ADHD – Una diagnosi medica valida?

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Laura Guerra

 

Nel corso della storia non sono mai mancati nelle scuole i bulli e gli scansafatiche, ma nessuno di loro aveva mai avuto una diagnosi psichiatrica. Prima degli anni ’80 negli Stati Uniti ai bambini e ai ragazzi non venivano somministrati psicofarmaci per correggere il loro comportamento.

Che cosa è successo poi?

 

Come è stata promossa l’ADHD negli Stati Uniti?

Nel 1980, con la pubblicazione della terza edizione del DSM (Diagnostic and Statistical Manual) (1) viene descritto per la prima volta il Disturbo da deficit dell’attenzione (DDA) e nella riedizione del ’87 venne aggiunta la componente Iperattività (ADHD, Attention deficit hyperactivity disorder).

Secondo l’APA (American Psychiatric Association) il 5% dei bambini americani soffrirebbe di ADHD, ma oltre il 15% dei bambini e giovani americani, attualmente, ha ricevuto la diagnosi e molti di loro sono sottoposti a potenti psicofarmaci con conseguenze negative per tutta la vita. L’ADHD negli Stati Uniti ha assunto le proporzioni di un’epidemia.

 

Il grosso incremento delle diagnosi si è avuto tra gli anni ’80 e ’90

Nel 1987 il colosso farmaceutico CIBA GEIGY (oggi NOVARTIS e produttrice del RITALIN) decise di sostenere economicamente e con un supporto informativo la CHADD (Children and Adults with Attention Deficit/Hyperactivity Dysorder), associazione dei familiari di bambini e adulti ADHD) (2), fondata l’anno precedente.

Come riportato nel PBS Merrow Report del 1995, la CHADD ha fornito ai genitori iscritti all’associazione informazioni non corrispondenti alla realtà riguardo l’uso degli stimolanti, quali il RITALIN, esagerandone i benefici e minimizzandone gli effetti collaterali. (3)

Tra le informazioni fuorvianti la CHADD ha promosso l’ADHD come un disturbo di origine organica, descritto come un disturbo del neurosviluppo e caratterizzato da uno squilibrio chimico della dopamina, che secondo tale ipotesi sarebbe presente in quantità ridotta. Questa ipotesi serviva a giustificare l’uso degli stimolanti che, come meccanismo d’azione, provocano un aumento della dopamina nello spazio sinaptico. In pratica, il messaggio era che gli stimolanti come il RITALIN servono per “correggere lo squilibrio” chimico e riportare i bambini alla normalità.

Il risultato di ciò fu un aumento del 500% dei bambini etichettati ADHD tra il ‘90 e il ’95 e del 700% nel ’97. (2)

La CHADD riporta regolarmente l’importo che riceve ogni anno dalle case farmaceutiche. Tra il 2008 e il 2009, ad esempio, ha preso ha preso 1.174.626 dollari da Eli Lilly, McNeil filiale della Johnson & Johnson’s, Novartis, Shire US e UCB, spendendo 330.000 dollari per la sua conferenza annuale, 114.950 dollari per il suo gala di ventesimo anniversario.

Tra il 2006 e il 2009, la SHIRE intravide nella CHADD una opportunità di espandere il mercato dello stimolante ADDERALL e finanziò la CHADD con 3 milioni di dollari per avere la rivista bimestrale della CHADD, Attention, distribuita agli studi dei medici a livello nazionale. (3)(4)

La CHADD divenne una grande sostenitrice del trattamento farmacologico nei bambini che ricevono la diagnosi di ADHD. La sua attività comprende l’organizzazione di meeting, la distribuzione di depliant, la produzione e la presentazione di video ai genitori, come il famoso ADD and Loving it in cui si esaltano gli effetti benefici degli stimolanti e se ne minimizzano gli effetti collaterali, dove il RITALIN viene addirittura descritto più sicuro dell’aspirina.

