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Quando ai bisogni interiori non si risponde in modo adeguato con l’ascolto e l’empatia, ma si soffocano gli stati di sofferenza con gli psicofarmaci, allora si crea ulteriore sofferenza e la cronicizzazione dei sintomi.
Luca (nome di fantasia) ci racconta la frustrazione nell’affrontare la sua sofferenza attraverso un sistema che offre soltanto trattamenti farmacologici, spesso in forma coercitiva, che non risolvono, abbassano la qualità della vita e i cui importanti effetti collaterali vengono scambiati per un peggioramento dello stato emotivo, che porta paradossalmente ad un rincaro delle dosi.
Dopo anni di continuo peggioramento della sua situazione, Luca ha finalmente intrapreso la riduzione del carico farmacologico e sta riacquistando la fiducia nella vita.
ATTENZIONE:
Ricordiamo che la sospensione degli psicofarmaci è un processo molto delicato, e a volte pericoloso, se non eseguito con le dovute precauzioni e con l’aiuto di un esperto.
La sospensione degli psicofarmaci deve avvenire in modo molto lento e graduale, sotto la supervisione di un medico esperto.
La sospensione dei farmaci deve essere accompagnata da una psicoterapia di qualità per affrontare i problemi che ne avevano fatto intraprendere l’uso.
Per ulteriori informazioni segnaliamo i libri SOSPENDERE GLI PSICOFARMACI: COME E PERCHÈ (1) e SOSPENDERE GLI PSICOFARMACI. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie
(La redazione di Mad in Italy)
La prigionia dello psicofarmaco – Storia di Luca
Ho scritto sul mio quaderno parte della mia esperienza psichiatrica.
Volevo condividerla con voi, nella speranza che prenda posto la voce della giustizia per quanto sta accadendo a me e a tanti altri.
Io sono una persona qualunque, che, come tante altre persone qualunque è stata maltrattata, abusata e torturata da una psichiatria che non dà ascolto al malato in cura, e che pare si occupi solo di perseguire probabili interessi economici e di stato, a scapito di poveri malcapitati.
La psichiatria pubblica, per come io l’ho conosciuta, non si è mai preposta di curarmi, ma solo di rendermi utile ad un sistema che prevede un prolungato uso di psicofarmaci a cui il paziente non può facilmente sottrarsi. Farmaci, gli psicofarmaci, che creano forte dipendenza, logorano il fisico, e che in realtà non curano ma addirittura peggiorano i sintomi stessi per cui vengono prescritti.
La mia esperienza ne è la prova: ho iniziato a ricevere ricoveri coatti a 22 anni che io ricordi, durante una mia personale crisi interiore.
Nel corso dei successivi 12 anni ho visto peggiorare non solo il mio stato emotivo e fisico, nonostante fossi seguito e sotto cure, ma ho visto peggiorare soprattutto il mio stato mentale e psicologico, con un susseguirsi di ricoveri in psichiatria di cui ho perso il conto.
Senza che mai venissero prese in considerazione le miei parole, con le quali dicevo ai miei curanti, ripetute e più volte nel corso degli anni, senza mai essere ascoltato, che coi farmaci prescrittimi non vedevo alcun miglioramento della mia condizione, ma anzi un drastico aumento dei sintomi e del senso di colpa.
Nessuno voleva notare che la mia collera era data da effetti collaterali dei farmaci. Non sono mai state prese in considerazione le mie parole, se non dopo 12 anni di cure deleterie e 2 segnalazioni all’URP, allora completamente ignorate dal mio vecchio psichiatra curante, che per mia fortuna fu sostituito dall’ attuale dottoressa che cominciò un po’ a dare fiducia a quanto dicevo e al mio vissuto. Dopo innumerevoli battaglie per far valere i miei diritti, mi sento però ancora dire che io ho probabilmente bisogno dei farmaci, come un diabetico dell’insulina.
Circa 10 anni fa dissi che non avrei più assunto i farmaci prescrittimi a meno che non si fosse valutata una terapia alternativa. Mi obbligarono allora a curarmi in forma depot, rilascio prolungato, con la stessa classe di psicofarmaci che io tanto affermavo non avere effetti benefici sulla mia persona.
Continuamente distrutto, reso infelice e misero, impotente e arrabbiato per i loro trattamenti inumani, e drogato dai loro farmaci, eccedevo in intensi momenti d’ira. Nessuno mi aveva mai detto che gli antipsicotici che mi prescrivevano causassero quella mia aggressività e irritabilità. I miei eccessivi stati di rabbia e angoscia venivano fatti passare per una mia patologia, come anche il mio non voler prendere i loro farmaci. Come dire che sei pazzo se ti rifiuti di stare male e farti maltrattare.
Ad oggi che ho iniziato a calare questi psicofarmaci, e noto come la mia irascibilità si stia attenuando, posso affermare e affermo con certezza quanto ho descritto sopra e insistito nel dire da tempo, a questi medici che mi seguono.
Questa è la storia di molti, persone come me che con pochi istanti di colloqui ne è stato deciso il destino, ne è stata rovinata la vita, grazie solo ad un’opinione medica insindacabile, che però non si fonda su nessuna analisi clinica, ma sulla mera opinione di chi, è preso probabilmente da interessi personali ed economici, di prestigio e orgoglio personale, per motivi di carriera e quant’altro.
Io ammetto di aver fatto degli errori, non ero certamente un esempio da seguire, mi drogavo e bevevo tutti i giorni, ma posso affermare come queste mie problematiche non siano state seguite correttamente e addirittura peggiorate dalla struttura e i medici che mi hanno preso in carico.
Non è possibile che in un paese civile, che persone come me e tanti altri bisognosi di aiuto, in condizioni di fragilità, debbano subire ulteriori danni e traumi psicologici da strutture che si propongono di curare e che invece peggiora solo un danno già esistente.
Urge la necessità di regolamentare ulteriormente i trattamenti sanitari psichiatrici in Italia, in modo tale che si evitino abusi e inferni quali quelli protratti sulla mia persona. Urge la necessità di implementare trattamenti che non siano solo quelli farmacologici, ma che diano spazio e ascolto ai bisogni di ogni paziente psichiatrico.
Gli psicofarmaci non sono la soluzione al dilagare delle sempre più numerose forme di “malattie mentali” che vengono spesso proposte con entusiasmo e allarmismo dai media. Gli psicofarmaci devono essere utilizzati in maniera limitata e se e solo se strettamente necessari nei casi più gravi e urgenti. Non devono assolutamente e non sono certamente la soluzione a disagi che hanno per il più delle volte solo bisogno di esserne esternati e accolti, e non repressi con mere persecuzioni come a me è capitato.
Col barbaro metodo della violenza non si è mai risolto niente. Il disagio mentale o per meglio dire emozionale, deve essere accolto e non soppresso. Spero che qualcuno si stia muovendo in questo verso, verso una umanizzazione della psichiatria.
Questa è la mia esperienza, grazie per avermi dato modo di raccontarla.
Letture consigliate
(2) La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie – Mad in Italy