Guarire dall’idea di bipolarità – Storia di Andrea

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Laura Guerra

Ecco la testimonianza di una meravigliosa e autentica esperienza di resilienza e rinascita di un ragazzo che passa dalla “notte oscura dell’anima”, fatta di una routine di ricoveri psichiatrici e drammi personali, al miglioramento della sua qualità di vita e benessere, grazie al potere salvifico delle discipline contemplative (yoga e meditazione), l’aiuto psicoterapeutico e di un medico deprescrittore. (Antonino Napoli)

 

Guarire dall’idea di bipolarità – Storia di Andrea

La mia storia inizia nel 2003, avevo poco più di 20anni; erano 3 anni che vivevo da solo, dopo la morte di mio padre.

Andavo all’università: la mattina tirocinio il pomeriggio lezioni, nel weekend lavoravo e anche tutta l’estate, non avevo le libertà di un giovane della mia età ma tante responsabilità e stress.

Fu così che ebbi un crollo nervoso, deliravo, e mi portarono al pronto soccorso e poi nel reparto di psichiatria.

Mio padre aveva “l’etichetta di bipolare” e per gli psichiatri fu facilissimo fare una diagnosi… Sindrome bipolare dell’umore ereditata da mio padre a loro dire nonostante nessun test del DNA abbia mai confermato la trasmissibilità genetica della presunta patologia.

Passato un mese dal ricovero ho smesso di prendere i farmaci che mi avevano prescritto perché mi toglievano vitalità, lucidità mentale, gli psichiatri mi dissero che sarei stato ricoverato di nuovo; con una madre controllante e una situazione di vita difficile dopo un anno venni ricoverato di nuovo e il ciclo si è ripetuto fino al 2007: smettevo di prendere i farmaci e venivo ricoverato.

Nessuno che mi consigliava una psicoterapia, mi dicevano solo che ero come un diabetico e che avrei dovuto prendere psicofarmaci per tutta la vita e avrei potuto fare una vita “normale”.

Quello che non accettavo era come potevo condurre una vita normale se la mia mente era offuscata dati farmaci… Mah.

Dal 2007 al 2012 scalando i farmaci insieme ad uno psichiatra ero riuscito a prendere una dose minima ma non bastò, ebbi un’altra crisi. Mi convinsi che i farmaci fossero l’unica soluzione al mio problema.

Nei periodi post-ricovero le fasi depressive duravano sempre di più ma riuscivo a tenere a bada effetti collaterali più gravi grazie al consumo quotidiano di cannabis, nonostante mi avessero sconsigliato l’uso.

Nel 2017, in seguito ad un incidente stradale nel quale rischiai la vita, lo shock mi produsse un’altra crisi. Uscito dall’ospedale decisi di smettere di fumare marijuana ma gli effetti collaterali si fecero avanti con tutto il loro fervore…

Depressione durata più di un anno, impotenza sessuale, vuoti di memoria, un incubo. Decisi di intraprendere una psicoterapia e andai via da casa di mia madre. La terapia mi aiutò a capire che i miei disturbi venivano sia da una non accettazione della morte di mio padre ma soprattutto dal fatto di avere una madre narcisista che voleva avere il controllo sulla mia vita.

Con difficoltà mi allontanai da lei e dalla mia famiglia e conobbi al CSM uno psichiatra che da lì a poco sarebbe diventato un deprescrittore. Da lì la mia vita cambiò, la diminuzione dei farmaci era lenta ma graduale, cominciai a riprendere possesso della mia vita e della mia volontà, lasciai anche la ragazza con cui avevo una relazione tossica.

Vivendo da solo cominciai a lavorare su me stesso, a fare yoga e meditazione, a studiare filosofie orientali diventai sempre più sicuro di me e la mia autostima cominciò a crescere senza la paura di essere giudicato pazzo.

Il lavoro andava benissimo, ho ripagato diversi debiti accumulati durante la pandemia, ho comprato un’auto nuova in contanti.

La vita però ti mette sempre dinanzi a nuove sfide, per aver scelto di non fare la vaccinazione anti-Covid vengo sospeso dal mio lavoro, ma ormai i farmaci erano al minimo ed io ero pronto a qualsiasi sfida.

A gennaio 2022 sono andato a vivere in campagna, a raccogliere le olive, a camminare a piedi scalzi, a respirare aria pura lontano dai rumori del mondo.

La dose di psicofarmaci che prendevo era minima grazie anche ad uno scalaggio progressivo fatto insieme al mio psichiatra deprescrittore.

Per togliere il resto ci sarebbero voluti altri 2 anni ma ho voluto rischiare e dopo un ultimo scalaggio un po’ più veloce da febbraio non prendo più psicofarmaci.

Li prendevo dal 2003, e ogni tentativo di ridurli finiva male.

Poi grazie alla psicoterapia, in parte fatta con una psicoterapeuta consigliatami dal dottore, ho capito quali erano i motivi reali della mia patologia e grazie alla psico-educazione dello psichiatra sono riuscito a togliere l’idea dentro di me che io fossi “malato”.

Cambiando l’ambiente di una madre tossica, tagliando con lei ogni rapporto e lavorando sui miei traumi infantili sono riuscito a capire i miei conflitti interni, accettarli e cercare di conviverci. L’assunzione di marijuana dopo tre anni senza fumare aiutò il processo.

Grazie alla pratica dello yoga e della meditazione sono riuscito a calmare la mente e il corpo.

A maggio ho avuto una leggera ipomania ma nessuno mi ha giudicato e sono riuscito a fare un insight, ho notato che stavo alzando troppo il tono dell’umore e l’ho superata.

Adesso sono 5 mesi che non prendo psicofarmaci e sono equilibrato.

Ho sconfitto un grande demone, sto bene adesso. Grazie a tutti e grazie a Dio e grazie a me!

Andrea

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Laura Guerra è laureata in Scienze Biologiche e ha conseguito il dottorato di ricerca in Farmacologia all'Università di Ferrara. Si interessa dei trattamenti psicofarmacologici nel contesto psicosociale del disagio emotivo. Pone particolare attenzione ai problemi dell'eta giovanile e infantile. Ha tradotto il libro di Peter Breggin "La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie". Recentemente ha tradotto il libro di Joanna Moncrieff "Le pillole più amare. La storia inquietante dei farmaci antipsicotici".

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