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Quando l’Antidepressivo Mima la Malattia: Il Caso delle Mioclonie Indotte da antidepressivi SSRI
Introduzione
Nel panorama della psichiatria biologica, gli effetti collaterali degli antidepressivi sono spesso sottovalutati o mal interpretati. Alcuni di questi effetti, in particolare quelli neurologici atipici, possono essere erroneamente diagnosticati come nuove patologie, alimentando un ciclo di diagnosi errate e di medicalizzazione.
Questo articolo inaugura una serie di approfondimenti che pubblicheremo su Mad in Italy dedicati agli effetti collaterali meno noti e alle problematiche spesso trascurate legate all’uso degli psicofarmaci. L’obiettivo è offrire uno sguardo critico e informato su sintomi che, pur essendo indotti dal trattamento, vengono frequentemente interpretati come segni di peggioramento della condizione psichiatrica o di nuove patologie. Attraverso casi clinici, evidenze scientifiche e strategie di gestione, la serie intende fornire strumenti utili per riconoscere questi fenomeni, promuovendo una pratica clinica più consapevole e centrata sulla partecipazione attiva dell’utente.
Il Caso delle Mioclonie: Un Effetto Collaterale Invisibile
Le mioclonie sono contrazioni muscolari rapide, improvvise e involontarie, che possono manifestarsi in diverse parti del corpo, spesso in modo imprevedibile. Si presentano come scatti muscolari simili a quelli che si possono avvertire prima di addormentarsi, ma in alcuni casi diventano persistenti, diffuse e disturbanti, interferendo con la qualità della vita del paziente.
Quando queste manifestazioni insorgono in soggetti in trattamento con antidepressivi — in particolare con gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) come sertralina, fluoxetina o escitalopram — il collegamento con il farmaco non è sempre immediato. Le mioclonie possono essere erroneamente interpretate come sintomi di patologie neurologiche primarie, come epilessia mioclonica, disturbi del movimento di origine extrapiramidale o persino malattie neurodegenerative, che sono illustrate nella tabella che segue.
Uno studio pubblicato su “Neurology” ha documentato diversi casi di mioclonie generalizzate associate all’uso di SSRI, evidenziando come in molti di questi casi i sintomi si siano risolti spontaneamente o con la sospensione del farmaco. Tuttavia, nella pratica clinica quotidiana, questo tipo di reazione avversa viene spesso trascurato o mal interpretato. Il paziente, invece di ricevere una valutazione farmacologica approfondita, viene indirizzato verso ulteriori accertamenti neurologici e trattamenti sintomatici, che includono l’introduzione di nuovi farmaci — come anticonvulsivanti o benzodiazepine — con il rischio di aggravare il quadro clinico complessivo.
Va però sottolineato che la sospensione di un SSRI non è un processo semplice né privo di rischi. L’interruzione improvvisa può causare una sindrome da sospensione, caratterizzata da sintomi come vertigini, irritabilità, insonnia, ansia, sintomi simil-influenzali e, in alcuni casi, un peggioramento delle mioclonie stesse. Paradossalmente, il mioclono può emergere o intensificarsi proprio durante la fase di dismissione, rendendo ancora più difficile distinguere tra sintomi da sospensione e quelli indotti dal farmaco stesso.
Per questo motivo, la sospensione deve essere sempre graduale e supervisionata da un professionista esperto. Le linee guida raccomandano una riduzione lenta e progressiva del dosaggio, adattata alla risposta individuale del paziente. In alcuni casi, può essere utile passare temporaneamente a un SSRI con emivita più lunga (come la fluoxetina) per facilitare il processo di dismissione.
Una maggiore consapevolezza di questi effetti e delle modalità corrette di gestione può prevenire diagnosi errate, trattamenti inappropriati e un inutile aumento del carico farmacologico, promuovendo un approccio più attento e personalizzato alla cura.
Diagnosi Differenziale: Comprendere le Condizioni da Escludere
Quando un paziente manifesta mioclonie durante o dopo l’assunzione di antidepressivi, è fondamentale considerare una serie di diagnosi differenziali. La tabella di sotto propone una panoramica delle principali condizioni che possono essere confuse con le mioclonie indotte da SSRI, inclusa la sindrome da sospensione da psicofarmaci, spesso trascurata ma clinicamente rilevante:
Condizione | Sintomi principali | Caratteristiche distintive | Relazione con SSRI |
Epilessie miocloniche | Scatti muscolari rapidi e involontari, alterazioni dell’elettroencefalogramma(ECG) | Alterazioni EEG, spesso in età giovanile o adulta | Può mimare mioclonie da SSRI |
Disturbi extrapiramidali | Tremori, rigidità muscolare, acatisia, discinesie | Causati da farmaci dopaminergici, sintomi complessi | SSRI possono contribuire a squilibri neurochimici |
Malattie neurodegenerative | Mioclonie, sintomi neurologici e cognitivi sfumati | Progressione nel tempo, segni neurologici/cognitivi | Sintomi sfumati possono essere confusi con mioclonie da SSRI |
Sindrome delle gambe senza riposo (RLS) | Bisogno di muovere le gambe, sensazioni spiacevoli, movimenti periodici degli arti durante il sonno | Peggiorano a riposo e di sera, sensazioni spiacevoli | SSRI possono peggiorare o scatenare RLS |
Sindrome da sospensione da psicofarmaci | Vertigini, irritabilità, insonnia, mioclonie, sintomi simil-influenzali | Insorgenza dopo riduzione o interruzione del farmaco, sintomi transitori | Può causare o peggiorare mioclonie durante la dismissione |
Questa tabella aiuta a visualizzare le differenze chiave tra le condizioni che possono essere erroneamente diagnosticate in presenza di mioclono. Una valutazione clinica attenta, che tenga conto della storia farmacologica e dell’evoluzione temporale dei sintomi, è essenziale per evitare trattamenti inappropriati e migliorare l’outcome del paziente.
