“I fantasmi del passato” e la realtà del presente. Dagli psicofarmaci alla libertà delle emozioni – Storia di Alessandra

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Laura Guerra

Pubblichiamo la storia di Alessandra (nome di fantasia) che in un momento di bisogno si è rivolta con fiducia a professionisti della salute mentale per essere aiutata e si è ritrovata in un vortice di psicofarmaci e psicoterapia destabilizzante.

Fortunatamente è riuscita ad uscirne e a ritrovare il suo equilibrio e la gioia di vivere

Mi chiamo Alessandra, ho 22 anni e vivo a Napoli. Ho deciso di rimanere anonima data la paradossale follia nel quale stanno cadendo le istituzioni che dovrebbero dedicarsi alla salute, fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. Nonostante questo sento il bisogno di condividere quello che mi è accaduto per informare gli altri e provare a prevenire.

A partire dalla mia infanzia ho dovuto affrontare problematiche più grandi di me a causa di “fantasmi del passato” della vita dei miei genitori che si sono poi ripercossi su di me, dato che entrambi hanno subito abusi di vario tipo per molti anni. Crescendo ho subito abusi ripetuti durante la preadolescenza da parte di una persona più grande di me.
Ovviamente avevo bisogno di supporto e non sentivo nessuno veramente vicino.

Pensai che chiedere aiuto a qualcuno di specializzato nell’ambito mi avrebbe aiutata, dunque mi rivolsi ad una psicologa. Dallo psicologo allo psichiatra è un attimo e mi diagnosticarono varie malattie (tra cui anche la schizofrenia) per cui mi davano molti psicofarmaci.

Già a 14 anni prendevo 3-4 tipi di farmaci al giorno in quantità molto alte. Dato che spesso mi rifiutavo di mangiare mi avevano mandata dalla nutrizionista, in un reparto per i disturbi alimentari in cui dovevo recarmi ogni mattina per il day hospital.

Mi avevano affidata ad un gruppo di psichiatri molto rinomato che però mi faceva entrare in stanza per chiedermi unicamente “sei cosciente del tuo problema?” e prescrivermi psicofarmaci.

Tra i tanti farmaci che assumevo in quel periodo c’era lo Zyprexa. In due settimane sono ingrassata di 20 kg e diventata uno zombie che aveva solo voglia di dormire. Con il continuare della terapia il peso continuava ad aumentare e i medici sapevano solo consigliarmi di fare una dieta equilibrata e dello sport. 7

Purtroppo tutti gli psicofarmaci che assumevo mi privavano delle mie forze. Partii anche con la mia famiglia per Londra ma rimasi molti giorni nella mia stanza di hotel per i dolori e le poche energie.

Cambiavo molto frequentemente psichiatri e terapia dato che nulla sembrava farmi stare meglio.

Per circa 2 anni sono stata tuttavia seguita dalla stessa psicologa che, dato che non esprimevo chiari ricordi del passato, aveva supposto che mio padre avesse abusato di me e per qualche tempo a causa sua ne sono stata convinta con conseguenze profonde nel rapporto con la mia famiglia.

Verso i 15-16 anni mi danno la loro “diagnosi definitiva”: Borderline e bipolare, anche se affermavano avessi aspetti di tutti i disturbi di personalità del cluster b e del disturbo post-traumatico da stress. Quest’ultimo si manifestava in disturbanti immagini visive.

Per me era comunque strano che si fosse presentato in ritardo rispetto a ciò che mi era accaduto e successivamente ho pensato che fosse a causa di ciò di cui mi aveva convinto la psicologa che in quel periodo vedevo per due giorni alla settimana. A conferma di ciò, qualche mese dopo aver cambiato terapeuta e aver cercato di riordinare le idee le immagini disturbanti svanirono.

Ovviamente continuavo ad assumere diversi psicofarmaci, la terapia cambiava spesso ma come minimo avevo 3 diversi tipi di farmaci da prendere in dosi abbastanza massicce.

