ADHD – Congresso SINPF. La risposta di MAD IN ITALY

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Laura Guerra

 

Il 29 gennaio a Milano si è aperto il Congresso nazionale della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (SINPF) sul tema delle diagnosi e del trattamento dell’ADHD (Sindrome da deficit dell’attenzione e iperattività), dell’Asperger e altre patologie che riguardano la sfera neuro-evolutiva. Dall’articolo pubblicato dal Corriere della sera (1), rendiconto dei punti essenziali del congresso, si evince che la leadership della SINPF abbia tra gli obiettivi principali la creazione di un network di professionisti e associazioni di familiari a livello Nazionale  con lo scopo di diffondere la consapevolezza delle diagnosi sopra riportate e del loro possibile sviluppo  durante l’arco della vita, dall’infanzia alla maturità.

L’articolo essenzialmente focalizza l’attenzione sul corso clinico di questi problemi che secondo i relatori potrebbero passare inosservati e quindi negletti, arrecando danni sostanziali allo sviluppo neuroemotivo dell’individuo.

In questo contesto i relatori enfatizzano la necessità di diagnosi precoci per adottare interventi che possano migliorare il corso di questi disagi per evitare o diminuire l’entità del danno emotivo che questi possono creare, se cronicizzati, anche nella età adulta.

Il ruolo dei farmaci viene messo in luce nei suoi diversi e potenziali aspetti terapeutici, sia nei bambini che negli adulti, e descritto in concordanza a precetti farmacologici che in realtà sono opinabili, come discusso nel corso dell’articolo.

L’articolo del Corriere include dati provenienti dagli Stati Uniti, relativi alla prevalenza di queste patologie, relazionandoli al possibile danno economico che ne deriverebbe, tenendo presente che questi disturbi sarebbero accompagnati da altri disturbi come depressione, ansia e disturbi dell’umore.

Come già accennato, appare evidente che tra gli obbiettivi principali del congresso ci sia la necessità di estendere le diagnosi di ADHD e Asperger, fino ad ora circoscritte all’età infantile e adolescenziale, anche all’età adulta , allo scopo di trattare farmacologicamente anche questa parte di popolazione.

 

La nostra risposta:

Pur comprendendo l’importanza dei disagi emotivi che possono condizionare la vita dei bambini e degli adolescenti, con la potenzialità di estendersi anche alla età adulta, è necessario fare delle osservazioni pertinenti ai concetti espressi nell’articolo per assistere il lettore a formarsi un quadro più completo delle problematiche discusse nell’articolo.

Una prima osservazione è che, contrariamente a quanto affermato, l’ADHD non è una sindrome medica valida, ma riflette un ampio spettro di possibilità di variazioni nel comportamento del bambino. Quando si parla di ADHD, cioè, non si parla di una patologia organica a sé stante, in quanto il termine raccoglie essenzialmente un insieme di sintomi (disattenzione, impulsività e iperattività) che possono essere causati da molteplici fattori di natura psicologica, pedagogica, ambientale e culturale.

L’ADHD viene spesso presentata come un disturbo del neurosviluppo con basi genetiche ma, in realtà, non ci sono evidenze di alterazioni organiche del sistema nervoso e tantomeno sono stati isolati geni responsabili del disturbo.

La completa mancanza di parametri biologici è deducibile anche dal fatto che le diagnosi, in accordo con l’Istituto Superiore di Sanità, vengono fatte esclusivamente attraverso la somministrazione di test alla famiglia e alla scuola e altre valutazioni basate su interviste e valutazione dei sintomi con scale comportamentali. (2)

Non esistono test clinici o di laboratorio che possano confermare la diagnosi di ADHD, come avviene invece per le malattie o patologie organiche, come ad es. per il diabete.

Viene detto dalle neuropsichiatrie infantili che l’ADHD sarebbe causata da uno squilibrio chimico nel cervello del bambino. In particolare, viene detto che i bambini che ricevono la diagnosi avrebbero una scarsa concentrazione di dopamina nello spazio sinaptico. Tuttavia, bisogna rilevare per onestà verso gli utenti e i lettori, che questo  squilibrio chimico non è ancora mai stato dimostrato.

Senza chiarire questi concetti basilari, l’ipotesi dello squilibrio chimico dà l’impressione erronea che gli stimolanti, quali il metil-fenidato (Ritalin), servirebbero per ripristinare l’equilibrio.

Il metil-fenidato, come gli altri stimolanti, appartiene alla classe delle amfetamine, ha lo stesso meccanismo d’azione della cocaina  e potrebbe anche essere considerato più potente della stessa, come affermato da Nora Volkow (3).

Dal momento che non è stata dimostrata una carenza di dopamina nelle sinapsi dei bambini con diagnosi di ADHD, appare probabile che l’ipotesi, mai verificata, della natura dell’ADHD sia nata  da deduzioni sul meccanismo d’azione degli stimolanti come è stato fatto per gli altri disturbi psichici come la depressione, psicosi ecc. (Gilman e Goodman). (4)

Bisogna rilevare che capire il meccanismo d’azione di un farmaco non equivale a capire la causa del disturbo della malattia che si vuole trattare o curare.

