Non sparate al Messaggero- di Robert Whitaker

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Laura Guerra

Robert Whitaker, il famosissimo giornalista investigativo, autore di pubblicazioni critiche sulla impostazione organicista della psichiatria odierna e fondatore di MAD IN AMERICA, che si è espanso in questi ultimi anni a MIA Global Network, che include siti web affiliati in 11 Paesi tra cui MAD IN ITALY, ha voluto gentilmente offrirci il suo supporto, quando è venuto a conoscenza dell’attacco mediatico a MAT IN ITALY.

Riportiamo qui sotto i suoi commenti, che cercano di chiarire la posizione sia di MAT IN ITALY che di MAD IN ITALY, che riassumiamo con uno dei suoi commenti alla fine dell’articolo” …uno dei nostri obiettivi principali è quello di rendere note al pubblico le realtà scientifiche che contrastano con la narrativa convenzionale”.

Ringraziamo di cuore Robert Whitaker per il supporto mostratoci a continuare la nostra battaglia per un sistema di salute mentale che ripudi il riduzionismo del modello organicista, per abbracciare quello psicosociale, che mette in risalto gli aspetti contestuali del disagio emotivo, e che include, come parte essenziale, i principi del recovery e la partecipazione determinante degli utenti. (Marcello Maviglia)

Non sparate al Messaggero

Di Robert Whitaker

È sempre difficile sfidare un paradigma di pensiero consolidatosi nel tempo. Questo  è particolarmente vero quando si tratta di sfidare il paradigma di cura esistente in psichiatria. Più le voci critiche si innalzano, più è probabile che saranno soggette a tentativi di screditamento.

L’attuale paradigma di cura in psichiatria risale al 1980. È allora che l’Associazione Psichiatrica Americana (APA), con la pubblicazione della terza edizione del Manuale Diagnostico e Statistico (DSM III), adottò  il Disease Model (“modello organicista”, ndr) per la diagnosi e il trattamento dei disturbi psichiatrici. L’APA e le aziende farmaceutiche ci raccontarono che i principali disturbi psichiatrici avevano basi organiche causate da squilibri chimici nel cervello, che potevano essere trattati con successo con farmaci che risolvevano tali squilibri, come l’insulina per il diabete.

Ho co-fondato la webzine Mad in America nel 2012, non molto tempo dopo aver pubblicato il libro Anatomia di un’epidemia. In quel libro ho raccontato come questa narrazione del progresso nella psichiatria fosse smentita dalla letteratura scientifica.

La letteratura scientifica raccontava questa storia: le cause biologiche dei principali disturbi mentali rimangono sconosciute; gli psicofarmaci inducono anomalie nelle funzioni dei neurotrasmettitori, anziché risolverle gli psicofarmaci, a lungo termine peggiorano gli esiti, almeno nel complesso. Il loro uso a lungo termine aumenta, infatti, la probabilità che una persona rimanga sintomatica e soffra di qualche tipo di compromissione funzionale.

Tenendo conto di queste informazioni, abbiamo creato la webzine Mad in America con una breve dichiarazione della sua missione. Crediamo che il modello di cura basato sulla malattia (modello organicista) sia fallito e che la società debba ripensarlo radicalmente. Questo è ciò che la scienza ci esorta a fare.

Oggi abbiamo siti web affiliati in 11 Paesi che condividono questa visione, a testimonianza di uno sforzo internazionale dal basso verso questo obiettivo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, in un rapporto del 2021, ha chiesto una rivoluzione nell’assistenza psichiatrica, abbandonando il modello biologico per un approccio più olistico. Anche il relatore speciale delle Nazioni Unite per la salute, Dainius Puras, ha auspicato un simile cambiamento.

Tuttavia, anche se gli appelli a una rivoluzione del pensiero e della pratica provengono da organizzazioni così prestigiose, coloro che sfidano il paradigma di cura esistente della psichiatria possono ancora aspettarsi di subire da parte dei difensori di tale paradigma attacchi per screditarli.

Ciò è particolarmente vero proprio perché i difensori del modello bio-medico non sono in grado di difendere su basi scientifiche il modello di cura della “malattia” psichiatrica e devono quindi affidarsi ai tentativi di “uccidere il messaggero”. Attaccheranno perciò dicendo che le persone che criticano il modello sono “di parte”, sono membri di una setta, non capiscono la scienza, fanno del male con le loro critiche pubbliche, i pazienti soffriranno se smettono di prendere gli psicofarmaci e così via.

Una dimensione della tendenza ad “uccidere il messaggero” è l’incolpare i critici quando si verifica un evento o un incidente che può essere attribuito a un paziente che ha sviluppato un rapporto conflittuale nei confronti della psichiatria tradizionale. Colui che è stato critico del sistema può essere pubblicamente accusato di aver provocato l’azione.

L’attacco pubblico a Mat in Italy, collegato all’attività di Mad in Italy, in risposta all’uccisione di una psichiatra da parte di un ex paziente, è di questo tipo.

Il paziente non ha avuto alcun rapporto con gli esponenti di Mat o Mad in Italy. L’attività di Mat e Mad in Italy si concentra principalmente sulla comunicazione di risultati scientifici che smentiscono la narrativa convenzionale e sull’esplorazione di alternative al modello di cura organicista, ma assistiamo comunque ad accuse pubbliche di “complicità” nel crimine.

In realtà tutto questo dovrebbe esser visto per quello che è: uno sforzo da parte dei difensori del modello organicista di sfruttare questa tragedia per cercare di screditare coloro che stanno mettendo in seria discussione il modello.

Tutto ciò che Mad in America e i suoi affiliati possono fare in risposta è questo: mettere semplicemente in evidenza che uno dei nostri obiettivi principali è quello di rendere note al pubblico le realtà scientifiche che contrastano con la narrativa convenzionale.

Crediamo che il pubblico debba essere informato su questi aspetti e che la conoscenza che ne scaturisce possa un giorno favorire un fondamentale cambiamento di paradigma nelle cure psichiatriche.

E Mad in Italy, sono orgoglioso di dirlo, è un importante contributo a questo sforzo collettivo internazionale.

(il grassetto è a cura della redazione)

 

Note bibliografiche

Omicidio della psichiatra Capovani, cos’è il gruppo Facebook “Mat in Italy” frequentato dal presunto omicida – Open

Indagine su un’epidemia | Giovanni Fioriti Editore

Diritti umani e salute mentale globale – Sfide, opportunità e prospettive per il futuro – Mad in Italy (mad-in-italy.com)

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Laura Guerra è laureata in Scienze Biologiche e ha conseguito il dottorato di ricerca in Farmacologia all'Università di Ferrara. Si interessa dei trattamenti psicofarmacologici nel contesto psicosociale del disagio emotivo. Pone particolare attenzione ai problemi dell'eta giovanile e infantile. Ha tradotto il libro di Peter Breggin "La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie". Ha inoltre tradotto il libro di Joanna Moncrieff "Le pillole più amare. La storia inquietante dei farmaci antipsicotici". Recentemente, insieme a Marcello Maviglia e Miriam Gandolfi, ha pubblicato il libro "Sospendere gli psicofarmaci: Come e perché. Costruire un percorso personalizzato ed efficace.