Aiutare le persone a interagire in modo costruttivo con le voci

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Laura Guerra
Per gli uditori di voci, cercare di evitare le voci distraendosi e non pensando o sopprimerle con l’uso dei farmaci potrebbe non essere la soluzione giusta da adottare.
L’autore del presente articolo suggerisce che una buona strategia consiste nel cercare di accogliere le voci, interagendo con esse in modo empatico, cercando di capirle e interpretarle, di avere un rapporto e collaborre con loro.
L’acquisizione del metodo di collaborazione e gestione delle voci può essere senz’altro utile ai professionisti della salute mentale, ma anche alle persone interessate, le quali possono imparare ad aiutare se stesse e gli altri.

 

Traduzione dell’articolo originale in inglese

Helping People to Constructively Engage with Voices

Di Ron Unger, LCSW, 24 aprile 2019

Quando le persone hanno problemi con le voci, la raccomandazione più comune che viene data è quella di cercare di evitarle – di assumere farmaci per farle smettere, semplicemente ignorarle, distrarsi da esse e approcci di questo tipo.

Ma queste strategie spesso non funzionano. E anche se sembrano funzionare, potrebbero causare altri tipi di problemi che potrebbero non essere accettabili. Quindi, cos’altro possono provare le persone?

Una possibilità è agire in senso opposto all’istinto di evitarle: al contrario le voci andrebbero accolte!

Ma questo, per alcune persone, suona spaventoso o sbagliato. Non sarà che impegnarsi con le voci faccia sì che le persone le prendano troppo sul serio e le vedano più reali di quanto non siano? Potrebbe portare le persone a perdersi ancora di più nel mondo delle voci e così aumentare la loro angoscia?

Mentre la mente è complicata e qualcosa può sempre andare storto, ora sappiamo che le persone possono interagire con le voci per migliorare la situazione. Nello specifico, quando ci si impegna in questo con creatività e compassione, l’esperienza con le voci potrebbe migliorare di molto con risultati notevoli dal punto di vista della tranquillità psicologica.

Ma come si arriva a tutto questo?

Fortunatamente, Charlie Heriot-Maitland (noto per aver prodotto il video Compassion for Voices, Compassione per le voci, ndt), Rufus May e Elisabeth Svanholmer hanno appena reso disponibile una serie di video gratuiti, in cui danno suggerimenti pratici su come farlo. Questi video tratteranno argomenti come:

Prepararsi a interagire con le voci
Identificare e nutrire la nostra capacità di empatia per relazionarsi alle voci
Ribilanciare il potere delle voci
Identificare le diverse funzioni delle voci
Cercare di stabilire un rapporto con le voci che non vogliono collaborare
Stabilire le dinamiche delle voci
Relazionarsi alle voci che ci ricordano individui che ci hanno abusato nel passato
Esercizi di arti marziali che possono aiutare con le voci

Questo è il primo video della serie:

Puoi accedere al resto della serie qui.

Ho parlato con Rufus May, una delle persone coinvolte nella realizzazione di questi video e gli ho chiesto che cosa avesse ispirato lui e i suoi colleghi. E lui ha risposto:

“Sappiamo che c’è un crescente interesse per questo approccio e abbiamo voluto creare alcune risorse accessibili. Nel gruppo Bradford Hearing Voice in cui faccio volontariato, potrei facilitare un dialogo con la voce di un membro del gruppo e quindi incoraggiarlo a gestire regolarmente le voci. In questo modo i membri del gruppo hanno scoperto di essere in grado di migliorare il rapporto che hanno con le loro voci.

Le persone mi chiedono, come puoi parlare con la voce di qualcun altro? A volte scherzo dicendo loro che “Ho un microfono speciale!” Ma la verità è che chiediamo a qualcuno di porre domande alla propria voce e poi di segnalare le risposte che la voce gli sta dando. Abbiamo scoperto che se usiamo buone capacità comunicative come l’empatia e domande non giudicanti, la voce a volte inizia a rispondere in modo diverso“.

Ho chiesto a Rufus un esempio pratico:

“Attraverso un dialogo facilitato con la voce di una persona che era piuttosto dura e critica nei suoi confronti, abbiamo stabilito che la voce voleva che la persona fosse più assertiva con le persone della sua rete sociale. La persona ha chiesto alla voce con chi dovesse essere più assertiva e quando divenne più assertiva la voce sembrò rilassarsi e diventare più costruttiva.

Abbiamo anche scoperto che se le persone raggiungono un compromesso con le voci, le voci spesso tendono a esercitare meno controllo. Per esempio, scoprire i gusti delle voci riguardo musica, cibo o bevande e assecondarli, può modificare in maniera più collaborativa la relazione con le voci”.

Poi Rufus ha spiegato l’origine di questo tipo di approccio:

“In molte culture tradizionali, consultare le voci è qualcosa che è stato fatto per centinaia di anni. La ricerca originale di Hearing Voices condotta da Romme ed Escher negli anni ’80 in Olanda ha rilevato che molti uditori di voci che non avevano mai utilizzato i servizi di salute mentale gestivano efficacemente le proprie voci.

Il problema è come parlare con voci che hanno caratteristiche di ostilità e di controllo. Quindi il punto essenziale è come noi supportiamo lo sforzo degli uditori di voci a divenire più assertivi nel relazionarsi con le voci evitando ogni senso di controllo.

I gruppi di Uditori di voci sono spazi utili per apprendere questo approccio del “vivere con le voci“. Abbiamo trovato anche strumenti come la Comunicazione non violenta, la Mindfulness (consapevolezza) e gli esercizi mentali compassionevoli  siano utili a sostenere questo processo.

Abbiamo provato a creare cortometraggi sul soggetto. Noi tre – io, Elisabeth e Charlie – abbiamo usato sia i giochi di ruolo, sia alcune dimostrazioni sulle strategie di dialogo con le voci di Elisabeth.

Non vogliamo gestire le voci per farne una terapia che solo i professionisti altamente qualificati possano utilizzare. Oltre ai terapeuti che usano questi approcci, vogliamo anche che le persone che odono le voci, i loro amici e familiari, apprendano tecniche e soluzioni creative per comunicare con le voci“.

Penso che l’ultimo punto di cui Rufus parla sia davvero importante! È utile che i professionisti della salute mentale possano offrire determinati tipi di assistenza, ma può essere ancora meglio quando le persone imparano come aiutare se stesse e gli altri. Questo è ciò che crea davvero una società sana. Quindi spero che molti di voi si interessino a questo approccio e guardino le serie di video in link.

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Laura Guerra è laureata in Scienze Biologiche e ha conseguito il dottorato di ricerca in Farmacologia all'Università di Ferrara. Si interessa dei trattamenti psicofarmacologici nel contesto psicosociale del disagio emotivo. Pone particolare attenzione ai problemi dell'eta giovanile e infantile. Ha tradotto il libro di Peter Breggin "La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie". Recentemente ha tradotto il libro di Joanna Moncrieff "Le pillole più amare. La storia inquietante dei farmaci antipsicotici".

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