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Presentiamo la storia di Gabriele, che testimonia un cambiamento lento e silenzioso, ma profondo.
Un messaggio che lascia un’impronta di benessere. Se si ha il coraggio di camminare verso la giusta direzione, i semi depositati in profondità e bagnati con le lacrime di tristezza, nello studio di un terapeuta empatico e capace, possono germogliare e dare buoni frutti da raccogliere con serenità, dopo un cambiamento lento e silenzioso che dà spazio a una maggiore consapevolezza. (Susanna Brunelli)

Il mio percorso di guarigione dalla depressione: senza farmaci, con una psicoterapeuta straordinaria
Mi chiamo Gabriele, ho 32 anni e vivo a Bologna, in Emila Romagna.
Per alcuni anni ho convissuto con la depressione, anche se ci è voluto molto tempo prima di riuscire a riconoscerla e a darle un nome. Tutto è iniziato dopo una serie di eventi che, in un certo senso, mi stavano spingendo a diventare adulto — ma io, dentro, non mi sentivo affatto pronto.
La depressione è una condizione complessa, che può manifestarsi in molte forme e influenzare profondamente ogni aspetto della vita quotidiana. Se guardo alla mia esperienza, posso dire che la depressione ti cambia in modo silenzioso ma costante: passo dopo passo, giorno dopo giorno, ti trascina dalla tristezza sottile a un distacco sempre più profondo dalla realtà, da te stesso, dagli altri.
Ma c’è una cosa che voglio chiarire fin da subito: si può guarire dalla depressione anche senza farmaci, grazie all’aiuto della psicoterapia, nel mio caso con una psicoterapeuta empatica e capace di ascoltare davvero.
Un incontro che ha cambiato tutto
La svolta è arrivata quando ho trovato il coraggio di chiedere aiuto. Non è stato facile, perché ammettere di avere bisogno significava accettare che c’era un problema. E io quel problema avevo cercato a lungo di ignorarlo. Ho provato varie strade: libri di self-help, articoli online, consigli da forum. Ma niente ha funzionato veramente fino a quando non ho iniziato un percorso psicoterapeutico. Oggi, quando qualcuno mi chiede da dove cominciare, rispondo senza esitazioni: “Cerca un* buon* psicoterapeuta.”
La psicoterapia non è una scorciatoia
Attenzione però: la psicoterapia non è un luogo in cui sfogarsi e uscirne subito più leggeri. All’inizio, è esattamente il contrario. Ti obbliga a guardarti dentro con onestà, e se sei nel pieno della depressione, può essere davvero difficile. Ricordo perfettamente le prime sedute: entravo nello studio pieno di paura e confusione, desiderando solo che finisse in fretta. Parlavo poco, ascoltavo ancora meno. Tutto mi sembrava troppo difficile, e io troppo piccolo per affrontarlo.
Un cambiamento silenzioso, ma profondo
Per circa un anno ho continuato così: una seduta a settimana, poi tornavo a casa e crollavo dalla stanchezza. Ma dentro di me, lentamente, qualcosa stava cambiando. I semi piantati nella stanza della terapeuta stavano germogliando. Un giorno mi sono accorto che stavo ricominciando a fare piccole cose, senza quasi rendermene conto. Non ero ancora guarito, ma qualcosa si stava muovendo. Sentivo che, per la prima volta dopo molto tempo, ero sulla strada giusta.
La gratitudine verso il dolore
Il vero punto di svolta, però, è arrivato quando ho iniziato a guardare alla depressione con uno sguardo diverso. Ho smesso di viverla solo come un nemico da combattere e ho cominciato a vederla come un messaggio, una richiesta di attenzione. Sì, la depressione mi ha fatto soffrire profondamente. Ma è proprio attraverso quella sofferenza che ho capito che la vita che stavo vivendo non era davvero la mia. Dovevo cambiare, e quella ferita è diventata una guida.
Conclusione: una nuova prospettiva
Oggi posso dire che la depressione, paradossalmente, mi ha insegnato a vivere meglio. Mi ha costretto a fermarmi, a riflettere, a scegliere consapevolmente chi voglio essere. Mi ha tolto tanto, ma mi ha anche restituito l’essenziale. Non è scomparsa da un giorno all’altro. Non ha fatto rumore quando se n’è andata. Ma un giorno ho capito che il suo compito era finito. Mi aveva detto ciò che doveva dirmi.
E ora, con tutto quello che ho attraversato, non posso che provare una forma profonda di gratitudine. Non per il dolore in sé, ma per ciò che mi ha insegnato.