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Pubblichiamo la testimonianza di Luca (nome di fantasia) che ci perviene dal Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
Quando ai bisogni interiori non si risponde in modo adeguato con l’ascolto, l’empatia e un aiuto professionale adeguato, ma si soffocano gli stati di sofferenza con gli psicofarmaci, allora si crea ulteriore sofferenza e la cronicizzazione dei sintomi.
Luca (nome di fantasia) ci racconta la frustrazione nell’affrontare la sua sofferenza attraverso un sistema che offre soltanto trattamenti farmacologici, spesso in forma coercitiva, che non risolvono, abbassano la qualità della vita e i cui importanti effetti collaterali vengono scambiati per un peggioramento dello stato emotivo, che porta paradossalmente ad un rincaro delle dosi.
Dopo anni di continuo peggioramento della sua situazione, Luca ha finalmente intrapreso la riduzione del carico farmacologico e sta riacquistando la fiducia nella vita.
ATTENZIONE:
Ricordiamo che la sospensione degli psicofarmaci è un processo molto delicato, e a volte pericoloso, se non eseguito con le dovute precauzioni e con l’aiuto di un esperto.
La sospensione degli psicofarmaci deve avvenire in modo molto lento e graduale, sotto la supervisione di un medico esperto.
La sospensione dei farmaci deve essere accompagnata da una psicoterapia di qualità per affrontare i problemi che ne avevano fatto intraprendere l’uso.
Per ulteriori informazioni segnaliamo i libri SOSPENDERE GLI PSICOFARMACI: COME E PERCHÈ (1) e LA SOSPENSIONE DEGLI PSICOFARMACI. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie
(La redazione di Mad in Italy)
La cura che imprigiona – Testimonianza e riflessioni di Luca sugli psicofarmaci
Ho scritto sul mio quaderno parte della mia esperienza psichiatrica.
Volevo condividerla con voi, nella speranza che prenda posto la voce della giustizia per quanto sta accadendo a me e a tanti altri.
Io sono una persona qualunque che come tante altre persone è stata maltrattata, abusata e torturata da una psichiatria che non dà ascolto al malato in cura, e che pare si occupi solo di perseguire probabili interessi economici e di stato, a scapito dei poveri malcapitati.
La psichiatria pubblica, per come io l’ho conosciuta, non si è mai proposta di curarmi, ma solo di rendermi utile a un sistema che prevede un prolungato uso di psicofarmaci a cui il paziente non può facilmente sottrarsi. Farmaci che creano forte dipendenza, logorano il fisico, e che in realtà non curano ma addirittura peggiorano i sintomi stessi per cui vengono prescritti.
La mia esperienza ne è la prova: ho iniziato a subire ricoveri coatti dall’età di 22 anni, durante una mia personale crisi interiore.
Nel corso dei successivi 12 anni ho sentito peggiorare non solo il mio stato emotivo e fisico, nonostante fossi seguito e sotto cure, ma soprattutto il mio stato mentale e psicologico, con un susseguirsi di ricoveri in psichiatria di cui ho perso il conto.
Le mie opinioni non sono mai state prese in considerazione dai medici curanti, nonostante le abbia ripetute più e più volte nel corso degli anni, quando spiegavo loro che i farmaci che mi prescrivevano non portavano ad alcun miglioramento della mia condizione, ma anzi mi procuravano un drastico aumento dei sintomi e del senso di colpa.
Nessuno voleva riconoscere che la mia collera derivava dagli effetti collaterali dei farmaci. Non sono mai state prese in considerazione le mie parole, se non dopo 12 anni di cure deleterie e 2 segnalazioni all’URP, fino ad allora completamente ignorate dal mio vecchio psichiatra curante, che per mia fortuna fu sostituito dall’attuale dottoressa che cominciò a darmi fiducia e a credere a quanto le dicevo e al mio vissuto. Nonostante innumerevoli battaglie per far valere i miei diritti, mi sento però ancora dire che avrò probabilmente bisogno dei farmaci a vita, come un diabetico dell’insulina.
Circa 10 anni fa dissi che non avrei più assunto i farmaci prescrittimi a meno che non si fosse valutata una terapia alternativa. Mi obbligarono allora a curarmi in forma depot, terapia a rilascio prolungato, con la stessa classe di psicofarmaci che io disperatamente affermavo non avere effetti benefici su di me.
Continuamente distrutto, reso infelice e misero, impotente e arrabbiato per i loro trattamenti inumani, drogato dai loro farmaci, eccedevo in intensi momenti d’ira. Nessuno mi aveva mai detto che gli antipsicotici che mi prescrivevano potevano essere la causa della mia aggressività e irritabilità. I miei eccessi di rabbia e angoscia venivano fatti passare per una mia patologia, come anche il fatto che non volessi prendere i loro farmaci. Come dire che “sei pazzo se ti rifiuti di stare male e farti maltrattare”.
Attualmente ho iniziato a scalare questi psicofarmaci, e noto che la mia irascibilità si sta attenuando; posso affermare e affermo con certezza quanto ho descritto sopra riguardo gli effetti collaterali dei farmaci e insistito a dirlo ai medici che mi seguono.
Questa è la storia di molte persone che come me, dopo pochi istanti di colloquio, si sono ritrovate con il destino segnato, la vita distrutta, a causa di un’opinione medica insindacabile, la quale non si fonda su nessuna analisi clinica, ma sulla mera opinione di chi è coinvolto probabilmente da interessi personali ed economici, di prestigio e orgoglio personale, per motivi di carriera e quant’altro.
Io ammetto di aver fatto degli errori, non ero certamente un esempio da seguire, mi drogavo e bevevo tutti i giorni, ma posso affermare come queste mie problematiche non sono state affrontate correttamente, e sono state addirittura peggiorate dalle strutture sanitarie e dai medici che mi hanno preso in carico.
Non è possibile che in un Paese civile, le persone come me e tanti altri bisognosi di aiuto, in condizioni di fragilità, debbano subire ulteriori danni e traumi psicologici da strutture che si propongono di curare e che invece peggiorano soltanto la condizione dell’individuo.
E’ urgente in Italia la regolamentazione dei trattamenti sanitari psichiatrici, in modo da evitare abusi e “inferni” come quelli che ho subito io. Occorre implementare urgentemente trattamenti che non siano solo quelli farmacologici, ma che diano spazio e ascolto ai bisogni di ogni paziente psichiatrico.
Gli psicofarmaci non sono la soluzione al dilagare delle sempre più numerose forme di “malattie mentali” che vengono spesso proposte con entusiasmo e allarmismo dai media. Gli psicofarmaci devono essere utilizzati in maniera limitata e se e solo se strettamente necessari nei casi più gravi e urgenti. Non devono assolutamente e non sono certamente la soluzione a disagi che nella maggioranza dei casi hanno solo bisogno di esserne esternati e accolti, e non repressi con mere persecuzioni, come a me è capitato.
Col barbaro metodo della violenza non si è mai risolto niente. Il disagio mentale o per meglio dire emotivo e psichico, deve essere accolto e non soppresso. Spero che qualcuno si stia muovendo in questa direzione, verso una umanizzazione della psichiatria.
Questa è la mia esperienza, grazie per avermi dato modo di raccontarla.
Letture consigliate
(2) La sospensione degli psicofarmaci. Un manuale per i medici prescrittori, i terapeuti, i pazienti e le loro famiglie – Mad in Italy
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
per info e contatti:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa
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