Implicazioni Cliniche ed Etiche
Il mancato riconoscimento degli effetti collaterali neurologici atipici degli antidepressivi, come le mioclonie, ha conseguenze cliniche rilevanti:
Sovra-diagnosi di patologie neurologiche( sopra citate), spesso basate su sintomi farmacologicamente indotti ma interpretati come segni di nuove malattie.
Poli-farmacoterapia ( prescrizione di più di un farmaco), non necessaria, che espone il paziente a ulteriori effetti collaterali e complica il quadro clinico.
Crisi di fiducia nel paziente, che si sente “peggiorato” nonostante il trattamento, alimentando frustrazione e senso di impotenza.
Negazione dell’esperienza soggettiva, quando il paziente percepisce un chiaro nesso tra farmaco e sintomo, ma non viene ascoltato o creduto.
In questo contesto, è fondamentale promuovere un approccio clinico più aperto e collaborativo. La diagnosi differenziale non dovrebbe essere un processo esclusivamente tecnico, ma un percorso condiviso, in cui il paziente partecipa attivamente alla comprensione dei propri sintomi. Questo può avvenire attraverso:
Un dialogo aperto e non giudicante con lo psichiatra, in cui il paziente possa esprimere dubbi, osservazioni e vissuti legati al trattamento.
Il coinvolgimento di specialisti alla pari (peer support), persone con esperienza diretta di trattamenti psichiatrici, che possono offrire ascolto empatico e validazione.
L’uso di un diario giornaliero, in cui il paziente annota sintomi, variazioni del trattamento, eventi stressanti e cambiamenti nel funzionamento quotidiano. Questo strumento può aiutare a identificare pattern ricorrenti e a distinguere tra effetti del farmaco, sintomi della patologia e reazioni da sospensione.
Vignetta Clinica: Il Caso di Donatella
Nota: Questa vignetta è basata su un composito di casi reali, ma non è riconducibile a un singolo individuo. Il suo scopo è illustrare lo svolgimento di un piano terapeutico collaborativo che coinvolga idealmente il medico psichiatra, l’utente, lo specialista alla pari (se necessario) e il terapeuta, sottolineando il ruolo di ciascuno nel fornire sostegno all’utente.
Profilo della Paziente
Nome: Donatella
Età: 38 anni
Diagnosi iniziale: Disturbo depressivo maggiore
Trattamento iniziale: Escitalopram 10 mg/die
Decorso Clinico
Dopo circa quattro settimane di trattamento, Donatella inizia a manifestare scatti muscolari improvvisi agli arti inferiori, soprattutto durante il riposo notturno. I sintomi peggiorano progressivamente, compromettendo il sonno e la qualità della vita.
Il medico curante la indirizza a un neurologo, che ipotizza una forma di epilessia mioclonica e prescrive un EEG, che risulta negativo. Nonostante ciò, viene avviata una terapia con clonazepam.
Nel frattempo, Donatella legge su un forum esperienze simili legate all’escitalopram. Inizia a tenere un diario dei sintomi, notando una correlazione temporale tra l’assunzione del farmaco e l’insorgenza delle mioclonie. Ne parla con il suo medico, che inizialmente minimizza, ma accetta di sospendere gradualmente l’antidepressivo, coinvolgendo anche uno specialista alla pari per supportarla nel processo.
Esito
Nel giro di dieci giorni dalla sospensione dell’escitalopram, le mioclonie scompaiono completamente. Il clonazepam viene sospeso rapidamente senza conseguenze poiché prescritto solo per un breve periodo. Donatella prosegue con un percorso psicoterapico non farmacologico e continua a utilizzare il diario per monitorare il proprio benessere.
Discussione
Questo caso mette in evidenza:
La difficoltà nel riconoscere effetti collaterali neurologici atipici come iatrogeni.
Il rischio di sovra-diagnosi neurologica e di una poli-farmacoterapia non necessaria.
L’importanza dell’ascolto del paziente e della revisione critica del trattamento farmacologico.
Il valore del diario clinico e del supporto tra pari come strumenti di “empowerment” e monitoraggio.
Conclusione
L’importanza del Lavoro di Team nella Gestione degli Effetti Collaterali
Il caso di Donatella dimostra quanto sia essenziale un approccio di équipe per riconoscere e affrontare gli effetti collaterali degli psicofarmaci, soprattutto quando si presentano in forme atipiche e poco frequenti. La collaborazione tra psichiatra, terapeuta, specialista alla pari e utente permette di valorizzare l’esperienza soggettiva della persona e costruire percorsi di cura più attenti, efficaci e personalizzati.
Bibliografia
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→ Studio osservazionale su larga scala che analizza l’associazione tra antidepressivi (inclusi SSRI) e nove sottotipi di disturbi del movimento. - Goldman JG, Galicia CMG.
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→ Capitolo di libro che esplora i meccanismi, i fattori di rischio e la gestione clinica dei disturbi del movimento associati agli SSRI. - Maviglia M, Guerra L, Gandolfi M. Sospendere gli psicofarmaci: come e perché? Costruire un percorso personalizzato ed efficace. Fabbrica dei Segni; 2024.Sospendere gli psicofarmaci: come e perché – Costruire un percorso personalizzato ed efficace – Mad in Italy (mad-in-italy.com)
- Breggin PR. La sospensione degli psicofarmaci – Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie. Giovanni Fioriti Editore; 2018.La sospensione degli psicofarmaci, un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie – Mad in Italy (mad-in-italy.com)