Anzi, per quanto riguarda le patologie citate nell’articolo, le evidenze scientifiche non solo non confermano l’esistenza di uno squilibrio chimico, ma addirittura dimostrano che lo squilibrio chimico viene indotto dall’uso degli psicofarmaci, come ampiamente spiegato ad es. da Robert Whitaker nel libro Indagine su un’epidemia (5).

In aggiunta, per quanto riguarda la necessità di trattamento farmacologico, da estendere anche all’età adulta, molti studi mettono in guardia riguardo i rischi non indifferenti legati all’uso degli stimolanti. Tali farmaci, come detto, appartengono alla classe delle amfetamine e sono classificati dall’OMS come stupefacenti ad alto rischio di assuefazione e di abuso, nella medesima tabella di cocaina, amfetamina, oppiacei e barbiturici, mentre sono classificati dall’AIFA (Agenzia italiana del farmaco) come psicofarmaci per bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni (6).

Ma c’è un’altra considerazione importante: quando si parla di ADHD si dice  spesso affrettatamente ed erroneamente che il disturbo sarebbe in comorbidità con altri disturbi come la depressione, disturbi maniacali, disturbo bipolare, disturbo ossessivo-compulsivo, Sindrome di Tourette, ansia, disforia e legato a irritabilità, ostilità e aggressività, sia verbale che fisica, ed a “tempeste affettive” e crisi di rabbia, idee e tentativi suicidari. (7)

Lo psichiatra americano Peter Breggin, nel suo meticoloso studio sugli effetti degli psicofarmaci, ha pubblicato molti libri e articoli in cui fornisce prove tangibili che  molti dei disturbi sopraelencati e attribuiti alla “comorbidità” con l’ADHD, in realtà, sarebbero anche gli effetti collaterali degli stimolanti e di altri psicofarmaci usati per controllare gli effetti collaterali degli stimolanti stessi. (8) (9)

In una certa percentuale di casi, quindi, quelli che vengono indicati come “disturbi in comorbidità” sarebbero in realtà effetti collaterali degli psicofarmaci che, non riconosciuti come tali, vengono trattati con nuovi psicofarmaci.

Considerando che non ci sono riscontri del fatto che l’ADHD sia un disturbo organico, del neurosviluppo e con basi genetiche, ma appare molto più probabile che i sintomi che la caratterizzano siano di natura psicologica, pedagogica e ambientale, modelli di trattamento fondati su interventi di tipo psicologico e psicosociale appaiono essere molto più convenienti e adeguati.

Concludendo, riteniamo, che gli utenti e le loro famiglie debbano essere informati su questi aspetti delle tematiche descritte nell’articolo, che purtroppo vengono, quasi sempre, neglette.

Per completezza di informazione riportiamo l’elenco delle case farmaceutiche che hanno sostenuto il Congresso nazionale della SINPF, come risulta dal sito della SINPF:

 

Bibliografia:

(1)  Asperger e Adhd, ancora troppo poche le diagnosi (e le cure). Corriere della sera, 29 gennaio 2020

https://www.corriere.it/salute/neuroscienze/20_gennaio_29/asperger-adhd-ancora-troppo-poche-diagnosi-cure-72d6c028-4286-11ea-8fab-5eae1fe9ccd1.shtml

(2)  Istituto Superiore di Sanità. ADHD

http://old.iss.it/adhd/index.php?lang=1&id=233&tipo=1

(3) Volkow ND. Expectation enhances the regional brain metabolic and the reinforcing effects of stimulants in cocaine abusers. J Neurosci. 2003 Dec 10;23(36):11461-8.

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14673011

(4)  Goodman & Gilman. Pharmacology. July 6 2018.

https://medicostimes.com/goodman-gilmans-pharmacology-pdf/

(5)  Whitaker R. Indagine su un’epidemia. Fioriti Editore, 2013.

(6)  AIFA Concept Paper. Titolo: Gestione farmacologica del disturbo da deficit attentivo con iperattività (ADHD). 20/11/2014

http://old.iss.it/binary/adhd/cont/AIFA_Concept_Paper_ADHD_101214.pdf

(7)  Comorbilità e diagnosi differenziale del disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività: implicazioni cliniche e terapeutiche
https://www.aifaonlus.it/ladhd/le-comorbilita.html#ADHD_DISTURBI_DEPRESSIVI

(8)  Breggin R.P. ADHD: Bambini esposti a più farmaci a cominciare dagli stimolanti.

https://mad-in-italy.com/wp-admin/post.php?post=2478&action=edit

(9)  Breggin R.P. ADHD e trattamenti farmacologici

https://mad-in-italy.com/2019/07/adhd-e-trattamenti-farmacologici/

 

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Laura Guerra è laureata in Scienze Biologiche e ha conseguito il dottorato di ricerca in Farmacologia all'Università di Ferrara. Si interessa dei trattamenti psicofarmacologici nel contesto psicosociale del disagio emotivo. Pone particolare attenzione ai problemi dell'eta giovanile e infantile. Ha tradotto il libro di Peter Breggin "La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie". Recentemente ha tradotto il libro di Joanna Moncrieff "Le pillole più amare. La storia inquietante dei farmaci antipsicotici".

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