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Daniele in questo articolo ci spiega come sia riuscito, dopo un lungo percorso di introspezione, a trovare strategie di gestione del disturbo bipolare di cui soffriva a diversi anni. Spiega che, mentre l’uso continuativo degli psicofarmaci (Neurolettici o antipsicotici) era molto problematico, l’uso “al bisogno” durante la presenza dei pensieri ossessivi, assieme alla consapevolezza dei meccanismi del disagio, lo hanno aiutato a risolvere il problema. (Mad in Italy)
Il ruolo degli psicofarmaci nella gestione dei sintomi del disturbo bipolare – Strategie di affrontamento
Di Daniele Chini
Il pensiero ossessivo ti porta a vivere in un mondo parallelo, in cui la percezione della realtà è modificata. Una realtà che non avessi vissuto in prima persona non sarei mai stato in grado di comprendere.
Gli psicofarmaci non cambiano il nostro modo di pensare, le idee, le convinzioni e tutto ciò che viviamo, specialmente durante periodi critici nel nostro mondo parallelo, ma ostacolano e spengono i pensieri . Ti sedano e ti assopiscono, ma non cambiano i meccanismi mentali che sviluppano e concretizzano questi pensieri.
E quando i momenti più critici passano, essi restano incisi nella nostra mente, cospirando ad una interpretazione fallace della realtà che ti disorienta.
I neurolettici, inoltre, agiscono sull’intera mente e sul fisico, inducendo uno stato di indolenza che spesso porta l’interessato a rifiutare le cure.
Inoltre, se si sospendono i farmaci senza un buon supporto psicosociale, il rischio di ricadute è altissimo, perché il pensiero ossessivo si riorganizza nel giro di breve tempo.
Dal mio punto di vista posso dire che i sintomi di questi disturbi agiscono con “furbizia”.
Mi spiego: anche dopo aver compreso che ciò che hai vissuto in uno stato di crisi non era reale, nel momento in cui hai una ricaduta, il pensiero ossessivo cambia completamente , diventa quindi quasi irriconoscibile e ti catapulta in un’altra fase critica senza che tu ne abbia la tempestiva contezza.
Ma, eventualmente, con grande sforzo introspettivo, alla fine capisci che il meccanismo mentale che porta alle fasi critiche non cambia mai.
Cambiano cioè le situazioni che si vengono a creare, ma non il meccanismo mentale. Una volta compreso questo, puoi iniziare a difenderti utilizzando le tue capacità psicologiche di gestione e cercando di affidarti di meno ai farmaci. Tramite il mio lavoro di introspezione sono riuscito ad utilizzare i farmaci solo in caso di necessità, nel momento in cui sintomi si presentavano…
Così, man mano che riuscivo a riconoscere il meccanismo dei miei sintomi e a trovare strategie mentali per ostacolarne la formazione, i tempi che intercorrevano tra un’assunzione del farmaco e l’altra si allungavano sempre di più.
In questo modo ho ripreso il controllo della mia vita senza più utilizzare farmaci, come le persone che non hanno mai avuto a che fare con la psichiatria…
Anche se ora sono guarito la mia memoria ha immagazzinato tutto. Ricordo perfettamente come fraintendevo la realtà. Potrei anche parlare il linguaggio delle fasi maniacali mantenendo i piedi per terra…
Potrei dunque dire che le esperienze negative che ho vissuto si sono rivelate utili, perché mi ha insegnato cose che altrimenti non avrei mai imparato.
Devo ringraziare mia moglie, che mi ama e mi ha sempre sostenuto e accompagnato nel mio percorso, e il mio medico di base Giovanni Camagna, che purtroppo oggi non c’è più.
Il mio psichiatra, invece, non ha mai accettato il mio percorso e il fatto che sono riuscito a risolvere i miei problemi. Ricordo che secondo gli psichiatri sarei dovuto crollare da un momento all’altro. Ma non è stato così, perché avendo imparato a gestire i farmaci in base ai miei sintomi sono riuscito a prevenire le ricadute.
Pochi psichiatri sono interessati a sospendere i farmaci. Purtroppo, scrivere ricette a vita sembra la strada più comoda e più conveniente dal punto di vista del profitto economico per gli operatori sanitari.
Daniele Chini