Natura, pragmatismo e spiritualità nella salute mentale
Il sequestro di una “vita”, mi fa pensare che non è un’azione che tiene conto della protezione della persona, né mettere in sicurezza gli altri, ma solo una pratica becera e meccanica senza considerare la violenza che lascerà nella memoria di chi sfortunatamente si imbatte, a soli 21 anni, in una esperienza simile.
Un trauma conseguente difficile da superare, molto più grande del motivo per cui è successo
Accade spesso che i giovani usino sostanze che slatentizzano qualche loro disagio, desiderio ossessivo o semplicemente la volontà di esserci e di essere visti e riconosciuti in una società che rende “trasparenti” le persone e che per gridare al mondo la propria esistenza trovano si “sradicano”, cercando soluzioni inusuali.
Incompresi da chi non ha la giusta sensibilità e capacità di interpretare eventi di questo tipo, danno il via ad un percorso lungo e tortuoso.
Alcuni sono più fortunati di altri come nel caso di Gianluca, che ha trovato le persone giuste che hanno saputo trasmettere l’umanità che cercava, coadiuvato dalla forza della natura che ha sempre un grande ruolo nelle storie di guarigione, la natura che mette in connessione il corpo con lo spirito e che da pace alla mente.
Può capitare a chiunque! Auguro che questa coraggiosa testimonianza possa essere d’ispirazione a chi legge.
(Susanna Brunelli)
Storia di Gianluca
Mi chiamo Gianluca ho 32 anni, sono nato a Brescia, la mia esperienza come paziente psichiatrico cominciò all’età di 21 anni con TSO e arrestato sul posto di lavoro. Mi trovavo in stato delirante da un paio di settimane, ero innamorato follemente di una collega da 2 anni, il tempo in cui lavoravo in un supermercato. Il lavoro e gli orari erano molto pesanti, soffrivo molto il non essere corrisposto da quella ragazza che era fidanzata e nell’ultimo periodo c’era stato un avvicinamento da parte sua. In precedenza ho abusato di alcool e cannabis fin dai 17 anni di età.
Erano gli ultimi giorni prima del TSO e riuscii ad avvicinarla fino a prenderle la mano, per mia impazienza ed il mio stato d’animo preso d’estasi non dormivo più regolarmente e non mi prendevo cura di me. In quei giorni di sua volontaria vicinanza non osai provare a baciarla, ma lo feci il tragico giorno successivo con gravi conseguenze, mi trovavo veramente estasiato, la aspettavo da 2 anni di “corteggiamento” ed il suo rifiuto provocò in me rabbia, per lo stupido gesto del dare un pugno ad uno scatolone finii poi per ritrovarmi legato al letto di un reparto psichiatrico. Avevo manette a mani e piedi che tiravo quasi fino a spaccarmi le ossa, mi presero in 3 e mi schiacciarono a terra soffocandomi la trachea, ed il dolore di quella violenza non fece altro che amplificare il mio stato di coscienza già alle stelle, quando mi caricarono sulla volante non sentivo neanche più il dolore delle manette, percepivo l’aria densa come fosse viva. Mi rimasero le cicatrici per anni ai polsi e alle caviglie. Quando venni portato in caserma presi anche qualche botta dai carabinieri, li sputavo e li sfidavo deridendoli, chiamata l’ambulanza mi fecero un paio di iniezioni e dopo il buio mi risvegliai in psichiatria. Non ricordo niente delle prime settimane, i degenti mi dicevano che camminavo a piedi nudi, stavo sempre da solo e mi sedevo per terra battendo le mani sul pavimento e alle finestre come stessi comunicando con qualcosa o qualcuno. Parlavo in modo mistico a mo’ di “profeta” o non so chi, davo dei matti al personale sanitario. Nonostante il dosaggio massiccio ci vollero 2 settimane per farmi tornare al livello normale di coscienza. Seguirono altri ricoveri volontari perché smisi i farmaci più volte, era insopportabile vivere a quel modo e sentii chiare voci, suoni