Quando le persone con sofferenza psichica non ricevono le cure mediche al pari degli altri pazienti – Aggiornamenti sulla vicenda di Alice Di Vita

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Laura Guerra

Pubblichiamo l’aggiornamento della storia di Alice che ci perviene dal Collettivo Antipsichiatrico Antonino Artaud e raccontata dal padre di Alice, Antonio Di Vita

La storia di Alice dimostra ancora una volta ciò che è ormai risaputo da sempre: il paziente psichiatrico è fondamentalmente discriminato da un Sistema di sanità pubblica che non lo considera alla pari con il paziente che mostra esclusivamente problemi di natura fisica. 

È infatti molto chiaro dalle numerose testimonianze di pazienti con disagio emotivo che, oltre a non ricevere cure tempestive ed appropriate a livello ambulatoriale per i loro problemi psicologici, hanno frequentemente problemi di accesso ai servizi sanitari per le loro patologie mediche. 

L’articolo parla proprio di questo. Ci auguriamo di ricevere molti commenti in quanto è un soggetto importante.

Grazie, la Redazione di Mad in Italy

Sotto trovate una lettera di Antonio Di Vita con gli ultimi aggiornamenti sulla vicenda di Alice. Antonio da tempo lotta per la libertà di scelta terapeutica, contro l’obbligo di cura e per la liberazione di sua figlia Alice.

Ad Antonio è negato il diritto di visitare sua figlia, infatti da quando è stato nominato un Amministratore di Sostegno ogni volontà di Alice e suo padre è stata calpestata.

Vi chiediamo di pubblicare la storia di Antonio e sua figlia sui vostri canali e sui vostri siti, di inoltrarla il più possibile nella speranza che altri si uniscono alla sua battaglia per la liberazione di Alice.

Collettivo Antipsichiatrico Antonino Artaud

[email protected]

www.artaudpisa.noblogs.org 335 7002669

 

AGGIORNAMENTI SULLA VICENDA di ALICE DI VITA

Il giorno 15/07/20 alle 18:16 Alice è stata ricoverata al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Bibbiena, per dislocazione della nuova cannula tracheostomica. La cannula in questione era stata inserita dal pneumologo dell’ Istituto La Consolata di Serravalle di Bibbiena, nella trachea di mia figlia il giorno 14/07/20 in sostituzione di quella che già aveva.

Fin dai primi momenti mia figlia ha manifestato irritazione, irrequietezza e sintomi di rigetto di questa nuova cannula. Sintomi che si sono aggravati e che ne hanno determinato il ricovero presso il Pronto Soccorso di Bibbiena.

Non riuscendo a reinserire la cannula, dal Pronto Soccorso di Bibbiena Alice è stata trasferita al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Arezzo, con richiesta urgente di visita otorinolaringoiatrica.

Sono stato contattato telefonicamente durante il tragitto verso l’Ospedale di Arezzo e mi sono recato immediatamente là.

Raggiunto il Pronto Soccorso ho parlato con la Dr.ssa De Giorgi G. la quale, prima di visitare Alice, mi ha chiesto informazioni riguardo alla storia clinica di mia figlia.

Dopo aver visitato Alice la Dr.ssa mi ha informato sulle condizioni di mia figlia e mi ha chiesto se conoscevo chi seguiva il problema della cannula e da quanto tempo Alice non era stata visitata. Io ho risposto che Alice era seguita da un medico pneumologo e che proprio il giorno 14/07/20 aveva sostituito la cannula a mia figlia.

La Dr.ssa De Giorgi, irrigidendosi e scura in volto, ha espresso una considerazione: “Strano che il pneumologo non si sia accorto del cercine nella trachea di Alice”.

La dottoressa mi ha quindi richiesto il perché ad Alice non era stata tolta la cannula dopo così tanto tempo, visto e considerato che non c’è malacia.

A seguito delle mie spiegazioni date sulla base dei fatti che ho constatato di persona, la dottoressa è rimasta esterrefatta da tutto quanto è stato fatto, o meglio non fatto. 

Mi ha spiegato che la situazione attuale di Alice è molto critica e mi ha anche detto che avrebbe esposto il caso al suo responsabile, Dr Guido Ciabatti, per intervenire chirurgicamente al più presto per la rimozione del cercine e della cannula, per rimettere Alice in condizioni di tornare a respirare in modo autonomo senza più bisogno di protesi.

La Dr.ssa De Giorgi ha espresso anche un’altra perplessità riguardo al fatto che, sebbene le corde vocali di Alice siano parzialmente paralizzate, Alice riesca a parlare.

Perché le corde vocali sono solo parzialmente e non del tutto paralizzate come avviene nella stragrande maggioranza dei casi? L’ho messa al corrente di fatti e cose delle quali sono a conoscenza e il suo sbalordimento è divenuto ancora maggiore.

Le tante richieste rivolte al giudice tutelare sia tramite istanze, sia attraverso lettere da me stesso scritte, affinché io potessi prendermi cura di mia figlia e farla curare presso centri altamente specializzati che avevo personalmente contattato e che si erano dimostrati pronti ed ottimisti per la risoluzione del caso di mia figlia si sono rilevate ad oggi vane.

Il giudice tutelare e l’amministratore di sostegno di Alice hanno sempre rigettato le mie richieste, spesso con meschine giustificazioni, incuranti del dolore e disagio fisico e morale arrecato ad Alice. Possibile che in oltre tre anni nessuno si sia preoccupato minimamente di far visitare Alice da persone veramente competenti nella materia?

D’altra parte il giudice ha eluso la legge del 2009 (citata nelle istanze poste dal mio avvocato, Dr.ssa Malune) non prendendo in considerazione la volontà espressa da mia figlia di voler tornare a vivere con suo padre. Questa precisa volontà di mia figlia è stata da lei esternata ben tre volte in date differenti: la prima durante l’udienza del 19/11/18, la seconda in una lettera del 18/03/19 indirizzata al giudice tutelare e la terza nella relazione della C.T.U., Dr.ssa Biagi, del gennaio 2020.

Il giorno 21/07/20 mi sono recato, accompagnato dal collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud, dal garante dei diritti delle persone private di libertà della regione Toscana e dal difensore civico regionale. Hanno ascoltato il mio racconto della storia di Alice e il difensore civico si è dimostrato interessato ad approfondire la vicenda..

Vi chiedo di sostenermi nella mia battaglia per ridare la vita ad Alice che si trova reclusa senza aver commesso alcun reato e senza alcuna prospettiva di vita nel vero senso della parola.

Antonio Di Vita

Qui l’articolo con la Storia di Alice https://mad-in-italy.com/wp-admin/post.php?post=2853&action=edit

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Laura Guerra è laureata in Scienze Biologiche e ha conseguito il dottorato di ricerca in Farmacologia all'Università di Ferrara. Si interessa dei trattamenti psicofarmacologici nel contesto psicosociale del disagio emotivo. Pone particolare attenzione ai problemi dell'eta giovanile e infantile. Ha tradotto il libro di Peter Breggin "La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie". Ha inoltre tradotto il libro di Joanna Moncrieff "Le pillole più amare. La storia inquietante dei farmaci antipsicotici". Recentemente, insieme a Marcello Maviglia e Miriam Gandolfi, ha pubblicato il libro "Sospendere gli psicofarmaci: Come e perché. Costruire un percorso personalizzato ed efficace.

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