La CHADD divenne un tale promotore dell’uso del RITALIN che nel 1995 il Consiglio internazionale di stato per il controllo dei narcotici dichiarò “Il trattamento dell’ADD col RITALIN è attivamente promosso da un’influente associazione di genitori che ha ricevuto significativi contributi finanziari dalla casa farmaceutica produttrice di questo farmaco”. (3)

 

Come viene promossa l’ADHD in Italia?

In Italia la diagnosi di ADHD ha cominciato a diffondersi con un ventennio di ritardo rispetto agli Stati Uniti.

Una delle associazioni più influenti nella diffusione delle informazioni che riguardano l’ADHD è l’Aifa onlus (Associazione italiana famiglie ADHD). (5)

 

Attività dell’Aifa onlus

Come la CHADD americana l’Aifa onlus produce e promuove libri, documenti e video propri.

Tra i vari libri compaiono quelli dello psicologo americano Russell Barkley. Barkley è uno dei maggiori promotori della diagnosi di ADHD e dell’uso degli stimolanti attraverso una produzione notevolissima di libri e pubblicazioni sull’argomento.

La posizione di Barkley è controversa e viene messa in discussione per i suoi legami con varie case farmaceutiche delle quali risulta essere sul libro paga, in particolare della Eli Lilly, dalla quale ad es. nel solo triennio che va dal 2010 a 2013 ha incassato quasi 130.000 dollari (6) e della casa farmaceutica Takeda Pharmaceutical per la quale nel 2018 è stato consulente pagato per la promozione di un dispositivo di formazione digitale per l’ADHD. (7)

Alan Schwarz, autore del libro ADHD Nation lo individua come “scienziato sponsorizzato dal settore farmaceutico” che “ogni anno accettava somme a cinque o sei cifre per il lavoro sponsorizzato dall’industria“. (8)

Analogamente alla CHADD americana l’Aifa onlus tra i vari donatori ha due case farmaceutiche: il colosso ELI LILLY e la WYETH LEDERLE. La Eli Lilly è produttrice di Strattera, il farmaco autorizzato in Italia, insieme al Ritalin, per il trattamento dell’ADHD.

L’Aifa onlus sostiene con forza la natura organica dell’ADHD, affermando che si tratterebbe di un disturbo a trasmissione genetica, caratterizzato da un difetto del neurosviluppo del bambino. (5)

Nelle varie sezioni del sito si legge che i bambini che ricevono la diagnosi presenterebbero delle anomalie della corteccia prefrontale, di parte del cervelletto e dei gangli della base e che la tecnica di Neuro imaging darebbe immagini caratteristiche differenti da quelle ottenute sui coetanei che non hanno ricevuto la diagnosi. Vengono inoltre individuati geni responsabili della trasmissione genetica del disturbo.

A supporto di tali affermazioni, tuttavia, oltre alle dichiarazioni personali di vari esperti non vi è alcuna evidenza scientifica.

 

La diagnosi di ADHD

Se si trattasse realmente di un disturbo di origine organica sarebbe possibile utilizzare i test genetici per verificare le sequenze geniche menzionate; sarebbe possibile utilizzare l’analisi di Neuro imaging descritte come caratteristiche del disturbo e sarebbe possibile utilizzare le radiografie per dimostrare le alterazioni cerebrali descritte per i bambini classificati ADHD.

Ma niente di tutto questo è possibile!

La diagnosi, infatti, secondo l’Istituto superiore di sanità può essere fatta unicamente attraverso la somministrazione di test alla famiglia e alla scuola. (9)

Non può essere utilizzato per la diagnosi alcun esame clinico o di laboratorio, se non per escludere reali cause organiche, quali traumi cranici, infezioni batteriche o virali o altro che possono generare i sintomi tipici dell’ADHD.

 

Studio MTA nei bambini che hanno ricevuto la diagnosi di ADHD

L’Aifa onlus basa molte delle proprie affermazioni riguardo l’efficacia e la sicurezza degli stimolanti sullo studio MTA-Multimodal Study of Children with ADHD, commissionato dall’Istituto Nazionale della Salute mentale degli Stati Uniti. (10)

Lo studio condotto nel 1999 aveva lo scopo di valutare se i bambini affetti da disturbo ADHD beneficiassero del trattamento farmacologico, del trattamento farmacologico associato a psicoterapia, della sola psicoterapia, o della sola cura medica di routine.