e musiche che solo io sentivo, ebbi anche alcune allucinazioni a cui ho sempre cercato di dare e trovare un senso. Mi sentivo un predestinato, un semiDio in quello stato. Ebbi la forza e coraggio di reagire sempre, nonostante la botta e lo scalare dei farmaci fino ad eliminarli è sempre stato un chiodo fisso, mi sentivo disabile mentalmente rispetto al resto della gente ed effettivamente lo ero.Il dosaggio di antipsicotici era molto pesante, tale da rendermi uno zombie e non c’era possibilità di essere aiutati veramente dal medico curante, anche per questo motivo mi trasferii con la mia famiglia. Riuscì in Sardegna, in un luogo più pulito e con un ritmo diverso rispetto ad una città del Nord ad uscire da quel pozzo in cui ero finito. La calma ed il ritmo del posto mi aiutava a riprendermi pian piano, il silenzio della natura dove andavo ad isolarmi mi permetteva di vivere una dimensione migliore, perché feci sempre fatica a trovare un senso al normale vivere sociale e in quel ritiro “spirituale” mi facevo domande indagando su di me su cosa fosse successo.
Il mio percorso non fu niente di speciale, semplicemente ero curioso di capire cosa mi era capitato. Leggevo libri di guaritori e sciamanismo e nel silenzio della natura e nella solitudine e dopo anni di vuoto, praticamente nel Silenzio ho fatto emergere la mia essenza, il resto poi è stato un cammino verso la guarigione che è a disposizione della vita. Mi ritrovavo a comunicare di più con il creato, come anche una formica. Sembrava che le persone non mi riconoscessero come invece riscontravo nella forza della natura e con gli animali. L’avere conferma dalle mie letture, puramente casuali, ma ispirate sembrava confermare che c’era un senso e non ero matto, ma semplicemente diverso, questo fu l’aiuto più grande. Riconoscersi come individuo diverso ma non matto.
Ho sempre cercato un senso perché il mio amore per quella ragazza non se ne andò neanche schiacciandolo e penso resterà per sempre. Vedo in lei e nel disastro che mi sono creato ed il suo incontro la via per vedere il mondo in un modo diverso, attraverso un percorso di morte. La mia fortuna fu la mia tenacia e un medico che ebbe fiducia nella mia persona e mi diede la possibilità di scalare i farmaci, il resto fu un lavoro mio, della mia testardaggine e curiosità, combattevo il distorto della mente 24 h su 24 con un continuo sforzo mentale, mente contro mente. In parallelo cercavo di reintegrarmi anche nella vita normale e sociale, anche se sono rimasto comunque un solitario ed ancora non sono riuscito ad integrarmi nella società. L’ultimo passaggio dopo aver battuto i disturbi del pensiero, anche grazie alla pratica dello yoga, fu la partecipazione ai gruppi Sales del Dott. Enrico Loria, dove grazie alla sua accoglienza e gratuita generosità non mi sentii più solo e potei condividere anche con altre persone il mio dolore per l’amore (assoluto e divino) ormai perso e le mie difficoltà, come in una famiglia. Entrare in contatto con il mio dolore e sentire le esperienze e le sofferenze di altre persone da cui non vieni giudicato ti fa sentire parte di una comunità dove invece la società ha miseramente fallito e non è in grado di offrire alle persone la giusta comprensione. La psicoterapia di gruppo Sales è stata per mia esperienza una possibilità di entrare nel profondo spirituale di me stesso attraverso un percorso psicoterapeutico. Il condividere con altre persone i propri dolori porta a ritornare ad essere più umani, perché nella società tra il ritmo frenetico dove regna l’individualismo, l’egoismo e la superficialità questa opportunità non è possibile trovare. La sincera condivisione per me è la vera spiritualità.
Bibliografia
(1) Associazione Istituto Sales
https://www.istitutosales.it/