la desolazione e la noia inducono a fare esperienze limite grazie all’assunzione di droghe e la civiltà attuale soggiace al loro influsso in una misura mai verificatasi prima storicamente: le persone non trovano più un mondo in cui poter vivere e fuggono. La maggior parte delle persone che si drogano hanno una sorta di incapacità di vivere, tentano di creare delle situazioni che diano loro un po’ di contentezza o che accrescano continuamente la sensazione di felicità, gioia e amore, volendo raggiungere questi stati d’animo cercando opportunità per viverle sempre o addirittura distillarle attraverso l’utilizzo di principi attivi. La carriera d’un tossicodipendente è un percorso verso la ricerca di qualcosa d’indefinito, si cerca un’emozione forte in un cammino errante, e probabilmente erroneo, in cui ci si chiude perché non si riesce a venire a capo della vita dal punto di vista emotivo. Molti si drogano per sfuggire ai problemi quotidiani, per non dover contemplare i malintesi e la miseria che li circondano.
Gli stati alterati di coscienza, vissuti in un primo tempo come “spirituali”, col passar del tempo si trasformano sempre più in abitudini e stili di vita che finiscono per diventare devastazioni costituzionali che vengono tollerate pur di ovattare la percezione per proteggersi dai problemi quotidiani. Quando si sente di vivere una condizione esistenziale di isolamento, solitudine ed estraniamento sociale si ricorre ad ogni sorta di giochi di distrazione di gruppo, ci si ammazza di lavoro e si passa da una relazione all’altra, rinunciando alla libertà individuale a favore della dipendenza sociale. Può affiorare in primo piano anche la sensazione di fondo di mancanza di significato ed in tal caso ecco offrirsi come soluzione le molte vie spirituali esistenti e non di rado la ricerca di soddisfazione in tali ambiti culmina in forme di fanatismo.
Ogni esperienza portata agli estremi può trasformarsi in una dipendenza. La dipendenza è perfida, riaffiora sempre e non si presenta in modo da consentire un rapporto consapevole, fa scivolare in attività che non si controllano del tutto coscientemente. Il desiderio ne è il sentimento di fondo che può esser vissuto come una tensione non esaudita o un impulso volitivo respinto: il suo affiorare pone l’unità e la tranquillità dello stato d’animo in tensione. Ogni desiderio che degenera in dipendenza rappresenta una crescente perdita di libertà ed autonomia. Quando un desiderio non viene esaudito o viene represso insorgono delle conseguenze, come il cercare altre vie per soddisfarlo ed il negato soddisfacimento può persino diventare il punto di partenza di ogni possibile egoismo, ritiro in sé stessi e rifiuto, può provocare deviazioni “animiche” che sono espressione d’un esilio della propria sfera interiore più profonda mentre, in realtà, si aspira a redenzione e pace, e nonostante tutto ciò possa facilmente culminare nello stordirsi tramite sostanze ci si abbandona a forze nemiche della propria libertà.
Un leggero piacere può finire per diventare smania ed addiction. Il principio della dipendenza è un aumento di effetti rispetto ai quali ci si rivela impotenti, perdendo l’autonomia e il governo di sé, finendo dolorosamente in un vortice di forze con cui ci s’identifica. Tutto ciò fa fare esperienza di qualcosa che grava su di sé e di cui non ci libererà se non con grande fatica.
A poter dare dipendenza normalmente si pensa siano sono le droghe stupefacenti (drugs), leggere e pesanti, o, anche, le sostanze mercificate dal monopolio di stato (quali l’alcol e il tabacco) e socialmente accettate (persino il tè, il caffè e lo zucchero), ma si può abusare anche di prodotti farmacologici (psicofarmaci), cibo (si pensi ai disturbi associati ai disordini alimentari), tv, lavoro, mondo on-line (chat, internet, social network, videogame, sms), scommesse e gioco d’azzardo, pornografia, la condotta sessuale e le emozioni possono portare a simili risultati.
Una persona può ritenere che assumere droghe, fumare sigarette, bere alcol, ecc. possa tornare utile per diversi motivi: potrebbe cercare di rilassarsi, ricercare un temporaneo sollievo dall’ansia, dalla tristezza, dalla rabbia o da altri sentimenti indesiderati, o al contrario, desiderare una gradevole eccitazione, potrebbe volere svagarsi un po’, disinibirsi e magari darsi coraggio, come se il comportamento che stimola la dipendenza fosse un antidoto al disagio che avverte quando deve relazionarsi, o rendesse maggiormente prestante, creativo o efficiente: sviluppando così l’idea che l’oggetto della dipendenza possa rappresentare un efficace rimedio alla sofferenza ed al disagio.
I motivi per cui inizialmente una persona può decidere di assumere una sostanza psicotropa sono diversi sebbene possano essere tutti riconducibili a una qualche forma di piacere o all’evitamento d’un disagio.
Alcuni considerano le dipendenze semplicemente come cattive abitudini che si possono vincere con la sola forza di volontà, ma molte persone diventano così dipendenti da un comportamento o da una sostanza che non riescono più ad astenersene, perdendo la prospettiva ed il senso delle altre priorità della vita: per loro niente conta di più che soddisfare il loro bisogno e quando provano a rimanere sobri, provano desideri fisici, psicologici ed emotivi estremamente intensi che possono farli ricadere, soprattutto quando la loro capacità di scelta del bene è viziata, ridotta o limitata.