I risultati dello studio pubblicati nel 1999 avevano mostrato che il trattamento con stimolanti aveva prodotto vantaggi rispetto alla psicoterapia o alla cura medica di routine.

La presentazione positiva dello studio MTA produsse un aumento di prescrizioni dei farmaci contro il disturbo da deficit di attenzione e iperattività.
Le prescrizioni di stimolanti nei soli Stati Uniti passarono da 28.3 milioni nel 2004 a 39.5 milioni nel 2008.

Tuttavia, lo studio continuò nel tempo e i risultati di follow-up pubblicati nel 2007 non mostravano differenze comportamentali tra i bambini trattati farmacologicamente e quelli non trattati. Inoltre, i bambini trattati per 3 anni erano più piccoli e più magri dei coetanei non trattati. Nonostante i risultati, il NIHM (National Institute of Mental Health) minimizzò il dato sulla crescita causato dagli stimolanti. (11)

Secondo il coordinatore del gruppo di ricerca William Pelham della State University of New York a Buffalo negli Stati Uniti, l’interpretazione più ovvia dei dati dello studio MTA è che gli stimolanti potrebbero essere utili nel breve periodo, ma inefficaci, e forse pericolosi, nel lungo periodo. (11) Ha inoltre aggiunto in una dichiarazione al Washington Post che i suoi colleghi avevano ripetutamente cercato di distogliere l’attenzione dalle evidenze di queste risultanze.

L’Aifa onlus, tuttavia, non ha aggiornato il suo sito con i nuovi dati di follow up usciti dallo studio MTA, nei quali si evidenziava la mancanza di vantaggi del trattamento con stimolanti e l’insorgenza dei problemi legati all’accrescimento.

Il caso Biederman

Un’indagine del Senato americano, nel 2008 ha rivelato che Joseph Biederman, T. Wilens e T. Spencer, i 3 ricercatori più prolifici e rispettati nel campo dell’ADHD, erano sostanzialmente sovvenzionati dalle case farmaceutiche e non avevano reso pubblico il loro palese conflitto di interessi. Biederman ha ricevuto solo per le consulenze 1.6 milioni di dollari da Big Pharma. (8)

L’opera di consulenza e di promozione della diagnosi di ADHD consisteva sostanzialmente nel dare tre messaggi:

  1. il disturbo è mal diagnosticato ( e quindi molti più bambini ne soffrono)
  2.  gli stimolanti sono sicuri ed efficaci
  3.  se L’ADHD non è trattato porta a rischi significativi di fallimento accademico, dipendenza da droghe, incidenti e problemi con la legge. (8)

I 3 ricercatori sono stati puniti dalla Harvard Medical School e dal Massachusetts General Hospital, di cui facevano parte, per violazione del conflitto di interessi, tuttavia la loro opera di divulgazione ha sortito l’effetto desiderato.

 

Conclusioni

Con le osservazioni presentate nell’articolo non si vuole affermare che l’ADHD non esista, o per meglio dire i sintomi esistono, possono essere problematici e a volte dolorosi per il bambino, la sua famiglia e creare disagio in campo scolastico.

Tuttavia, tali sintomi non hanno come causa la causa organica individuata e promossa dalle associazioni dei familiari e dai loro referenti scientifici.

Per ogni bambino occorre individuare le reali cause dei comportamenti che caratterizzano l’ADHD e che possono essere legate all’ambiente familiare, all’ambiente scolastico, a problemi di salute fisica, come ad es. ipoacusia e traumi cranici e a molto altro ancora, ma non dipendono da uno squilibrio chimico del cervello del bambino.

A supporto di questa conclusione sono le dichiarazioni rese poco prima di morire dello psichiatra infantile Leon Eisenberg, Direttore del Dipartimento di Psichiatria dell’Età Evolutiva della Harvard Medical School e considerato il “padre della sindrome” in quanto membro del comitato per la stesura del DSM IV.

