Il paradigma non farmacologico in aumento per il trattamento delle “psicosi”

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Laura Guerra
By Robert Whitaker
In questo video, Robert Whitaker esamina le evidenze scientifiche che sostengono la necessità di un cambiamento radicale per la psichiatria e illustra dei progetti pilota che affrontano la sofferenza psichica in modo innovativo.
A partire dagli anni ’80, la nostra società ha adottato sistemi di cura che riflettono il “modello di malattia” promosso dall’American Psychiatric Association e dall’industria farmaceutica (modello organicista o bio-medico).
Quella narrativa è crollata. . . le diagnosi nel DSM non sono state convalidate come reali malattie; le conseguenze della cosiddetta “malattia mentale” sono aumentate e al tempo stesso si stanno accumulando sempre più evidenze sul fatto che gli psicofarmaci, a lungo termine, aumentano la cronicità dei disturbi psichiatrici.
Questo disfacimento del paradigma biologico od organicista offre un’opportunità per un cambiamento radicale.
Per esempio, in Norvegia, il ministero della salute ha ordinato che il trattamento “senza farmaci” sia messo a disposizione dei pazienti psichiatrici nelle strutture ospedaliere.
Infatti, in Norvegia è stato aperto un ospedale privato che cerca di aiutare i pazienti cronici a ridurre gradualmente gli psicofarmaci o ad essere trattati senza il loro uso.
In Israele, sono sorte numerose case “Soteria”, che forniscono cure residenziali a pazienti psicotici, riducendo al minimo l’uso di antipsicotici.
La ricerca su Hearing Voices Networks (Movimento degli uditori di voci) sta fornendo prove della loro “efficacia” nell’aiutare le persone a riprendersi.
Il trattamento del Dialogo aperto (Open dialogue), che è stato sviluppato nel nord della Finlandia e che ha comportato la riduzione al minimo dell’uso di antipsicotici, è stato adottato in molti contesti negli Stati Uniti e all’estero”.
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Laura Guerra è laureata in Scienze Biologiche e ha conseguito il dottorato di ricerca in Farmacologia all'Università di Ferrara. Si interessa dei trattamenti psicofarmacologici nel contesto psicosociale del disagio emotivo. Pone particolare attenzione ai problemi dell'eta giovanile e infantile. Ha tradotto il libro di Peter Breggin "La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie". Ha inoltre tradotto il libro di Joanna Moncrieff "Le pillole più amare. La storia inquietante dei farmaci antipsicotici". Recentemente, insieme a Marcello Maviglia e Miriam Gandolfi, ha pubblicato il libro "Sospendere gli psicofarmaci: Come e perché. Costruire un percorso personalizzato ed efficace.

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