Follia e soprannaturale – Il ruolo naturale del folle

0
556
Laura Guerra

 

Nell’articolo l’autore riflette sulla funzione della psichiatria con senso critico, includendo elementi che derivano dalla sua esperienza personale di utente. Molto sinteticamente riflette sul ruolo del folle e il soprannaturale.

Buona lettura!

Articolo di Gio Beppini

Premesso che personalmente io non credo in nulla di soprannaturale, tuttavia il soprannaturale esiste da sempre nella mente dell’uomo, almeno dell’homo sapiens. E forse non solo nell’uomo: pare che certi elefanti manifestino una qualche credenza di tipo soprannaturale, strofinandosi addosso le ossa degli elefanti defunti, nel suggestivo cimitero degli elefanti.

Non si sa bene perché esista il soprannaturale nella testa degli uomini, ma esiste da sempre nella mente umana. Probabilmente poteva spesso essere una sorta di proiezione del capobranco. Un super capobranco acquisiva doti divine, ed era funzionale al comportamento sociale dell’uomo.

Ce ne è tracce nei Faraoni ma anche fino a non molto tempo fa nell’imperatore del Giappone. Ma non esiste solo il soprannaturale “divino”, esistono un infinità di soprannaturali. C’è chi crede nella telepatia, nell’oroscopo, nelle “energie”, negli extraterrestri, nel karma, nella reincarnazione, nell’impiego di onde elettromagnetiche per leggerti nel pensiero e comunicare con te.

I soprannaturali sono un infinità. E come si trasmette il soprannaturale alle persone comuni? Attraverso dei tramiti: Sciamani, Druidi, Streghe e Stregoni, Profeti, Santi, Messia, erano o sono tutt’oggi dei tramiti tra soprannaturale e persone comuni.

Uno dei ruoli fondamentali della follia è proprio quella di fare da tramite tra soprannaturale e persone comuni.

Chi crede nel folle, il quale desidera fortemente essere creduto, assume la credenza in un dato soprannaturale. Poco importa se probabilmente nessun soprannaturale esiste realmente. I folli hanno principalmente questa funzionalità sociale di rilevanza incredibile. E questa è la loro ragion d’essere, la loro funzione naturale.

Padre Pio, San Paolo, San Francesco e Gesù di Nazaret erano tutti folli. Il folle può parlare con Dio padre, nel senso che non è lui che parla e Dio non risponde, bensì lui tace e Dio gli parla, cosa che per le persone comuni è impossibile.

Il fenomeno delle voci e delle visioni, parimenti può essere visto dal folle come un collegamento con l’aldilà oppure, più di recente, con onde elettromagnetiche tali da entrare in contatto con i propri pensieri (si veda Emiliano Babilonia su youtube).

Ebbene tutti questi sono antichi o nuovi profeti, che possono avere grande seguito sia tra i folli ma soprattutto, quelli delle tradizioni soprannaturali più consolidate, tra le persone comuni: almeno il 77% della popolazione mondiale crede in qualcosa di soprannaturale. Ciò che importa sottolineare comunque è che, anche pagando 1.000.000 di euro, al momento non esiste nessun esame organico tale da identificare nessuna follia in generale.

Ciò significa che il termine “malattia” è del tutto inappropriato per la follia. Ma, invece, la follia è un qualcosa di totalmente naturale ed ha il suo ben definito e fondamentale ruolo sociale di collegamento tra soprannaturale e umano.

Nell’ottica del modello psico-sociale della psichiatria, questo elemento deve essere tenuto in grandissimo conto, perché il ruolo sociale che il folle può dipendere moltissimo anche da queste sue attitudini naturali. Ovvio che non tutti debbano diventare Profeti, Veggenti o Messia, tuttavia nel loro piccolo ogni folle ha un’attitudine di questo tipo, dal voler “salvare il mondo” al volere che gli altri credano in ciò che sono le sue convinzioni.

Nell’ottica psico-sociale è fondamentale tener conto di queste naturali attitudini dei folli, che nulla hanno a che vedere con una inesistente “malattia”.

Per ciò che riguarda gli psicofarmaci: questi possono essere utili al folle laddove voglia cercare di condurre una vita più normale e comune, tuttavia resta il fatto secondo me che, sempre in base al modello psico-sociale, gli psicofarmaci vadano minimizzati quanto più possibile.

Ed invece nella psicoterapia è fondamentale tener conto di questi aspetti sociali fondamentali e naturali del folle. La follia dunque non è un qualcosa che va semplicemente cancellato ed eliminato come una “malattia”, ma bensì un modo di essere non comune, paragonabile per certi versi al modo di essere dei gay, ma è ancora meno comune, e tuttavia si tratta anche di un modo di essere che può far soffrire, dunque è indicato sì l’utilizzo di sostanze psicotrope per alleviare la sofferenza, tuttavia bisogna anche tener conto del motivo per cui i folli esistono, e del perché fino ad oggi, nonostante miliardi e miliardi investiti in ricerca, non si è trovato uno straccio di prova di anomalia organica nel cervello di nessun folle.

Gio Beppini

SHARE
Previous articleProibire la contenzione meccanica nelle istituzioni sanitarie, assistenziali e penitenziarie italiane
Next articleIl paradigma non farmacologico in aumento per il trattamento delle “psicosi”
Laura Guerra è laureata in Scienze Biologiche e ha conseguito il dottorato di ricerca in Farmacologia all'Università di Ferrara. Si interessa dei trattamenti psicofarmacologici nel contesto psicosociale del disagio emotivo. Pone particolare attenzione ai problemi dell'eta giovanile e infantile. Ha tradotto il libro di Peter Breggin "La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie". Recentemente ha tradotto il libro di Joanna Moncrieff "Le pillole più amare. La storia inquietante dei farmaci antipsicotici".

LEAVE A REPLY