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Ringrazio Giandomenico Giannetto per l’invito sulla pagina Medicina a piccole dosi alla chiacchierata sul tema dell’uso degli psicofarmaci e la presentazione del libro dello psichiatra americano Peter Breggin La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie.
Nel corso della presentazione si è parlato del fatto che, come documentato da Robert Whitaker, fondatore di Mad in America e autore del libro Indagine su un’epidemia, l’uso a lungo termine degli psicofarmaci ha portato ad un aumento delle persone con disabilità psichiatrica.
Questo aumento è dovuto al fatto che gli psicofarmaci, a lungo termine, cronicizzano i sintomi e possono indurre nuovi disturbi psichici (vedere nel video l’esempio degli antidepressivi).
Gli psicofarmaci quando agiscono, non ripristinano uno squilibrio chimico, ma addirittura lo creano. Tale squilibrio è anche responsabile dei fenomeni di tolleranza e dipendenza, che ci spingono ad aumentare le dosi dei farmaci per conservare l’effetto iniziale. È da sottolineare che gli psicofarmaci non si possono sospendere di botto per evitare una crisi di astinenza che può essere anche pericolosa.
Il punto critico che permetterebbe di poter utilizzare gli psicofarmaci in modo oculato, quel tanto che basterebbe per controllare i sintomi acuti della sofferenza, è il processo di sospensione degli psicofarmaci. Tuttavia, la grande maggioranza degli psichiatri in Italia, ma anche nel mondo, non pone ancora la giusta attenzione a questa fase e non ha ancora le conoscenze adeguate per gestire il processo in sicurezza.
Il libro di Breggin che espone il Metodo collaborativo centrato sula persona, è il primo in Italia sull’argomento ed è adatto e comprensibile sia ai professionisti che ai pazienti e ai loro familiari.
Breggin pone l’accento sull’importanza di limitare il più possibile l’uso degli psicofarmaci in quanto a lungo termine provocano il Malfuzionamento cerebrale cronico che si esplica con diverse classi di sintomi, tra cui
1) Disfunzioni cognitive (perdita della memoria, difficoltà di concentrazione, di apprendimento di cose nuove…),
2) Apatia e indifferenza (perdita dell’interesse per le cose piacevoli, perdita di energia…),
3) Peggioramento emotivo (diminuzione dell’empatia, insofferenza, irritabilità, ansia e depressione…)
4) Anosognosia da intossicazione o Effetto incantesimo del farmaco (Medication Spellbinding)
A causa di questo ultimo effetto, i pazienti non si rendono conto di subire gli effetti delle tre precedenti classi di sintomi e, anzi, spesso hanno la sensazione che i farmaci li stiano aiutando.
In casi estremi, l’Effetto incantesimo può condurre la persona a compiere atti assolutamente inusuali e che non avrebbe mai compiuto se non fosse stata sotto l’effetto dei farmaci, compresi il suicidio e atti di violenza.
Spesso succede che lo psichiatra non riconosca tali effetti collaterali dei farmaci ed anzi li scambi erroneamente per un peggioramento dello stato psichico. Quindi, anziché considerare una loro riduzione, spesso rincara la dose.
Nel corso del video vengono poi esposti i più comuni effetti collaterali delle varie classi di psicofarmaci.
Viene, inoltre, esposto un caso clinico che evidenzia come l’uso degli psicofarmaci possa portare a un peggioramento dello stato psichico e che, al contrario, la loro sospensione in sicurezza procuri un beneficio tangibile e permetta la ripresa della vita familiare e sociale.