Disforia di genere – Un sintomo psicopatologico individuale o la qualità emergente di un sistema di controllo sociale globalizzato?

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Miriam Gandolfi

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Disforia di genere – Un sintomo psicopatologico individuale o la qualità emergente di un sistema di controllo sociale globalizzato?

Somministrare farmaci ai bambini per bloccare la pubertà con la motivazione “pseudo-psicologica e pseudo scientifica” di dare più tempo ai prepuberi di maturare ed evitare loro ansia, depressione e rischio di suicidio. I bambini non sono nespole o mele da tenere in granaio!

Da quando David Bell già presidente della British Psychoanalityc Society, in una intervista del 26 gennaio 2021, ha scoperchiato la pentola finalmente si riesce ad ottenere dei dati. Purtroppo non quelli italiani!

Lo psichiatra parla dei gravissimi danni procurati dalla Tavistock Clinic ai bambini che, dopo aver coniato la diagnosi di disforia di genere (rifiuto del proprio corpo) ha visto, dal 2018 al 2021 una vera e propria epidemia di tale “disturbo mentale” con un incremento del 318%. Ciò ha portato ad autorizzare una sperimentazione di farmaci (ormoni e psicofarmaci) of Label a partire dalla seconda infanzia, fino alla rimozione/rimodellazione chirurgica di organi genitali e ghiandole mammarie negli adolescenti di entrambi i sessi.  

Attribuire un tale massacro agli interessi delle case farmaceutiche è assolutamente riduttivo. Perché sarebbe come incolpare il maggiordomo invece del suo Padrone. Certo esse sono dei fedeli servitori, come sempre disponibili a offrire mezzi per raggiungere mete di modellamento sociale, traendone anche grandi vantaggi.

Due le considerazioni di fondo che affronto nella conferenza organizzata da Mad in Italy (segue link).

La prima considerazione: sentirsi/diventare donna e sentirsi/diventare uomo –identità di genere– sono processi sostanzialmente costruiti socialmente. Non coincidono con l’identità sessuale biologica. Infatti essi esprimono l’organizzazione sociale, di uno specifico modello culturale e politico in un particolare momento storico.

Ridurre il processo che porta ogni Persona a costruire la propria identità ad un puro rifiuto o accettazione di un corpo biologico, è il perfetto esempio dello spirito di questo tempo in cui il corpo è considerato una ingombrante zavorra, che si può smontare, rimodellare anche sostituire completamente come una macchina, grazie alla biotecnologia.

Il grido dei preadolescenti e adolescenti, che sono nel pieno della ricerca della loro identità,: “aiutami a sapere chi vorrei diventare”, riceve la risposta: “ti faccio diventare una macchina!”. Stiamo assistendo al compimento del progetto transumanista, in corso da anni ed ora sdoganato.

La seconda considerazione: abbiamo presente cos’e il Tavistock Institute di Londra di cui la Tavistock Clinic è una emanazione?

Nato nel 1920, ha guadagnato nel tempo la reputazione di faro nel mondo intellettuale, non solo anglosassone, e un tempio della psicoanalisi anche infantile.

Negli anni ‘40 -’45 la Tavistock Clinic si occupò per conto del Governo di selezione del personale militare, riabilitazione sociale dei reduci, trattamento delle nevrosi di guerra, coinvolgendo diversi psichiatri, psicoanalisti e psicologi sociali che durante la guerra avevano prestato servizio nell’esercito. Tra i più famosi, perché ogni studente di psicologia e di psichiatria dovrebbe averli studiati almeno un po’, cito Wilfred Bion, Tom Main e Edwin Sutherland per i loro studi sul peso e l’effetto del gruppo sui comportamenti individuali.

Nel corso degli ultimi 50 anni il Tavistock Institute e la Tavistock Clinic hanno sviluppato, sia in collaborazione sia separatamente, un’intensa attività di ricerca e intervento nell’area dell’analisi istituzionale applicandone i risultati all’analisi dei sistemi di cura e di sicurezza sociale, alla consulenza aziendale e all’analisi dei processi organizzativi, con particolare riguardo all’autorità e alla leadership. Tutto ciò allargando la collaborazione ad esperti di scienze politiche, di economia e di teorie aziendali.

Appare perciò più che legittima la domanda se, protetti dal prestigio storico di questa istituzione, per anni si è potuto portate avanti un progetto di controllo e costruzione della società futura, che non può prescindere dai quesiti sull’aumento della popolazione mondiale e della riduzione e gestione sempre più conflittuale delle risorse?

Disforia di genere: un sintomo psicopatologico individuale o la qualità emergente di un sistema di controllo sociale globalizzato?

https://mad-in-italy.com/2023/03/transgender-e-diagnosi-di-disforia-di-genere/

Bibliografia

https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/tavistock-clinica-orrori-lobby-lgbt-241611/

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Si laurea in Psicologia nel luglio 1976 presso l'Università di Padova e da subito di occupa di temi di integrazione e contrasto alle istituzioni segreganti, ambito che resterà sempre di suo maggior interesse. Infatti nel settembre 1976 accetta di lavorare per il neocostituito Centro Spastici di Bolzano che dopo alcuni anni diventerà il Servizio Provinciale Specialistico per la Riabilitazione dei Neurolesi e Motulesi, occupandosi del superamento delle scuole speciali e degli istituti per adulti incluse le strutture manicomiali. Completa la sua formazione presso il reparto di psicosomatica della Clinica Pediatra dell'Universita di Innsbruck ( 1977) dove si avvicina all'approccio sistemico alla malattia mentale, noto poi come Milan Approch. Proseguirà e concluderà la sua formazione in questo indirizzo a Milano, nel periodo 1980- 1985 divenendo, nel momento della sua fondazione, membro e didatta della Società Italiana di Ricerca e Terapia Sistemica (S.I.R.T.S.). Dal 1999 al 2018 è docente presso l' Istituto Europeo di Terapia Sistemo-relazionale di Milano.( EIST riconosciuta MIUR nel 2001). Lascia il Servizio pubblico nel 1992 mantenendo attività di formazione e supervisione per vari servizi socio-sanitari pubblici e docenze a contratto universitarie. Dal 2020 è docente a contratto presso l'Universita di Bergamo per il corso di Alta Formazione sui Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Dal 1992 è co-titolare del Centro di Psicologia della Comunicazione e dell'Officina del Pensiero ( Bolzano e Trento) dove svolge e coordina attività di ricerca in particolare nell'ambito di autismo, DSA e ADHD , temi su cui ha prodotto pubblicazioni. Si è sempre impegnata anche per valorizzare la categoria professionale degli Psicologi assumendo la carica di Segretario provinciale del sindacato degli psicologi prima della costituzione dell'Ordine Professionale (1989) è poi quella di primo presidente dell'Odine Provinciale Provincia Autonoma di Bolzano. Dr. Miriam Gandolfi Psicologa psicoterapeuta Bolzano/Trento www.officinadelpensiero.eu 0471/261719