Quelli che mi hanno accompagnata per molto sono stati i 600 mg di carbolithium, i 1000 di depakin e i 30 di abilify, giusto per darvi un’idea.
Ho sperimentato varie terapie e ho viaggiato per tutta Italia per “curarmi”. Abito a Napoli ma sono stata in centri a Roma e a Brescia. Molti di questi centri sono famosi (sono stati anche molto costosi) ma quando ho richiesto la documentazione che riguardava il mio percorso con loro hanno fatto i vaghi. Sono anni che richiedo documenti che riguardano esclusivamente la mia vita e loro evitano di inviarmeli.

Mi sono sottoposta a delle TAC della durata di mezz’ora per un “trattamento sperimentale” per studiare le risposte del cervello a certi stimoli visivi e mi hanno detto che alla fine del trattamento di un anno avrei avuto una cartella con tutto ciò che avevano ricavato. Sono passati 3 anni dalla fine del trattamento.

A marzo, poco prima della quarantena, ho deciso di smettere con gli psicofarmaci di mia iniziativa. La psicologa che mi seguiva ha detto che non potevamo incontrarci se non li prendevo, dunque non avevo alcun supporto medico.

Durante la quarantena ho pian piano scalato tutti i farmaci che mi avevano prescritto. È stato difficile perché non potevo comprare i farmaci di dosaggio minore senza prescrizione e quindi ho dovuto spesso fare con quello che avevo a disposizione.

Una sera in particolare ho avuto quella che io ho chiamato “crisi dissociativa” a causa dello scalaggio del depakin (dato che non avevo il dosaggio intermedio). Ho scritto crisi dissociativa perché onestamente non so come classificarla. Dopo qualche giorno che avevo appunto ulteriormente scalato questo farmaco iniziavo a sentirmi svenire costantemente e ad avere la vista offuscata e ovviamente molti dolori fisici.

Cercavo di mantenermi in piedi ma una sera svenni. Non riuscivo a muovere volontariamente il corpo o parlare normalmente e sono rimasta a letto per 4 ore ma sentivo tutto ciò che accadeva. Ogni tanto riuscivo a dire qualche parola balbettata e il mio corpo aveva continui spasmi.
Mi sono spaventata molto ma non potevamo rivolgerci ad un ospedale data la mia situazione e anche a causa dell’epidemia.

Da più di due mesi non prendo più psicofarmaci e sono praticamente rinata. Mi sento molto più felice della mia vita ora. Prima pensavo spesso al suicidio e a farmi del male, ho cambiato di molto il mio pensiero e mi sento in grado di fare molte più cose rispetto a prima, di affrontare in maniera lucida quello che mi succede.

Ci dicono di poterci affidare a psicologi e psichiatri, successivamente ci si può rendere conto che molti di loro non riescono ad aiutarci ma spesso per loro non è importante, o almeno non importante quanto avere un’entrata in più di 70 euro a settimana.
Si entra in un circolo vizioso dove arrivi a pensare che più spendi più possibilità avrai di avere un medico competente.

Purtroppo penso che questo sistema sia marcio dentro, partendo dal pensiero che non si conoscono tutti i funzionamenti del cervello e mi sembra quindi impossibile avere la presunzione di sapere quel che si sta facendo prescrivendo tutti quegli psicofarmaci.

Ho conosciuto molte persone sofferenti come me durante il mio percorso e la cosa peggiore è che spesso è impossibile ribellarsi a questo sistema, molti finiscono per difenderlo a spada tratta.
Questi medici hanno un forte impatto sulla psiche delle persone e sarebbe bene che ne prendessero coscienza e parlassero prendendosi le responsabilità di ciò che affermano.

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Laura Guerra è laureata in Scienze Biologiche e ha conseguito il dottorato di ricerca in Farmacologia all'Università di Ferrara. Si interessa dei trattamenti psicofarmacologici nel contesto psicosociale del disagio emotivo. Pone particolare attenzione ai problemi dell'eta giovanile e infantile. Ha tradotto il libro di Peter Breggin "La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie". Recentemente ha tradotto il libro di Joanna Moncrieff "Le pillole più amare. La storia inquietante dei farmaci antipsicotici".

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