Per molti la dipendenza nasce dalla curiosità, per altri è cominciata con una medicina prescritta in un momento di bisogno, oppure è stato qualcosa di esplorativo, un atto di ribellione, ed alcuni si sono incamminati per questa strada quando erano molto più piccoli.
La dipendenza lede la salute fisica e mentale, difficilmente può contribuire al benessere sociale, emotivo e spirituale autentico, poiché ha la capacità di compromettere ed incrinare la volontà individuale e di annullare il libero arbitrio, togliendo il potere di decidere, riducendo la capacità percettiva della persona, costringendone il focus attentivo sui suoi sintomi ed effetti, sia che siano paradisi o inferni artificiali.
Solo nella riconquista della signoria dell’Io sui moti dell’anima e nelle gioie ad essa connesse possono offrirsi positive vie d’uscita a tali problematiche. Fortunatamente, osservando delle regole, si può evitare ogni comportamento che crea dipendenza e liberarsi dalla sottomissione ad impulsi irrefrenabili: anche se, in quanto esseri umani, la nostra coscienza ha una forte inclinazione a sprofondare nel sonno, abbiamo la possibilità di districarci dalle vecchie abitudini, la capacità di risvegliarci e vivere consapevolmente. È come se ci trovassimo sempre ad un bivio, eternamente davanti alla scelta di quale via da imboccare: in ogni momento possiamo scegliere se andare verso una maggiore chiarezza e felicità naturale, o verso la confusione dei sensi ed il dolore.
Per poter decidere saggiamente, molti si rivolgono a pratiche di vario tipo che rappresentano un modo per trovare riposo e raggiungere la pace interiore, agendo sul piano fisico, emotivo, psicologico e anche spirituale, col desiderio di rischiarare la propria vita e di trovare la forza per affrontare le difficoltà, scegliendo di migliorare il proprio stile di vita.
Le dipendenze possono venire superate sviluppando in sé dei valori virtuosi come la verità, la moralità e la bellezza sociale, germi interiori dell’autentico sviluppo spirituale e unica via che consente davvero di uscire dai comportamenti da abuso.
Va molto bene fare esercizi legati alla percezione, sviluppare un’autentica consapevolezza corporea e cioè l’oggettività, giacché l’uso degli psicotropi la fa perdere di norma, e l’esame in retrospettiva della propria giornata lasciando scorrere su di sé a ritroso la giornata, poiché questo contribuisce a migliorare l’obiettività.
Il tossicodipendente, ad esempio, è una persona diventata passiva che può trovare giovamento ed essere aiutata dall’attività e creatività. La tossicodipendenza può creare anche arte e praticando attività artistiche a scopo terapeutico si crea una sorta di karma sociale positivo.
Oggi la dedizione e il colloquio mancano. Nella dipendenza: la medicina degli esseri umani è un altro essere umano!
Bibliografia
Autori Vari, Le dipendenze, come conoscerle e affrontarle. Quaderni di Flensburg, – Editrice Novalis
NAWS Inc., Narcotici Anonimi (Blue Book). – NAWS
Mariano Lo Iacono, Droga, drogati e drogologi.
Mariano Lo Iacono, Verso una nuova specie.
Achille Saletti, Cara figlia parliamo di droga. – Selene Edizioni
Sarah Bowen – Neha Chawala – G. Alan Marlatt, Mindfulness e comportamenti di dipendenza. Guida pratica alla prevenzione delle ricadute. – Raffaello Cortina Editore
Michele Lovato – David Maddalon, Affrontare la dipendenza. Strategie cognitivo-comportamentali per fronteggiare il disturbo da uso di sostanze. – Giovanni Fioriti Editore
Josef Zehentbauer, Chimica per l’anima. Psicofarmaci e terapie alternative. – Macro Edizioni
Paolo Cioni – Marco Della Luna, Neuroschiavi. – Macro Edizioni
Stefano Re, Mindfucking. – Castelvecchi
Joe Dispenza, Cambia l’abitudine di essere te stesso. – My Life
Lise Bourbeau – Le 5 ferite e come guarirle. – Amrita
Lise Bourbeau – Le 5 ferite vol. 2. Nuove chiavi di guarigione. – Amrita
Riccardo D’Este, Intorno al drago. La droga e il suo spettacolo sociale. – Acrati
Pema Chodron, Liberi dalle vecchie abitudini. – Nuova Terra Edizioni
Friends in Recovery. 12 passi per cristiani. – Edizione Privata
Paolo Scquizzato, L’inganno delle illusioni. I sette vizi capitali tra spiritualità e psicologia. – Effatà Editrice
Enzo Bianchi, Una lotta per la vita – Biblioteca Universale Cristiana
Gianfranco Ravasi, Le porte del peccato. I sette vizi capitali. – Oscar Mondadori
Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute – Chiesa, droga e tossicomania. Manuale di pastorale. – Libreria Editrice Vaticana
Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni – Programma di recupero dalle dipendenze. Guida al recupero e alla riabilitazione dalle dipendenze.