Eisenberg ha confessato “L’ADHD è una malattia fittizia e priva di basi reali“. (12)

Il neurologo americano Salomon Saul, autore del libro ADHD does not exist afferma inoltre che è pericoloso trattare l’ADHD come una malattia. Saul spiega che la diagnosi di ADHD raggruppa un insieme di sintomi – l’incapacità di prestare attenzione ai dettagli, l’irrequietezza, la difficoltà a restare seduti, un comportamento impulsivo – ma raggrupparli in una diagnosi e trattarli con stimolanti è come trattare i sintomi di un attacco di cuore con degli antidolorifici per il grande dolore al petto, piuttosto che affrontarne la vera causa. (13)

Bibliografia

(1) American Psychiatric Association. DSM-III: the 3d edition of the Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. (1986)

(2) The History of CHADD (CH.A.D.D.), Ciba-Geigy (now, Novartis) and Ritalin
Attention Deficit Disorder: A Dubious Diagnosis?

https://www.add-adhd.org/ritalin_CHADD_A.D.D.html

(3) PBS Merrow Report del 1995 https://books.google.it/books?id=eXXoAwAAQBAJ&pg=PT63&lpg=PT63&dq=PBS+Merrow+Report+del+1995&source=bl&ots=VEGonePlwb&sig=ACfU3U1wDtXhECy8BdFgT9oqTVlX2o_SnQ

(4) Thomas Amstrong. The Myth of the ADHD: 101 Ways to Improve Your Child’Behavior and Attention Span without Drugs, Labels, or Coercion. (2017, TarcherPerigee) https://www.translatetheweb.com/?from=en&to=it&ref=SERP&refd=www.bing.com&dl=it&rr=UC&a=https%3a%2f%2fwww.alternet.org%2f2017%2f09%2fbig-pharma-funding-adhd-lies%2f

(5) A.I.F.A onlus, Associazione Italiana Famiglie ADHD http://www.aifaonlus.it/

(6) ADDspeaker (Nov 2015) Dr. Barkley is not Big Pharma’s Puppet!

http://addspeaker.net/dr-barkley-is-not-big-pharmas-puppet/

(7) “Dr. Russell Barkley: The Second Attention Disorder Sluggish Cognitive Tempo vs ADHD Nov 2018”. YouTube. 2019-01-06. Retrieved 2020-01-18.

(8) Alan Schwarz. ADHD Nation. Scribner (2016).

(9) Istituto Superiore di Sanità http://old.iss.it/binary/adhd/cont/Registro_nazionale_dell_ADHD_2007_2016.pdf

(10) William EPelham. The NIMH Multimodal Treatment Study for Attention-Deficit Hyperactivity Disorder: Just Say YestoDrugs Alone? (Can J Psychiatry1999;44:981-990)(11) Brooke S.G. Molina. The MTA at 8 Years: Prospective Follow-Up of Children Treated for Combined Type ADHD in a Multisite Study. J Am Acad Child Adolesc Psychiatry. 2009 May; 48(5): 484–500.

(12) Leon Eisenberg. Der Spiegel. 2 February 2012

(13) Salomon Soul. ADHD Does Not Exist : The Truth About Attention Deficit and Hyperactivity Disorder. HarperCollins Publishers Inc (Dec 2019)

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Laura Guerra è laureata in Scienze Biologiche e ha conseguito il dottorato di ricerca in Farmacologia all'Università di Ferrara. Si interessa dei trattamenti psicofarmacologici nel contesto psicosociale del disagio emotivo. Pone particolare attenzione ai problemi dell'eta giovanile e infantile. Ha tradotto il libro di Peter Breggin "La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie". Ha inoltre tradotto il libro di Joanna Moncrieff "Le pillole più amare. La storia inquietante dei farmaci antipsicotici". Recentemente, insieme a Marcello Maviglia e Miriam Gandolfi, ha pubblicato il libro "Sospendere gli psicofarmaci: Come e perché. Costruire un percorso personalizzato ed efficace.

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